Vanity Fair Italy - 14.08.2019

(Grace) #1
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8 Illustrazione Dewie Drolenga


VISIONI

VA N IT Y FA I R

14 AGOSTO 2019

VanityVisioni

GEOGRAFIA DELLE EMOZIONI — di ESHKOL NEVO

Quando arriva un affare per un volo last minute, mi si
apre un popup sul computer. Forse avrei dovuto imposta-
re escludendo a priori Amsterdam. Ma non l’ho esclusa. Ed
era un affare davvero imperdibile. Duecentottanta euro a
persona per volo e tre notti in un albergo vicino a piazza
Dam. Gli ho telefonato al lavoro e spiegato che mia mam-
ma era disponibile a tenere il bambino. Lui ha esitato un at-
timo prima di rispondere, poi ha detto, ma sì, dai. Senza dar-
ci peso. Sei proprio sicuro di sentirtela di andare ad Amster-
dam? ho chiesto, e lui ha detto, perché, qual è il problema?
Anche se era chiarissimo a entrambi qual era il problema.
Lo sai qual è il problema, ho insistito. Che cosa, Hellen? ha
fatto il finto tonto. Sono passati dieci anni, baby, ormai sarà
già morta, con tutte le droghe che si faceva.
Ecco cosa Nadav mi ha raccontato di Hellen:
l’aveva incontrata mentre lavorava, puliva fine-
stre nella zona degli affari della città. Puliva la sua
finestra appeso a mezz’aria, lei l’aveva visto, aveva scritto
su un foglietto il suo numero di telefono e l’aveva appicci-
cato al vetro. Lui aveva telefonato e quella stessa sera aveva
dormito da lei. Nel giro di una settimana si era trasferito de-
finitivamente a casa di Hellen e aveva cancellato il viaggio
in Sudamerica per il quale stava risparmiando. Aveva sette
anni più di lui e dirigeva già un’agenzia di pubblicità tutta
sua. Durante la settimana lavoravano. Nel fine settimana,
ci davano dentro con ecstasy e club. Col tempo lei aveva
cominciato anche a sniffare coca. E poi a bucarsi. Stava an-
dando fuori di testa. Dopo che gli aveva lanciato addosso
un coltello da cucina, durante una delle tante litigate, lui
aveva deciso di andarsene: aveva comprato un
biglietto aereo senza dirle niente, era tornato in
Israele, si era iscritto al Technion per studiare Ar-
chitettura, e aveva incontrato me.
Ed ecco cosa Nadav non mi aveva raccontato di Hellen,
ma io sapevo ugualmente:
il sesso fra loro era più appassionato del sesso fra noi due.
Capitava che lui cercasse il suo nome su Google. Lei era

bellissima. Più bella di me. Durante la ristrutturazione di ca-
sa nostra, ci siamo trasferiti a casa dei suoi per alcune setti-
mane e una notte, dopo che si era addormentato, ho fruga-
to nei cassetti del suo tavolo di ragazzo e trovato, nascosta
tra il diploma di maturità e l’attestato di servizio nell’uni-
tà di salvataggio 669, la sua fotografia. Capelli castani, occhi
grandi, gambe infinite.

*
Dal momento in cui siamo atterrati, non ha
smesso di guardarsi intorno cercandola. E io lo
stesso. Abbiamo fatto tutto quello che si fa durante una
vacanza di coppia ad Amsterdam: in barca sui canali, un gi-
ro al mercato dei fiori. Abbiamo visitato il museo Van Gogh,
gironzolato nel quartiere Jordaan e fumato in tre diversi cof-
fee shop. Per tutto il tempo, non ha smesso guardarsi intor-
no cercandola. E io non ho smesso di guardarmi intorno cer-
candola. Senza mai parlarne. Nemmeno un accenno. Ciascu-
no per le sue ragioni. Poi, proprio quando mi ero concessa
di rilassarmi e godermi il giro in bicicletta a Vondelpark, lui
ha scorto prima di me i suoi capelli castani che svolazzavano
nel vento, mi ha rivolto un breve torno subito, ha accelera-
to di colpo il ritmo delle pedalate, ed è sparito fra gli alberi.
All’inizio ho cercato di seguirlo, accelerando anch’io, ma
pian piano ho sentito che le gambe mi tradivano, rifiutava-
no di collaborare e m’imponevano di pedalare lentamente.

*
I minuti passavano, lui non riappariva e io mi sono re-
sa conto di non essere poi tanto sicura di volere
che lui tornasse da me. Non avevo prenotato i biglietti
per Amsterdam perché era un affare, ma proprio nella re-
mota speranza che incontrassimo Hellen. E non avevo con-
tinuato a cercarla per tutti quei giorni soltanto con timore.
Ho girato il manubrio e mi sono allontanata dal parco;
sentivo il sollievo diffondersi in tutto il mio corpo, come
una droga.

Amsterdam


ESHKOL NEVO è nato a Gerusalemme nel 1971. Laureato in
Psicologia a Tel Aviv, allievo di Amos Oz, insegna scrittura creativa
nella scuola da lui fondata. Tra i suoi romanzi più amati dai lettori
italiani: Nostalgia, La simmetria dei desideri e Tre piani (quest’ultimo

sarà presto un film per la regia di Nanni Moretti).
Tra gli altri romanzi dell’autore, si ricordano Neuland e Soli
e perduti, tutti pubblicati da Neri Pozza.
La sua traduttrice dall’ebraico è Raffaella Scardi.
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