Dissi subito a Miriam di recarsi da quello specialista che operava in una struttura nel centro di
Rabat, e lei mi disse che ci sarebbe andata appena possibile ma che nel frattempo preferiva riposare
a casa per sicurezza.
Passarono così i giorni, entrambi presi dalla premura di amare la nostra creatura fin dal grembo
della madre, pensando spesso a come sarebbe stata, che occhi avrebbe avuto, che colore dei capelli,
a chi avrebbe somigliato di più.
Lei diceva che avrebbe dovuto avere i miei occhi, io rispondevo che avrebbe dovuto avere il suo
sorriso entusiasmante, poi aggiungeva che sarebbe stato magnifico se avesse avuto il mio carattere,
ed io ribattevo parimenti, ripetendo le sue stesse frasi per prenderla un po’ in giro, che sarebbe stato
magnifico se avesse avuto la sua eleganza!
Ed andavamo avanti così per giorni!
Dopo circa una decina di giorni in cui regnarono sogni incantevoli si consumò il dramma: Miriam
mi chiamò in video chat e, infinitamente desolata e triste, piangendo disperatamente, mi riferì che le
era arrivato il ciclo e non sapeva ancora se si era trattato di un aborto o semplicemente di un ritardo
eccezionale delle mestruazioni!
Era molto affranta, tristissima, terribilmente desolata, ed io patii le sue stesse reazioni.
Nessuno di noi due osava porre all’altro la domanda sul senso di quell’esperienza, anche perché
nessuno avrebbe potuto rispondere correttamente in quanto la verità la conosceva soltanto Dio.
Una sola cosa era certa: il Buon Dio non aveva voluto concederci quell’evento così importante, e se
aveva deciso così avrà avuto i Suoi Santi motivi.
Nessuno di noi due si sarebbe mai messo in contrasto col Padreterno: la Sua volontà prima di tutto.