Corriere della Sera - 22.07.2019

(Nandana) #1
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CorrieredellaSeraLunedì22Luglio2019 15


Cronache


L’alpinistaitalianoferito aquota6.


Pakistan, volo di 500 metri. Polemiche sui soccorsi. Ma nella notte la Farnesina annuncia: un elicottero prontoapartire


Èarrivatosotto la cima ma
non se l’èsentita di scalare
quell’ultimo trattofino ai
6.955 metri dellavetta. Fran-
cescoCassardo, medico
trentenne di Rivoli (Torino),
ha ascoltatoils uo corpo che
gli dicevadif ermarsi.
Si èfermatoehacomin-
ciatoaorganizzarsi pertor-
narealcampo base del
Gasherbrum VII, la monta-
gna pakistana inviolata che
stavaprovando ascalareper
farepoi la discesacongli sci.
Ma forse per la stanchezza, o
semplicementeper un passo
falso, Francescoèprecipita-

to per più di 500 metri, fino a
quota 6.300.
CarlalbertoCimenti, l’alpi-
nistatorinese che tutti chia-
mano «Cala»eche avevaaf-
frontatol’impresa assieme a
lui, lo ha vistocadereetoc-
carepiù voltequella parete
di neveerocce conlatesta e
conipiedi. Lui era riuscitoa
conquistarelacima ed era
appena arrivato,congli sci ai
piedi, finoaunpuntopiù in
basso rispettoaquello in cui
Francescoècaduto.
Era felicissimo, «Cala»,
per averconquistatolavetta
eaverla sciata per primo al

mondo. Ma iltempo dell’en-
tusiasmoèdiventatoango-
scia in pochi minuti.Aveva
incrociatoFrancescosulla
via del ritorno. «Se nonte la
senti diveniregiù congli sci
toglili» gli avevaconsigliato
prima di salutarlo e, arrivato
in basso, sièvoltatoatener-
lo d’occhio mentrescende-
va.
Amezzogiorno di sabatoè
partita la prima chiamata
d’allarme. «Cala», 43 anni,
ha raggiuntol’amico(piutto-
stolontano da lui) pratica-
mentecorrendo, lo ha trova-
to in gravissime difficoltà fi-

siche ma ancora vivo. Ha av-
visatosua moglie Erika in
Italia perché mettesse in mo-
to la macchina dei soccorsi e
chiamasse la famiglia di
Francesco.Ecosì èpartita
una drammaticaoperazione
di recuperoche si chiuderà
—sispera —stamattina.
L’elicotte ro che era stato
promesso per ieri all’alba
non sièalzatononostanteil
lavoroincessantedella no-
stra ambasciataaIslamabad.
Francesco—atratti coscien-
te atratti no—hapassato
una nottealgelo accantoa
«Cala»eieri mattina suo fra-

tello Stefano ha chiestoaiuto
direttamentealministrode-
gli Estericonunappello: «La
prego ci aiuti, Francescosta
morendo». Ieri sera una
chiamata dallaFarnesina ha
assicuratoalla famiglia che
stamane all’alba l’elicotte ro
andràaprenderlo.
Nel frattempo trealpinisti
polacchieuncanadese han-
no raggiunto«Cala», hanno
creat ouna slitta-barellacon
un paio di sci e sono scesi di
quota ad aspettareilvolo
della speranza.
G.Fas.
©RIPRODUZIONERISERVATA

Ilracconto


diGiusiFasano

C


isono oreche biso-
gna trascinarle per-
ché passino. Cala ha
visto Francescocade-
re e il tempo nei suoi pensie-
ri ha rallentato. Succede così
quando aspettiisoccorsi e
hai fra le braccia un amico
che potrebbe moriredaun
momentoall’altro. «Non mi
lasciaresolo, ti prego, Cala.
Nonte ne andare. Ho
un’emorragiacere brale, sto
sempre peggio. Ci vuole una
Tac pervedere se ho unver-
samento intesta». Francesco
èstatoatratti lucido abba-
stanza percapire — lui che è
medico—quantofossero
gravi le suecondizioni. Dopo
il volo di oltre 500 metri Cala
lo ha raggiunto che era il pri-
mo pomeriggio di sabato.
Mentrecadeva ha perduto
la giacca a vento. Per riuscire
ascaldarlo Cala gli ha dato
quella che indossava lui ed è
sceso fino alla suatenda, a
quasi un’ora dicammino dal
puntodella caduta, per poi
tornare di nuovo su da Cassi,
come lo chiama accorc iando
il cognome, Cassardo. «Sto
andando a prendere delleco-
se» ha scrittoalla moglie,
«sperodinon trovarlo peg-
giorato al mio ritorno». Dalla
tenda ha preso tuttoquello
che ha potutoper coprirlo,
per scaldare deltè e idratar-
lo, ha messo nello zaino del
cortisone edètornatosu, a
passare la notte accanto a lui.
Epazienza seaquel punto
era sfinito dalla stanchezza.

Lanotte
«Cassi muove le gambeele
braccia ma non puòcammi-
nare. Ora è nel sacco a pelo, è
semicoscienteerespira af-
fannato, ha le manicongela-
te perché siètoltoiguanti
mentrenon c’ero»èstatoil

rettoedietroquel muretto,
abbracciatoalui, conilsuo
corpo sopra quello dell’ami-
co,hapassatolanotte par-
landogli, rassicurandolo. «Ti
riportoacasa, te lo promet-
to». Ogni tanto lui perdeva la
speranza («È finita,vero?»)
oppurelucidità («Dove sia-
mo? Che stiamo facendo qui?
Ci sono quiimiei?»). Oree
oreadaspettarel’elicotte ro
fermi a6.300 metri.Eieri,
quando in Italia eravamoa
metà pomeriggio (inPaki-
stan l’orologio è avanti di tre
ore) è arrivata la notizia peg-
giore: ilvolo atteso dal gior-
no prima non sarebbe parti-
to.Lofarà stamattina,èla
nuova promessa.

Ilmessaggio
Cala ha prestato le sue mani e
i suoi occhi all’amico, in que-

steore.Hascrittoper lui i
messaggi da far arrivare aca-
sa oalla sua fidanzata.Alei
Francesco ha mandato a dire
«Ti amo, non preoccuparti,
tornerò».Ementresuo fra-
tello Stefano chiedevaalla
Farnesina «vi prego, aiutate-
ci, sta morendo», dalcampo
base più vicino sono partiti
in quattro, tre polacchi e un
canadese, per raggiungeree
soccorre i due amici in diffi-
coltà. Quando ha vistocom-
parireall’orizzonteiprimi
due, Cala nonèriuscitoa
trattenere il pianto.Un pian-
to fatto di stanchezza, di spe-
ranza, di sollievomaanche
di ansia per la sorte di Cassi.
Un pianto liberatorio perché
non era più da soloadover
fronteggiarequella situazio-
ne. «Vistoche l’elicotte ro
non arriva abbiamo deciso di

portarlo giù a piedi» ha scrit-
to poco dopo.Una decisione
audaceerischiosa, anche
perchéaquel puntointanto
era sceso il buio. Alleotto di
sera,con una sorta di barella
costruitacon un paio di sci e
conFrancescosemicoscien-
te, sono arrivati tutti a quota
5.900 metri, in uncampo do-
ve c’eranotende sufficienti
per ospitarli per la notte.

Aspettandol’alba
Un’altra nottediattesa per
Cala, altrotempo che non
passa mai, ancora occhi in-
collati all’orologio e al satelli-
tare. Lecondizioni di France-
sco sembrano stazionarie ma
aparteilpossibile trauma
cranicoautodiagnisticato,
non si sa se ci siano lesioni
interne e di che tipo. «Ha già
fattoilmiracolo diresistere
finora—dicev asuo fratello
Stefano ieri sera —. Adesso
non può morirelassù. Cala
ha promesso di riportarlo a
casa e io nonvoglio pensare
al peggio.Voglio credere che
lo farà».
Quello spilungone che
non toglierebbe gli sci nem-
meno per andare a dormire,
di solitoèuno che le pro-
messe le mantiene.
©RIPRODUZIONERISERVATA

«Nonlasciarmiquidasolo»


«Tiriporto acasa,promesso»


Idueamiciinlottaperlavita


L’aiuto di tre polacchieuncanadese. Barella costruita con gli sci


PAKISTAN

AFGHANISTAN

IRAN INDIA NEPAL

CINA

TAGIKISTAN

KAZAKISTAN

Islamabad

k28.609 metri

km 200

Gasherbrum VII
6.955 metri

PAKISTAN

L’incidente
è avvenuto
a 6.300 metri


Ho una
emor-
ragia
cerebrale,
va sempre
peggio
Francesco


Lo scaldo
col mio
corpo,
se lo
lascio
muore
Carlalberto


Ha fatto
il miraco-
lo di
resistere
finora
Il fratello
di Francesco

Insieme
Francesco
Cassardo, 30
anni, a destra,
e Carlalberto
Cimenti, 43
anni, insieme.
L’incidente è
avvenuto sul
Gasherbrum
VII, montagna
pakistana
finora
inviolata

Ivolti
Carlalberto
Cimenti e, sotto,
Francesco
Cassardo

messaggio drammaticodel
ritorno mandato a Erika.Po-
co dopo le ha scritto: «Non
c’èriparo. Lo stoscaldando
colmio corpo, se lo lascio
muore».Perprovare aripa-
rare Francesco dalvento Cala
ha creatouna specie di mu-
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