Vanity Fair Italy - 14.08.2019

(Grace) #1

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VanityDomani

Era dal 1964, dal tempo dei Beatles, che tre hit dello stesso
autore non occupavano i primi tre posti della classifica ame-
ricana. È successo ad Ariana Grande dopo l’uscita di Thank
U, Next – l’album che ha registrato lo scorso ottobre – e pri-
ma di un tour che l’avrebbe portata in 40 diverse città.
26 anni, un profilo Instagram secondo solo a quello di Cri-
stiano Ronaldo, Ariana si toglie gli stivaletti dal plateau ver-
tiginoso, incrocia le gambe sul divano e mi si siede vicina. «Mi
sono detta: ok, partirò per il tour! Ma non è facile canta-
re brani che parlano di ferite ancora così recenti.
Sono pezzi pop, ma per me questa musica rappresenta qual-
cosa davvero difficile da affrontare».
Siamo nello studio di Tommy Brown, suo grande amico
e produttore di Thank U, Next, nella San Fernando Valley.
Anche se possiede una casa a Beverly Hills, quando è a Los
Angeles ad Ariana piace stare da Tommy. Passano nove mi-
nuti di conversazione, e quando cominciamo a parlare del
festival di Coachella, dove quest’anno si è esibita come star
principale, lei si scioglie in lacrime: l’evento le continuava a
ricordare il rapper Mac Miller (Malcolm James McCormi-
ck), suo collaboratore ed ex fidanzato, morto di overdose lo
scorso settembre. «Non frequentavo i festival, non mi inte-
ressano. Ma la prima volta che sono capitata a Coachella è
stato per una performance di Malcolm, un’esperienza davve-
ro incredibile. Ci sono tornata, e continuavo a pensare a lui...
elaborare ciò che è successo in così poco tempo mi ha fatto
andare fuori di testa».
Quindici mesi prima della morte di Miller, nel maggio
2017, Grande aveva appena terminato di esibirsi a Man-
chester, quando un terrorista si fece esplodere provocando
23 morti. Lei e la madre, che era tra il pubblico quella se-
ra, tornarono a casa, in Florida. Due settimane dopo però,
tornò lì per incontrare i sopravvissuti e le famiglie in lutto.

Organizzò poi un concerto di beneficenza che raccolse 25
milioni di dollari.
Per ascoltare nuove canzoni di Ariana abbiamo dovu-
to aspettare fino alla primavera successiva, quando uscì No
Tears Left to Cry, singolo del suo quarto album in studio,
Sweetener: un inno dance all’ottimismo (senza dimenticare
la tragedia: la canzone Get Well Soon dura 5:22 minuti, ossia
la data dell’attacco suicida). Ma nel novembre 2018, dopo la
morte di Miller e la rottura del suo breve fidanzamento con
Pete Davidson, comico del Saturday Night Live, Grande ha
dovuto riconoscere di essere ben lontana dall’aver esaurito
le lacrime. Lo ha scritto in un tweet: «Ricordo quando pen-
savo di non aver più lacrime da piangere e l’universo mi ha
risposto: “Certo, come no!”».
«Sono sempre stata molto aperta nella mia arte e nelle
conversazioni con i fan. Condivido le cose che penso trove-
ranno confortanti, come sapere che anch’io devo affronta-
re certe situazioni. Ma ci sono molte altre cose che voglio

tenere private, perché appartengono solo a me». Ariana am-
mette di provare un misto di timore e senso di colpa riguardo
alle sue paure: «Ne ho passate tante... Mi vedo sul palco, una
performer patinata, che sa fare bene il suo lavoro; poi, in altre
situazioni, mi sento quasi matta, una che fatica a venirne a
capo». Ride tra le lacrime. «Probabilmente sono la ragazza
più fortunata e insieme sfortunata del mondo, in equilibrio
su una linea sottile, tra la mia guarigione e il non lasciare che
tutto quello che mi è successo sia giudicato prima che io sia
pronta. C’è poi la consapevolezza delle cose bellissime della
mia vita, e la paura che mi saranno portate via perché il dolo-
re mi dice che succederà».
Grande è cresciuta a Boca Raton in Florida e i suoi fan,
gli «Arianators», sanno quanto lei ami il brutto tempo e odi
le spiagge della sua gioventù: «Datemi il freddo, l’umidità,
le nuvole». Sua madre Joan ha un’azienda di comunicazio-
ni marittime, mentre il padre, Edward Butera, è un grafico.
La coppia divorziò quando lei aveva otto anni. L’infanzia ha
avuto anche episodi bizzarri, come quando a Halloween Joan
si divertiva a comprare organi di animali e lasciarli galleggia-
re nei piatti. «La mia famiglia è eccentrica, rumorosa,
italiana. C’è sempre stata una certa attrazione nei confronti
del macabro». A casa avevano anche un set per il karaoke:
tutti – lei, il fratellastro maggiore Frankie, e la madre – can-
tavano continuamente, e guardavano spesso vecchi musical.
Ariana aveva un talento eccezionale nell’imitare cantanti e
attrici, e oggi attribuisce la sua ottima tecnica vocale all’es-
sersi ispirata soprattutto a Céline Dion.
Dopo alcuni anni passati a esibirsi con una compagnia te-
atrale di bambini, a 14 anni Grande approda a Broadway e
al musical 13. Poco dopo, entra nel cast della sitcom Victo-
rious e diventa una star dei preadolescenti. «In realtà non
mi sono mai considerata davvero un’attrice, ma quando a

14 anni ho espresso il desiderio di fare R&B mi è stato ri-
sposto: “Non funzionerà mai. Devi fare provini per gli show
televisivi e crearti una piattaforma, farti notare, finché non
sarai grande abbastanza per fare la musica che ti piace”. Così,
dopo Victorious, ho chiesto: ok, adesso posso fare musica?».
Nel frattempo, Ariana caricava su YouTube video delle sue
cover di Adele, Whitney Houston e Mariah Carey. È stata
una brillante versione di Emotions di Mariah Carey, postata
nell’agosto 2012, a farla svoltare. Da allora ha lavorato a
ritmo frenetico, pubblicando cinque album in sei
anni, tutti dischi di platino, e girando il mondo per ben tre
volte con i suoi tour.
Lo stile personale della cantante l’ha resa più vulnerabile.
Alcuni critici non apprezzano gli outfit «a mo’ di paralume»
e gli stivali alti fino alla coscia. «È come una versione “vietata
ai minori” di un personaggio Disney», dice Pharrell Williams,
che ha prodotto buona parte di Sweetener. «Amo il perso-
naggio buffo che interpreto sul palco», spiega lei, «una sorta

Mi sforzo di sembrare più forte per i miei fan,


anche se non lo sono ancora. Ho sempre evitato


di lavorare davvero su me stessa

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