Mi trovai da solo nella mia stanza confortevole e calda, isolata dalle battaglie esistenziali che
imperversavano fuori, rifugio ottimale anche contro il coronavirus che sterminava morte e
desolazione.
Osservavo la vita al di là delle finestre, incredulo e speranzoso, e mi rendevo conto che il Destino
aveva voluto che il Tempo della mia rinascita corrispondesse ad una grande rivoluzione
dell’umanità: il mondo viveva il mio stesso fermo esistenziale, il mio stesso silenzio, le mie stesse
speranze, in attesa di un avvento, una rivoluzione, che ci avesse reso giustizia e Cieli nuovi.
Avevo già osservato la città durante il giorno, al rientro a casa, e sembrava come svuotata dalla
gente improvvisamente estinta: nessuna macchina in movimento, nessuna persona in giro, il silenzio
regnava tutto intorno, così come dentro la mia Anima.
Un silenzio che per certi versi echeggiava un buon auspicio, timidamente promettente, rispettoso
della natura e della soave aria di cambiamento che si respirava ovunque.
Era tutto così strano, soprattutto perché anche il resto dell’umanità era costretta a fermarsi come me.
Quello stesso silenzio, però, passando davanti all’ospedale, mi sospirò tristemente che per ottenere
quel cambiamento epocale il mondo stava pagando un prezzo troppo alto e troppa gente stava
vivendo drammi terribili.
Per grazia di Dio la maggior parte, però, poteva rientrare a casa.
Pregai per loro, e pregai per me.
Anch’io rientravo a casa da un altro dramma, e mi sentivo come un soldato che tornava dalla
trincea, con le ferite ancora sulla pelle, su tutto il corpo, e soprattutto nell’animo.
La brezza che sfiorava il mio volto, in quel rientro memorabile verso casa, prometteva sollievi
anche di altra natura: un letto morbido e grande, l’acqua calda, uno specchio per vedere finalmente