Subito dopo mi guardai attorno e notai sia Teresa che le sorelle ma nessuna mi riconobbe appena
entrai, sia perché non ci vedevamo da decenni, sia per la divisa del 118, sia perché erano frastornate
dal lutto.
Eravamo ormai tanto diversi da decenni prima, loro in modo particolare, soprattutto per la maternità
infatti tutte avevano affianco a se i figli ormai maggiorenni.
Mi fece uno strano effetto rivederla Teresa, era cambiata, ed in realtà tante cose in quella villa non
erano più le stesse.
Mi avvicinai e le dissi sottovoce, e con molta discrezione: “ciao, mi spiace rivederti in questa
occasione così triste, ti faccio le mie condoglianze”. Lei mi guardò negli occhi, con lo sguardo
ancora sofferente per la morte della madre, mi rispose molto sommessa e sottovoce: “grazie per le
condoglianze ma chi sei? Sono un po’ stravolta, scusa”.
Io capii che era più sconvolta di quanto immaginassi, decisi di non disturbare il momento solenne
dell’estremo saluto alla madre, e sorvolai dicendo: “sono Gianni, ma non fa niente, non è
importante, ciao, vado via, devo tornare in ambulanza, e condoglianze ancora”.
Lei continuò a ricevere le altre persone presenti per ottenere conforto, ed io andai via.
Ci rimasi molto male perché non mi aveva nemmeno riconosciuto, e comunque lo giustificai perché
erano passati decenni, eravamo un pò invecchiati entrambi, avevo la tenuta del 118 che distorceva i
ricordi, e soprattutto la sofferenza per la morte della madre l’aveva profondamente sconvolta.
Pensando a tutto il bene che le volli, alla vita che le salvai, ed al suo mancato riconoscimento, mi
vennero in mente diverse citazioni della Bibbia che verificai appena possibile: “qualunque cosa
facciate fatela di cuore, come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che, come ricompensa,
riceverete dal Signore l’eredità. Servite a Cristo Signore”.
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