La sala del Comune di Salerno ove si svolse la riunione drammaticaNell’ascoltare questo santo e sacrosanto sfogo, riconobbi tutti i miei stessi drammi, e scoppiai in un
pianto liberatorio che mi obbligò ad uscire dall’aula per nascondermi in un angolo dei bagni
adiacenti, per almeno una mezz’ora.
Vissi un forte dramma interiore, misto ad un grande sollievo e ad una forte sensazione di rivalsa che
quell’uomo mi aveva indotto col suo esemplare e dignitoso sfogo!
Che eroe fu quell’uomo!
Che coraggio nell’affrontare i suoi aguzzini, che in verità si trovavano li come relatori ma
comunque erano in rappresentanza dello Stato crudele, ed avevano usato gli stessi metodi evasivi e
mortificanti!
Che dignità nella scelta di sbatterli di fronte alla cruda realtà dei disabili che da quel momento in
poi sarebbero rimasti senza alcun tipo di assistenza perché la sede dell’Anffas sarebbe rimasta
chiusa, e le chiavi le avrebbero avute soltanto loro, inermi ed impotenti rappresentanti dello Stato!
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