I danni che subivo ogni volta, invece, erano enormi ed incalcolabili: perdita di denaro, dei progetti
validissimi, del lavoro, degli stipendi, della capacità di mantenere la mia famiglia che infatti mi
abbandonò, della salute, della dignità, persino della libertà.
Sdrammatizzando, come conviene in questi casi per non soffrire troppo, con le mie particolarissime
vicissitudini, e le relative condanne penali, era nata una nuova figura sociale e professionale non
presente in nessun’altra parte del mondo ed in nessuna epoca: il truffatore a perdere!
Già, proprio a perdere, infatti non guadagnai mai un solo euro dagli ipotetici e surreali reati, in
realtà mai commessi!
Imparai a scherzare per sopravvivere, grazie a Dio, ed ancora oggi sono in grado di sorridere ogni
volta che ripenso alle mie ridicole condanne penali.
Ridicole ma nello stesso tempo vergognose ed angoscianti.
Delle vere e proprie tragicomiche.
Ma non sarebbero potuto andare diversamente, era tutto scritto.
Come rimedio per non soffrire imparai col tempo, anche l’accettazione delle tribolazioni,
l’abbandono totale ad esse, come la Fede insegna, e divennero la mia personalissima via Crucis.
Le condanne penali furono tutte profondamente mortificanti, tutte dolorosissime, ma oggi non
voglio più riviverle come tali, voglio solo inquadrarle, metterle in cornice, e contemplarle come
trofei, come vittorie di sopravvivenza, di speranza, di sapienza, di Fede.
E lasciarne testimonianza ai contemporanei ed ai posteri. Il mio desiderio più importante è che la
gente comprenda la verità, soprattutto chi mi stima, e mi giudichi con coscienza e lealtà.
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