Manco a farlo apposta Miriam, avendo già discusso nei giorni precedenti della possibilità di
coronare il nostro amore con il dovuto e tanto atteso matrimonio, finalmente possibile, la mattina
seguente mi portò da un notaio, una donna che parlava italiano, con la quale discutemmo delle
problematiche da risolvere connesse alla separazione legale da mia moglie che avrei potuto
realizzare attraverso il suo studio internazionale.
Parlammo anche dei particolari connessi alla cerimonia da effettuare in Marocco, agli abiti da
indossare, e scoprii che la procedura era divenuta ancor più semplice e conveniente per gli stranieri,
si otteneva infatti una nuova identità, con nuovi dati anagrafici scelti da me, nuovi documenti, un
nuovo passaporto con nazionalità marocchina. Avevo già in mente il mio nuovo nome: Jalil che
ricordava un pò il Gianni italiano.
Certo si trattava di impegni importanti, travolgenti, ma non avevo più paura: rapportati alle
sofferenze ed ingiustizie disumane, patite in Italia per decenni, erano “sciuscelle” come diciamo in
Campania, cioè cose semplici, per cui ero ben disponibile.
Ovviamente avrei vissuto in parte in Marocco ed in parte in Italia per accudire i miei amatissimi
figli, i quali rappresentavano tutto per me: il mio passato, il mio presente, ed il mio futuro.
Infatti l’unica nota dolente, nella prospettiva di sposarmi con Miriam ed andare a vivere
periodicamente in Marocco, era rappresentata proprio dall’ansia che mi suscitava l’idea di stare
lontano da loro anche se per poche settimane, magari a mesi alterni.
Da questo punto di vista non mi sentivo pronto ed avrei avuto bisogno di capire meglio la soluzione
da adoperare, una delle quali mi parve la più interessante: aprire delle attività imprenditoriali in
Marocco che i miei figli avrebbero potuto aiutarmi a gestire in futuro, venendoci a vivere anche loro
periodicamente e godendo del piacere di vivere viaggi ed esperienze così intense.