Il progetto infatti, dopo tanti anni, aveva conservato tutto il suo valore, e nessuno dei farabutti che
lo avevano scopiazzato fu in grado di realizzarlo con la cura e le attenzioni che invece avevo
programmato io, per cui i vari fac-simile che si trovavano in internet non ottennero alcuna
credibilità ed autorevolezza scientifica, fortunatamente.
Si vedeva lontano un miglio che si trattava soltanto di trovate commerciali per far soldi, niente a che
vedere con i principi informativi ad altissima efficacia sociale e scientifica che avevo progettato io
da medico attento, responsabile e sensibile.
La gioia più grande, però, fu quella di poter vivere assiduamente la Fede perché frequentavo ogni
giorno la Basilica di San Pietro, ed avevo stretto amicizia con alcuni Cardinali e Monsignori, per cui
anche via della Conciliazione divenne spiritualmente il mio nuovo habitat.
Era piacevolissima anche la vita quotidiana, andare a fare la spesa in via Cola di Rienzo dove
c’erano diversi supermercati, oppure pranzare spesso in trattorie con i colleghi che avevamo
selezionato con premura e che lavoravano con noi per ultimare le procedure di lancio nazionale
dell’attività.
Il gruppo di lavoro era entusiasta di partecipare al lancio nazionale, previsto nel giro di pochi mesi,
ed era composto da 24 ambosessi, tutti laureati, che avevamo selezionato con grande cura.
L’atmosfera che si respirava in ufficio era esaltante e serena nello stesso tempo: tutti i ragazzi erano
entusiasti sia di operare in una struttura da sogno, tra le più belle d’Italia, tanto da sembrare un
museo o una reggia, sia per l’iniziativa davvero meritevole.
L’attività era stata ben progettata, e le procedure di start up venivano perfettamente eseguite da tutti.
Soddisfatto del mio lavoro, della mia reggia, ed innamorato di Roma, spesso contemplavo il Tevere
dalla mia magnifica stanza che vi si affacciava proprio sopra.
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