Mi riferì infatti che in mia assenza, nei periodi nei quali dovevo occuparmi di mio padre e delle sue
cure, alcuni possibili ed ulteriori investitori che avevo selezionato nelle settimane precedenti e che
mi avevano già manifestato vivo interesse in vari incontri, passarono dalla sede per effettuare
verifiche sugli sviluppi dell’iniziativa e purtroppo entrarono in contatto con i nuovi soci dirigenti.
Ovviamente i soci traditori fecero di tutto per demotivarli, riuscendo nell’intento e causando la
perdita di numerosi introiti che avevo già predisposto e che avrebbero consentito alla società di dar
vita, finalmente, all’attività.
Era tutto chiaro ormai, e si stava per compiere l’ennesima tragedia perché mai e poi mai mi sarei
piegato ad un ennesimo tentativo di estorsione. A costo di perdere io stesso il progetto non lo avrei
mai mollato nelle mani dei miei aguzzini! Avevo deciso di cederlo, ma non di perderlo per
estorsione. Mi sentivo un paladino della giustizia, nonostante le delusioni terribili del passato, e lo
sarei rimasto per tutta la vita.
Sapevo, in ogni caso, di non avere molte possibilità di salvare la mia nuova ed ennesima società
perché, come al solito, i nemici ormai mi avevano accerchiato: tutti i settori più importanti
dell’azienda erano gestiti dai nuovi soci traditori, ed erano stati loro stessi ad avere preteso
giustamente quelle nomine avendo investito tanti soldi.
Comunque lottai strenuamente e tentai di interessare altri nuovi investitori, reperiti grazie agli amici
importanti del mondo politico e della editoria.
Queste relazioni sembravano promettenti, anche perché derivavano da persone di un certo prestigio,
che però decisi premurosamente di non accogliere subito in sede considerando le iene che vi
circolavano che ero certo avrebbero fatto di tutto per demotivare anche loro.
In tal caso avrei rimediato una brutta figura anche con i miei amici politici ed editori, per cui prima
di intraprendere qualsiasi iniziativa avrei dovuto prima bonificare, ancora una volta, la società.
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