Vanity Fair Italy - 14.08.2019

(Grace) #1
VA N IT Y FA I R

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STORIE

14 AGOSTO 2019

Con la voce profonda e senza distogliere lo sguardo mi
racconta di papà Craig, un assistente sociale che tagliava
alberi per farsi strada nella proprietà degli Hemsworth nel-
la foresta a nord di Sydney. «Ha un fisico molto sportivo,
anche se non ha mai sollevato un peso in vita sua. È atletico
ma all’australiana: da noi i muscoli non si costruiscono in
palestra». Occhi blu, corpo e abbronzatura da surfista, altez-
za superiore a quella che ti aspetti: a proposito di muscoli,
mi chiedo come abbia fatto Chris a diventare famoso grazie
a un dio della mitologia nordica, sfuggendo allo stereotipo
del macho. Spingendosi anche oltre: è riuscito a trasformare
i supereroi dello schermo in maschi reali, vulnerabili, affetti
da depressione e fuori forma fisica.
Madre insegnante di inglese e zio che ha ispirato la storia
di Mr. Crocodile Dundee, la grande popolarità gli è arrivata
con la versione australiana di Ballando con le stelle, finché
i panni del dio del fulmine Thor lo hanno consacrato fra gli
immortali (lo ritroveremo nel 2021 in Thor: Love and Thun-
der). E il suo Avengers: Endgame proprio in questi giorni è
diventato, con 2 miliardi e 800 milioni di dollari, il film con
l’incasso globale più alto di tutti i tempi.
Scappato da Los Angeles, oggi vive con la moglie spagno-
la Elsa Pataky e i loro tre figli (India Rose, 7 anni, Tristan
e Sasha, 5) nell’amatissima Byron Bay, tentando di passare
per un surfista qualunque. In questi giorni è nelle sale con
Men in Black: International, fra pochi mesi sarà di nuovo sul
set del biopic di Hulk.

Nell’ultimo Men in Black ripete più volte la frase «Essere
nel posto giusto al momento giusto»: quando è l’ultima vol-
ta che le è capitato?
«Dopo il tour promozionale di The Avengers. Si è chiuso
un capitolo che ha preso così tanto della mia vita da con-
sumarmi. Se mi avesse chiesto quale fosse il mio sogno di
carriera, anni fa, avrei risposto che era arrivare proprio lì.
Ma mi sono accorto di aver passato troppo tempo a pensa-
re: devo fare questo, ho bisogno di raggiungere quello, e se
faccio così succederà che... Ogni volta che tornavo a casa
dopo un film mi chiedevo: e adesso cosa succederà? È una
cosa folle, non ti godi niente del presente e, se continui a
guardare avanti, ti perdi la vita intera».
Ha trovato una via d’uscita?
«Non si tratta di sedersi e non fare niente, ma di prendersi
delle pause e rendersi conto di quanto si è fortunati. Adesso
non farò niente fino a dicembre, a parte un po’ di promo-
zione. Sarà la pausa più lunga che ho da dieci anni a questa
parte. Voglio stare a casa con i bambini, non ho più l’osses-
sione di lavorare che avevo una volta».
Si preoccupava molto a inizio carriera?
«Ero terrorizzato dall’idea di non farcela, e avevo anche
molta pressione addosso perché volevo aiutare economica-
mente i miei genitori. Ricordo la serie The Saddle Club, nel
2003, una coproduzione fra Canada e Australia. Essendo il
Canada vicino agli Stati Uniti, ho sfinito la mia povera mam-
ma dicendole che l’avrebbero vista anche a Hollywood, che

NUOVI AGENTI IN SALA
Nel nuovo Men in Black, diretto da F. Gary Gray, Hemsworth interpreta l’Agente H,
eroe di questo quarto capitolo del franchise, che subentra a Will Smith sette anni dopo l’ultimo episodio.

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