Oltretutto il medico di turno si avvicinò e mi chiese: “scusi ma lei ha dolori in petto o al braccio o
alla schiena? Ha mai avuto infarti in passato?”.
Io fui preso di sprovvista e gli precisai che fortunatamente non avevo dolori che potevano far
pensare ad un infarto e che neanche in passato mi era mai capitato di averne subiti.
Lui rispose determinato: “guardi le devo comunque dosare gli enzimi perché dal tracciato invece
sembra proprio che un infarto lo abbia avuto, se non è in corso proprio adesso!”.
Ovviamente mi spaventai e pensai che effettivamente un infarto avrebbe potuto giustificare quel
comportamento strano della fibrillazione che recidivava continuamente.
Attesi l’esito degli enzimi che grazie a Dio furono negativi, ma il tracciato rimase uguale, conteneva
ancora segni abbastanza evidenti di un possibile infarto pregresso o in atto.
A quel punto, considerata la fibrillazione recidivante e la necessità di dosare altri enzimi, decisero
di ricoverarmi, e l’unico posto disponibile fu al reparto detenuti.