Da medico, quindi, in quel periodo molto impegnativo, cercai di rendermi più utile possibile, come
avevo fatto in occasione dell’intervento chirurgico al Gemelli dove andai personalmente, con mio
fratello e mio sorella, a pregare il primario di operare subito mio padre, cosa che avvenne dopo solo
due giorni perché quel grande professionista, e grande uomo, acconsentì nonostante fossero giorni
di festa natalizia.
In seguito cercai disperatamente di individuare un centro in Italia in grado di intervenire subito sulle
metastasi epatiche.
La ricerca non fu facile perché a suo tempo erano pochi i centri disposti a tentare un intervento
chirurgico difficile per le caratteristiche anatomiche delle metastasi, e pertanto non usuale.
Spesso in quel periodo pensavo: “come mi sarebbe stato utile, in queste circostanze, poter usufruire
proprio di un’attività come quella da me progettata, che mi avrebbe consentito di individuare
subito, in tutta Italia, i centri più idonei per quel tipo di malattia, che avessero potuto eseguire le
prestazioni terapeutiche specifiche per il caso di mio padre!”.
Purtroppo il mio progetto non era ancora attivo a causa dei vili massoni, e quindi tentai di setacciare
l’oceano di internet, goccia per goccia, per individuare la prestazione avanzata che gli avrebbe
salvato la vita.
Mia madre invece, più fragile di mio padre, si aggravò ulteriormente e, dopo qualche settimana
dall’intervento chirurgico di mio padre, cioè a marzo 2010, fu ricoverata per l’ennesimo scompenso
cardiaco.
Le sue condizioni, però, parvero a tutti molto più serie che in passato, e me ne rendevo conto
anch’io ogni volta che la andavo a trovare in ospedale partendo direttamente da Roma.