La presentazione dei detenuti e l’attesa dei farmaci
La prima nottata trascorse tranquilla ed io fui il primo ad alzarmi all’alba, al sortire del primo sole,
svegliato proprio dai raggi che arrivavano quasi direttamente sul mio letto, interpretando questo
ulteriore privilegio come un buon auspicio per la mia nuova dimensione di detenuto.
Andai in bagno e ne osservai le rovine: pareti con intonaco divelto quasi ovunque, rubinetti rotti,
igienici sporchi, assenza di specchi per motivi di sicurezza, porta di ferro basculante e senza chiave
sempre per motivi di sicurezza, abiti appesi a fili elettrici in disuso ed altri immersi in bacinelle
ricolme di acqua sporca, termosifone vecchio ed arrugginito utilizzato ormai come una fatiscente
mensola. Uno scenario inquietante che rifletteva chiaramente la funzione punitiva del regime
carcerario.
Menomale che in gioventù feci molto campeggio, anche libero, per cui cercai di ambientarmi come
meglio possibile, avendo cura di igienizzare sempre qualsiasi superficie prima dell’uso. Igienizzare
per modo di dire, in verità, perché al massimo potevo lavare con del sapone offerto dalla casa.
Ogni tanto riuscivo persino a sorridere grottescamente, grazie a Dio.