Spesso sognavo di trovarmi in un mare in tempesta, con onde burrascose e terrificanti, e nonostante
nuotassi al massimo delle energie non riuscivo mai a raggiungere la riva, anzi il mio fragile e
stremato corpo veniva sballottato sempre più al largo, lontano dagli affetti, da casa, dalla mia stessa
vita divenuta irriconoscibile...
Ed in effetti era proprio ciò che accadeva tutti i giorni.
Per non far soffrire i mie affetti cercavo di nascondere la verità a tutti, soprattutto ai miei genitori,
ed infatti avevo imparato - col passare del tempo divenuto ormai complice dei supplizi perché
peggiorava il dramma economico ed inaspriva le sofferenze invece di alleviarle - ad adottare una
sorta di maschera inespressiva sul mio volto che divenne glaciale e non mostrò più emozioni, come
un soldato pronto a morire al fronte ogni giorno.
Questa sorta di apparente indifferenza, di perdita di umanità e di coscienza, di desolante
sottomissione al martirio, osteggiata da mortificazioni che ogni giorno imperversavano su di me
come componenti obbligate della mia quotidianità, mi parve una soluzione drammatica ma efficace:
stavo diventando un automa, un vegetale, un uomo privato della sua anima e della sua personalità.
Le mortificazioni infierivano su di me come un martello sull’incudine, anche quelle apparentemente
banali come pregare continuamente tutti i grossisti di rinviare l’incasso degli assegni che
consegnavo loro per l’acquisto dei presidi sanitari da fornire alle Usl.
Col passare dei mesi e degli anni ovviamente i fornitori, dopo avermi mostrato stima e
comprensione per tanto tempo, anche perché si rendevano conto degli sforzi enormi che producevo
ogni giorno per salvare l’attività e pagare tutti, non riuscivano più ad esaudire le mie richieste, e la
situazione nel tempo peggiorò anche sotto questo aspetto.
In ogni caso riuscivo a sostenere i costi grazie a vendite private e a pagamenti che provenivano da
altre Usl della provincia, le poche efficienti.
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