Vanity Fair Italy - 14.08.2019

(Grace) #1
VA N IT Y FA I R

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VISIONI

14 AGOSTO 2019

VanityVisioni

Illustrazione Dewie Drolenga

Clara e le impreviste


previsioni


AMBRA, IO, DISORDINARIA — di AMBRA ANGIOLINI

Maledetto meteo! Per colpa tua ho detto addio alla mia
«valigia Clara». Mi ero preparata con lei alle vacanze, abbia-
mo fatto dei corsi, letto libri giapponesi, fatto origami con ve-
stiti e magliette per farli entrare tutti tra le sue adorate pareti
e creare un’opera d’arte, con questo meteo però...
Proprio quest’anno che avevo deciso di non abbandonarla
a uno squallido adesivo con il mio cognome che la spersona-
lizza, vedendola partire insieme ad altre sue colleghe per non
rivederla forse mai più, oppure ritrovarla mesi dopo su di un
nastro all’aeroporto di Hong Kong.
Il meteo, cara la mia Clara, ci ha fregato! Avevamo appena
finito di sistemare parei e costumi, ciabattine e gonnelloni a
fiori, camicine di lino e paillettes grandi come chicchi di gran-
dine durante una tempesta tropicale ed ecco che la tempesta
arriva davvero...
La signorina Meteo tutta truccata annuncia
con orgoglio che stanno arrivando forti piogge e
temporali, bruschi cali di temperature. Io e Clara ci guar-
diamo, cioè io guardo lei sdraiata sul letto, con un giardi-
no giapponese costruito con vestiti estivi grazie al metodo
KONMARI e questa signorina ci rovina tutto. La notizia di
questa perturbazione mi obbliga a coprire il «giardino giap-
po» con maglioncini e microimpermeabili, sperando che
questo non rovini la chiusura di Clara, obbligandomi a seder-
mi sopra di lei per riuscire a chiuderla. Non le piace essere
schiacciata dalle mie pronunciate natiche dotate di balzello
malefico che la obbligano a soccombere mangiando vestiti in
esubero, andando in giro zoppa e poco aggraziata per colpa
della mia indecisione.
Questa volta però non è colpa mia, questa volta la signo-
rina Meteo non perdona e dopo avermi fatto imbottire Clara
di quattro cose in più annuncia che la tempesta potrebbe tra-
sformarsi in piccolo uragano. Riapro la mia povera valigia, lei
sbuffa e torna a respirare, mossa a compassione tolgo alme-
no i costumi che con l’uragano non si abbinano a meno che

non si voglia fare «l’ultimo bagno». La guardo tutta scompo-
sta, confusa, somiglia a una foto di Courtney Love dopo un
concerto dei Nirvana, cerco di sistemare i pezzi come posso
aggiungendo anche delle felpe, tute impermeabili con cap-
puccio antivento e torno a cercare di convincerla a chiuder-
si, promettendole che non la porterò deturpata in giro per il
mondo.
Vado a dormire e Clara è piena e incazzata che mi aspet-
ta davanti alla porta vicino alla borsa e al suo amico fedele
«beauty case» certamente più chic e snob di lei, costretta ai
cambi climatici e quindi a vedere come cantavano i Litfiba
«Il suo corpo che cooambia e coambiaaaa e coambiaaa e co-
ambiaaaaa!»...
Mi sveglio presto per fare colazione, devo solo vestirmi e
partire. Clara la valigia è ferma lì e aspetta di essere portata
via. Accendo la televisione, la signorinameteo tutta truccata
annuncia con orgoglio che la situazione è in netto migliora-
mento, che ci sarà un rialzo delle temperature con punte di
caldo sopra i 36 gradi.
Guardo Clara che vorrebbe solo partire, mi avvicino e la
sento tremare mentre cerco di convincerla che è per il nostro
bene che devo riaprirla.
Rimetto i costumi, tolgo i maglioni e i maglioncini, lascio
solo il microimpermeabile e una felpa, sempre più incer-
ta aggiungo delle maglie in cotone a manica lunga e
delle forbici pronte a tagliare pantaloni e maglie per renderli
versatili alle temperature. Mi siedo sopra di lei che ormai non
reagisce più agli stimoli e si lascia deformare.
Arrivo in aeroporto.
Non ci separeranno mai cara Clara, nonostante il meteo
ce l’abbiamo fatta! Passiamo il controllo di sicurezza, ho lo
sguardo presuntuoso e beffardo di chi ha fatto le cose per
bene. Suona la spia, Clara viene prelevata da un addetto alla
sicurezza. Bagaglio non idoneo.
Addio Clara.

AMBRA ANGIOLINI, nata il 22 aprile 1977, nella sua vita
è stata tante cose. Ha recitato, cantato, ballato, interpretato
le ambizioni di una generazione, animato i dibattiti

sociologici e fatto discutere i politologi. Per Vanity Fair, scrive
di realtà. Sempre di corsa.
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