La sola idea che potesse nascere un bambino dal nostro amore inebriava letteralmente le nostre
esistenze, rappresentando, quella creatura, il suggello di Dio sulla nostra unione, il Suo Divino
apprezzamento, e forse addirittura un’utopica e clamorosa fusione tra due Fedi che, pur se distanti
anni Luce, il Padreterno ci consentiva di tenere unite.
Una canzone tra le più belle di tutti i tempi, in tutto il mondo, ci univa molto, anche perché il video,
con milioni di visualizzazioni, esprimeva il nostro stesso pathos.
Je t’aimeErano tutti sogni splendidi, che rappresentavano un mondo infinito ed universale, senza limiti e
lontananze spirituali dovute alla Fede diversa, ma anzi liberi di fondere cuori, anime, sentimenti, nel
più eterno degli abbracci.
Questa in realtà era una vera immagine Paradisiaca ove regnava soltanto amore, fratellanza,
serenità, e nessuna differenza tra le civiltà.
Mi sentivo pronto, in tutto e per tutto, a vivere quel sogno estatico, quel cambiamento epocale, ed a
raggiungere, così, la Fede infinita, sconfinata, universale.
Sin da quando conobbi Miriam nel 1991 a Roma, a piazza di Spagna seduta sul bordo della fontana,
capii che si sarebbe trattato di un amore eterno, che non sarebbe mai terminato, mai.
Sapevo che sarebbe sopravvissuto ai cambiamenti inesorabili che nella vita si compiono col passare
del tempo, crescendo, facendo scelte diverse, allontanandosi inesorabilmente.