NEI SECOLI DEI SECOLI - Gianni Zito - Biografia

(Gianni Zito) #1

Inoltre aggiunse che sarebbe stato opportuno effettuare ulteriori accertamenti anche per verificare la
presenza o meno di infarti pregressi che risultavano dai tracciati, per cui mi prescrisse giustamente
un ecocardiogramma ed eventualmente una scintigrafia cardiaca.


Quella notte cercai di dormire ma la fibrillazione recidivante mi diede tregua solo di tanto in tanto,
concedendomi un leggero riposo negli intervalli tra le crisi.


I rumori che si percepivano dalle altre celle, oltretutto, non erano proprio tranquillizzanti, infatti
ogni tanto si sentiva urlare qualche detenuto che arrabbiato chiamava le guardie con un pessimo
accento napoletano: “appuntato! Appuntà! Appuntà!”. E questa tarantella in volgare dialetto
campano si ripeteva fino a quando non arrivava qualche poliziotto ad assisterli. La maggior parte
delle volte tutto quel casino accadeva soltanto perché i detenuti avevano necessità di andare in
bagno e, non essendo presente in cella, occorreva ogni volta chiamare le guardie per farsi aprire.


In quelle ed altre occasioni ammirai molto i poliziotti in servizio perché mostrarono grande
sensibilità e disponibilità verso i reclusi, consapevoli del dramma doppio che si vive in quelle
circostanze: la detenzione, tra l’altro più dura che nel carcere, e la malattia concomitante!


In ogni caso riuscii a riposare per il minimo necessario nonostante la situazione molto pesante.
L’indomani mattina vennero gli infermieri e mi portarono le 3 pillole come prescritto dallo
specialista la sera prima, ed io le assunsi senza preoccupazioni, dimostrando piena disponibilità
anche nel correre dei rischi, visto che mi era stato sospeso il betabloccante dopo 40 anni di
assunzione ininterrotta.
Dopo un’oretta avvertii che il ritmo cardiaco si era decisamente stabilizzato e mi sentii bene,
riuscendo anche a fare colazione.


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