Sapevo, infatti, che dopo il fallimento si sarebbero potuti realizzare strascichi giudiziari come
sempre accade in quelle circostanze.
Al di là delle motivazioni tecniche del fallimento, ciò che mi devastata era la consapevolezza della
forte presenza della persecuzione nella mia vita che continuava ad infierire contro di me,
arrecandomi sofferenze indicibili che si espandevano in tutti gli ambiti della mia vita.
Ormai regnavano nella mia esistenza drammi irrisolvibili: fallimenti, povertà, umiliazioni personali,
relazioni familiari gravemente compromesse, sofferenze dei miei genitori e dei miei parenti, salute a
pezzi, incapacità di opporre alcuna resistenza, né fisica né mentale, a tutto quanto di terribile mi
stava accadendo.
Ero ancora una volta costretto a subire tutte le tribolazioni possibili ed immaginabili, e quando
tentavo di difendermi, in tutti i contesti ove sembrava possibile, la situazione clamorosamente
peggiorava per cui il male minore era subire senza oppormi, come era già capitato in precedenza
nella mia vita con le altre attività imprenditoriali.
Conoscevo bene quella sensazione ed il suo epilogo orrendo: mi sarei dovuto lasciar devastare da
tutti i problemi che la cattiveria umana mi sferrava contro! La soluzione più crudele!
Anche in questo caso, quindi, come altre volte in passato, la persecuzione aveva fatto fallire
miseramente miei progetti validissimi, destinati ad arricchire chiunque li avesse ipoteticamente
concepiti e realizzati al mio posto.
Era questo il rammarico più triste: si trattava sempre di progetti meravigliosi che possedevano
notevoli prospettive imprenditoriali, che riuscivo a concepire e programmare con grande qualità,
tanto è vero che venivano puntualmente apprezzati da tutti i soggetti con cui mi relazionavo, e si
trattava spesso di persone estremamente capaci, residenti in tutta Italia.