Il Santo rientro a casa
Passavano i giorni e continuavano le concessioni di arresti domiciliari, anche se meno che in
precedenza visto che il rito delle grida “VIA, VIA” si ripeteva soltanto una o due volte al giorno, e
purtroppo nonostante l’attesa snervante non arrivava mai nessuna chiamata per me, per cui ritenni
che ormai non l’avrei ottenuta nei tempi che avevo auspicato.
Mi chiedevo spesso il perché, nonostante avessi malattie che rientravano proprio tra quelle più
pericolose in caso di contrazione del coronavirus, come dichiarato dagli esperti e dagli scienziati
chiamati in causa dalle Istituzioni. Tra i soggetti contagiati dal coronavirus, come avevo letto anche
sui giornali che arrivavano in cella tutti i giorni, aventi patologie pregresse, morivano soprattutto
quelli con malattie cardiache ed in particolare la fibrillazione atriale, e quindi non capivo come mai
il Tribunale di Sorveglianza non mi avesse ancora concesso gli arresti domiciliari.
Il rischio per me era molto alto in carcere, però mi fidavo ciecamente del Buon Dio e se aveva
deciso di tenermi ancora in cella avrei accettato senza alcuna remora ed alcun dispiacere.
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