Vanity Fair Italy - 14.08.2019

(Grace) #1
STORIE

VA N IT Y FA I R

14 AGOSTO 2019

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LaPresse


Quest’estate l’ha passata con Marco Borriello a Ibiza. La
sua leggerezza la invidia?
«Non è che sia così leggero Marco, a dire il vero. Anche
lui vorrebbe dei figli per esempio, lo dice sempre, semplice-
mente non è ancora capitata la persona giusta. E comunque
anch’io so staccare e divertirmi: la barca su cui eravamo tut-
ti assieme, quest’estate, l’ho affittata io».
Quello che è accaduto ai suoi amici De Rossi e Totti, ban-
diere liquidate, se lo spiega?
«No, non me ne capacito. Li ho sentiti e ne abbiamo parlato:
sono dispiaciuti e loro stessi faticano a darsi una spiegazio-
ne. Totti ha voluto tirarsi fuori da una situazione che non gli
stava bene, non s’identificava con le modalità di gestione
del club, non era soddisfatto del ruolo ed era convinto di
poter dare di più. Ma so che ci sta male. Quello che hanno
fatto a De Rossi, poi, è davvero un mistero».
Quando giocava alla Roma aveva percepito qualcosa?
«Sinceramente sì, perché anche noi calciatori spesso rima-
nevamo interdetti dalle scelte. Quando vedi partire i più
bravi, anno dopo anno, ti fai delle domande. E alla fine ti
stufi».
Anche Nainggolan, altro suo amico, è finito fuori squadra.
«Per Radja mi spiace, so che ragazzo e che calciatore è. Ma
ogni tanto commette degli sbagli, è troppo diretto e trop-
po aperto, dovrebbe essere più intelligente e più discreto.
Certo ha vissuto tutta la carriera così, e forse riesce a da-
re il meglio di sé proprio in queste situazioni. Spero possa
uscirne presto».
La stupisce che Allegri non stia allenando?

«Con lui ho un gran rapporto, ci sentiamo spesso. Vuole so-
lo riflettere un po’. E quando avrà deciso, non avrà problemi
a trovare una grande squadra».
Vi siete mai scornati?
«Certo, è normale. È uno che ti dice le cose in faccia, e idem
io. Più che altro mi prende in giro, sostiene che appena ar-
rivato dalla Roma non fossi in grado di fare passaggi più
lunghi di cinque metri, e che se sono diventato un grande
calciatore lo devo solo a lui. Ma quando sostiene d’essere
stato il più forte centrocampista italiano della storia, a quel
punto sono io a ridere».
Gli abiti scelti con Imperial sono sobri. È vero che non ama
gli status symbol dei calciatori?
«Mi piace essere normale, semplice. Se c’è una bella mac-
china sono contento, ma non è che mi vedrai mai coi cer-
chioni color oro, o cose simili».
Per cosa fa follie?
«Solo per gli orologi».
E adesso che guadagna due milioni di euro in più all’anno,
per cosa li spenderà?
«Comprerò altri terreni in Lussemburgo».
Per farci cosa?
«Condomini. Non extralusso ma belli, moderni. Occupo
molto del mio tempo a seguire i mei affari lì, è una cosa che
mi appassiona».
Il prossimo palazzo lo chiamerà come suo figlio?
«Non posso. A lui ho già dedicato il primo».

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ELEGANZA AL POTERE
Dopo gli inizi nel Schifflange, Miralem Pjanic ha vestito le maglie
del Metz, del Lione e della Roma: dal 2016 è in forza alla Juventus.
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