Lui rispose con grande lealtà e sincerità, comunicandomi un episodio sconcertante che mi spiazzò:
“se dipendesse da me vorrei morire adesso per andare da mia moglie, infatti ho pure tentato il
suicidio soffocandomi con una busta di plastica qualche settimana fa, ma gli infermieri mi hanno
salvato giusto in tempo. Io non ho paura di morire”.
A quel punto gli scesero due lacrime, probabilmente ripensando sia alla morte della moglie che al
suo tentativo di suicidio, ma poi si riprese ed aggiunse: “io vorrei credere, vorrei saper pregare, ma
non ci riesco, è più forte di me. La mia vita è stata troppo crudele per poter credere, non ne sarei
mai capace, e non conosco neanche una sola preghiera”.
Rimasi qualche secondo in silenzio, sorpreso ulteriormente dalla sincerità e dalla cruda lealtà della
sua confessione, ma poi riflettendo più attentamente le riconobbi come grandi doti che non tutti
coloro che si professano Cristiani posseggono.
Oltretutto leggevo nella sua sofferenza, aggravata proprio dalla mancanza di Fede che lo faceva
penare ancor di più, un pathos primordiale sofferto dagli uomini che vissero prima di Cristo.
Nessuno osava credere che il Figlio dell’Uomo potesse davvero scendere sulla Terra per generare la
Salvezza Eterna.
Avevo notato, inoltre, che il boss non riusciva nemmeno a dire parole come “Fede, Dio, Gesù,
Paradiso, Madonna” e capii che non le pronunciava non per riluttanza o per incapacità caratteriale,
ma perché non si sentiva degno! E questa fu un'altra evidenza a suo favore, dopo la lealtà e la
sincerità espresse in diverse occasioni.
In realtà io stesso non le avevo ancora pronunciate tutte quelle magnifiche parole perché non
conoscevo la sua reazione e non volevo turbarlo, ma a quel punto decisi di iniziare a metterle in
campo, magari parlando anche dei Miracoli, delle Apparizioni, che sono prove reali dell’esistenza
di Dio, ed avrei potuto raccontargliene tantissime!
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