la Repubblica - 22.07.2019

(Romina) #1
di Salvo Palazzolo
Maria Elena Vincenzi
Due supertestimoni che accusano
Armando Siri, l’ex sottosegretario
alle Infrastrutture cacciato dal pre-
sidente del Consiglio Conte dopo
l’avviso di garanzia per corruzione
(mentre il ministro Salvini conti-
nua a difenderlo). Sono Vito Nica-
stri, il “re” dell’eolico ritenuto vici-
no ai clan, e suo figlio Manlio. Fino
a qualche mese fa, erano i soci oc-
culti di un grande amico di Siri,
Francesco Paolo Arata, il consulen-
te della Lega per l’energia intercet-
tato dalla Dia di Trapani mentre di-
ceva a suo figlio e al figlio di Nica-
stri: «Gli do 30.000 euro perché sia
chiaro tra di noi. Io ad Armando Siri
ve lo dico...». Dalle carte emerge
quest’altro spezzone del dialogo
del 10 settembre 2018 anticipato da
Repubblica un mese fa. «L’emenda-
mento passa». E ancora: «Siri ci la-
vora un secondo per guadagnare
trentamila euro». Poi, però, il prov-
vedimento non passò per l’opposi-
zione dei Cinque Stelle.
Ma c’era la promessa di Arata.
Tanto basta per contestare la corru-
zione. Nicastri e il figlio, finiti in car-
cere il 12 giugno, hanno deciso di
svelare le grandi intese che correva-
no fra Trapani e Roma. «So che Siri
e Arata avevano buoni rapporti»,
ha esordito Nicastri junior, che ini-
zialmente aveva qualche titubanza
a parlare. Poi, quando gli hanno fat-
to sentire l’intercettazione di Ara-
ta, ha confermato: «C’ero pure io
quella sera. Siri non è stato pagato,
ma Arata mi disse di avergli pro-
messo 30 mila euro se l’emenda-
mento fosse passato».
L’8 luglio, il procuratore aggiun-
to di Roma Paolo Ielo e il sostituto
Mario Palazzi sono a Palermo per
sentire anche Vito Nicastri, che ha

offerto un’altra conferma: «All’epo-
ca stavo in carcere, era mio figlio
che parlava con Arata. E mio figlio
mi ha detto che Arata avrebbe fatto
un regalo a Siri se l’emendamento
fosse passato. Un regalo che riten-
go fosse quantificabile in 30 mila
euro. Arata non disdegnava di paga-
re. Come anche io». Il “re” dell’eoli-
co ha raccontato di tangenti pure
ad alcuni funzionari della Regione
siciliana per sbloccare le pratiche,
come già svelato dalle intercettazio-
ni della Dia di Trapani. Ora, il “re”
dell’eolico aggiunge: «Arata mi
chiese di creare provviste in con-
tanti». Fondi neri per le mazzette.

L’incidente probatorio

Dunque, Siri, l’amico romano. Per i
pm, il caso è definito. Proprio gra-
zie alle testimonianze dei Nicastri,

che giovedì saranno sentiti dalla
gip Emanuela Attura, così come ha
chiesto la procura, in incidente pro-
batorio, che è una sorta di anticipa-
zione del processo, serve a cristal-
lizzare le prove. Un passaggio deli-
cato che arriva in una settimana
cruciale per il governo. Mentre sul
caso Siri, lo scontro fra Lega ed M5S
continua ad avere toni accesi: le ul-
time polemiche, una settimana fa,
per la presenza dell’ex sottosegreta-
rio accanto a Salvini nell’incontro
al Viminale con imprese e sindaca-
ti.
Intanto annunciano battaglia i le-
gali di Siri e Arata, Fabio Pinelli e
Gaetano Scalise, che puntano a
smontare l’attendibilità dei Nica-
stri (assistiti dagli avvocati Sebastia-
no Dara, Maria Mollica e Giovanni
Di Benedetto). Ma il verbale di Vito
è molto dettagliato.

Pressioni sul ministero

Il “re” dell’eolico racconta di quan-
do perse un milione di euro «per
una modifica della legge sugli in-
centivi». E di quando si aprirono
nuove inaspettate prospettive gra-
zie all’avvio della società (occulta)
con Arata. Era il 2015. «Provò a fare
pressioni sul ministero dello Svilup-
po Economico, quando c’era Calen-
da, conosceva una funzionaria –
precisa Nicastri – ma senza risulta-
ti». Poi, Arata iniziò a «presentarsi
come responsabile della Lega per
le rinnovabili». Le intercettazioni
disposte dalla procura di Palermo
attorno a Nicastri disegnano un per-
corso di favori: Siri piazzò nel pro-
gramma del governo Lega-Cinque
Stelle capitolo sul biometano che
tanto stava a cuore alla coppia Ara-
ta-Nicastri. Poi, Arata sponsorizzò
Siri per la nomina a sottosegreta-
rio.

Moscopoli


Dugin, l’ambiguo


filosofo sovranista


amico di Savoini


Arata provò a fare


pressioni sul


ministero dello


Sviluppo Economico,


quando c’era


Calenda, ma senza


risultati


dalla nostra inviata
Rosalba Castelletti

mosca — C’è una fotografia messa
agli atti dell’inchiesta sulla trattati-
va con i russi per finanziare la Lega
che porta Aleksandr Dugin, il filoso-
fo amato dai sovranisti europei, al
centro delle trame sul petrolio. È sta-
ta scattata proprio di fronte all’hotel
Metropol il 17 ottobre scorso, giorno
della visita di Matteo Salvini a Mosca
e vigilia dell’incontro nell’albergo a
cinque stelle di cui Buzzfeed ha diffu-
so la trascrizione audio. Eccetto l’uo-
mo di spalle, nell’istantanea twittata
da una giornalista italiana ora è pos-
sibile identificare tre dei quattro per-
sonaggi ritratti: a sinistra, Gianluca
Savoini, il presidente dell’Associazio-
ne Lombardia-Russia al centro del

negoziato; a destra, Francesco Van-
nucci, il cosiddetto “terzo uomo”
dell’incontro in hotel; in mezzo, Du-
gin, il filosofo conservatore teorico
dell’Eurasia, un nuovo blocco geopo-
litico guidato da Mosca da contrap-
porre all’Occidente americanizzato.
L’Espresso, che per primo divulgò
l’incontro, e Buzzfeed avevano ipotiz-
zato un coinvolgimento di Dugin già
a partire dall’audio. «Anche ieri Alek-
sander ha detto che la cosa impor-
tante è che siamo solo noi», dice Sa-
voini rivolgendosi al “secondo uo-
mo”, Gianluca Meranda. «Tu, France-
sco e io. Nessun altro». Perché pensa-
re che l’Aleksandr che apparente-
mente coordina la “trojka” italiana
del negoziato sia proprio il filosofo
chiamato il “Rasputin del Cremli-
no”? Come ammise lo stesso leghi-
sta un paio d’anni fa, Dugin e Savoini

si conoscono da almeno 25 anni. Più
o meno da quando il teorico, insie-
me allo scrittore Eduard Limonov,
fondò il Partito nazional bolscevico,
oggi fuorilegge, dalla bandiera nazi-
sta e la falce e il martello al posto del-
la svastica. Oggi Dugin è presidente
onorario di Piemonte-Russia, asso-
ciazione sorella della rete Lombar-
dia-Russia creata da Savoini.
Il primo ad associare Dugin – com-
plice la barba e la presunta influen-
za su Putin – a Grigorij Rasputin, il
mistico consigliere degli ultimi zar,
fu Breitbart News, il sito di Stephen
Bannon, ex stratega di Donald
Trump. Commentatore di Tsargrad,

canale finanziato dall’oligarca Kon-
stantin Malofeev, autore di un testo
adottato come manuale nelle acca-
demie militari, Dugin professa un
pensiero che ben si presta per i dise-
gni neoimperiali di una Russia che
vuole tornare a recitare il ruolo di su-
perpotenza. Ma quanto, a dispetto
dei soprannomi, sia vicino a Vladi-
mir Putin è tutto da dimostrare.
Secondo le ricerche di due think
tank, il Rand e il Kennan Institute,
Dugin in realtà in patria non avreb-
be alcuna influenza su politici e in-
tellettuali. Il Cremlino ne avrebbe
persino preso le distanze quando
nel 2014, iniziato il conflitto nel Don-

bass, invocò il “genocidio” degli
ucraini. Parole che gli costarono una
cattedra universitaria e lo portarono
nella “lista nera” degli Stati Uniti.
Ciononostante il filosofo ha sfrutta-
to l’etichetta affibbiatagli per accre-
ditarsi nei circoli dei partiti sovrani-
sti, dall’ex Front National in Francia
all’Fpö in Austria fino a CasaPound e
alla Lega in Italia. In passato è stato
più volte ospite dell’associazione di
Savoini. E sempre con Savoini ha pre-
so un volo Mosca-Roma lo scorso 24
settembre, come dimostra una foto
inedita ottenuta da Repubblica scat-
tata nell’area partenze dell’aeropor-
to Sheremetyevo. Tre settimane do-
po, i due venivano fotografati insie-
me al “terzo uomo” davanti al Metro-
pol. Solo un caso? Più volte contatta-
to da Repubblica, Dugin non ha volu-
to rispondere.

vito nicastri
Imprenditore
siciliano
dell’eolico

I Nicastri inchiodano Siri


“Arata gli promise 30 mila euro”


In un’altra intercettazione ambientale del settembre 2018 l’ex consulente della Lega, indagato per corruzione


dalla Procura di Roma, chiama in causa l’allora sottosegretario. Il re dell’eolico e il figlio confermano


MAURIZIO BRAMBATTI /ANSA

Primo piano I guai della Lega


Siri non è stato


pagato, ma Arata mi


disse di avergli


promesso 30 mila


euro se


l’emendamento fosse


passato


f


manlio
nicastri
imprenditore
figlio di vito

g


kSalvini e Siri il 15 luglio al Viminale, a ottobre insieme per i corsi
Ieri, appena uscite le notizie su Siri, l’account Twitter della Lega ha
postato: “A ottobre la scuola di formazione politica con Salvini e Siri”

hLe perquisizioni
Il 18 aprile la Dia fa scattare le
perquisizioni: tra gli indagati
c’è Armando Siri,
sottosegretario ai Trasporti

hL’intercettazione
Per lui l’accusa è di corruzione.
Il 26 giugno (foto sopra)
Repubblica anticipa una delle
intercettazioni che lo
inchiodano

jAl Metropol
Il 17 ottobre
del 2018
Gianluca Savoini
(a sinistra)
e Francesco
Vannucci
(a destra)
incontrano
all’esterno
dell’Hotel
Metropol il
politologo russo
Aleksandr Dungin

. Lunedì, 22 luglio 2019^ pagina^7

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