Libero - 22.07.2019

(Barré) #1

GIOVANNI TERZI


■Ogni parola è pesata,
pensata, e Francesco Morca-
vallo, ex magistrato dimesso-
si anni fa, e oggi avvocato ci-
vilista, non si lesina nel rac-
contare con chiarezza e de-
terminazione le criticità insi-
te nel sistema del Tribunale
dei minori. La sua è sempre
stata una battaglia autentica
che ha provocato cambia-
menti profondi nella sua vi-
ta. Incominciamo parlando
di un fatto di attualità, il caso
“Angeli e Demoni “ dove la
rete dei servizi sociali del co-
mune di Bibbiano pare ab-
bia favorito abusi sui minori
suggestionando e facendo
violenza a dei bambini per
portarli via dalle loro fami-
glie, fino ad arrivare alle mo-
tivazioni per cui anni fa si di-
mise da magistrato per fare
l’avvocato.
Dottor Morcavallo, qual
è la sua valutazione sul ca-
so di Bibbiano?
«Credo che adesso si cer-
chi di ricondurre tutto a qual-
che assistente sociale che
non ha fatto bene il proprio
lavoro».
Cosa vuol dire?
«Che certamente si cerche-
rà di gettare la croce addos-
so a qualcuno cercando di
salvare un sistema, quello
dei Tribunali dei minori, che
in realtà è profondamente in-
quinato. Ciò che è accaduto
a Bibbiano non sono sempli-
ci episodi riconducibili a
qualche operatore disone-
sto ma è la conseguenza di
un sistema che non funzio-
na».
Perché si spinge a tanto
e lancia una accusa al siste-
ma Giustizia così forte?
«Lo faccio da anni senza
essere ascoltato, ma si ricor-
di che ogni provvedimento
non lo fa l’operatore dei ser-
vizi sociali ma un giudice
che firma e si prende la re-
sponsabilità di allontanare
un bambino dai suoi genito-
ri».
Sta dicendo che spesso i
giudici sono succubi di ciò
che dicono gli assistenti so-
ciali?
«Si. Quasi sempre succede
così ed è difficilissimo che
un giudice ribalti ciò che gli
operatori scrivono nelle rela-
zioni».
Perché secondo lei?
«Il motivo è che esiste un
giro d’affari di circa 5 miliar-
di di euro all’anno che lo Sta-
to e le Regioni spendono per
le “case famiglia”. Ogni mi-
nore “vale” (è triste dirlo) dai
100 ai 400 euro al giorno a
seconda della terapia o
dell’affidamento. È un busi-
ness incredibile e per questo
con eccessiva facilità si tolgo-
no ai genitori».
Cosa succederà a Bibbia-
no?
«Guardi, a me viene rab-
bia quando sento dire “valu-
teremo nuovamente ogni ca-
so” perché mi chiedo chi lo


farà... Lo faranno altri opera-
tori che manderanno nuove
relazioni al Tribunale? Io so-
no abituato a pensare che la
Giustizia non debba fare la

“morale” ma accertare se i
fatti ci sono o no. Stiamo par-
lando di 500 mila bambini af-
fidati, una follia. Siamo certi
che ci siano famiglie così ina-
dempienti con i propri figli o
forse stiamo spesso parlan-
do di veri e propri “rapimen-
ti di Stato”?».
Suo padre era un magi-
strato importante in Cassa-
zione cosa le ha insegna-
to?
«Che un buon giudice de-
ve guardare solo ai fatti stori-
ci accaduti e valutare se que-
sti siano contro la legge ed è
per questo che ritornando al
caso di Bibbiano trovo scan-
daloso il silenzio della magi-
stratura con una difesa dove
si dice che nulla era a cono-
scenza. In realtà si era a co-
noscenza di tutto ma non si
voleva intervenire rispetto al-
le denuncia che già erano ar-
rivate».
Sostanzialmente lei sta
parlando di una “casta”
che si auto difende?
«Praticamente sì. I giudici

devono andare ad accettare
i fatti accaduti. Non devono
basarsi sulle relazioni dei ser-
vizi sociali. Io per questo mi
dimisi».
Mi vuole raccontare la
sua storia da magistrato?
«Avevo il modello di mio
padre e volevo fare il magi-
strato, credevo nella giusti-
zia. Quando fui nominato
giudice a Bologna e dovetti
iniziare a seguire alcuni casi
di presunti abusi sui bambi-
ni, venni subito chiamato
dal presidente del Tribunale
che mi fece capire che le co-
se andavano diversamente e
che il ruolo dei servizi sociali
determinava le scelte del Tri-
bunale».
In che senso?
«Che i giudici facevano po-
co o niente e portavano
avanti in modo acritico le te-
si dei servizi sociali. Quando
ho preso la funzione mi so-
no accorto che accadeva re-
golarmente con due colle-
ghi, Guido Stanzani (un gi-
gante del diritto) ed ed un

giudice ordinario Mario Im-
parato. Non è normale che
una semplice idea di un
eventuale disagio possa de-
terminare un affido».

Mi faccia un esempio.
«Guardi, quando ho inizia-
to a fare il magistrato nel Tri-
bunale dei minori ho inizia-
to a ricevere relazioni dei ser-
vizi sociali che citavano frasi
tipo “la famiglia vive con
grandi criticità economiche
ma non chiede mai aiuto”
oppure “il minore vive in
una situazione di disagio per-
ché va a a fare la spesa in un
altro comune con la mam-
ma”...».
Ma sta scherzando?
«Assolutamente no e se lei
guarda, le formule di rito per
gli affidi sono quasi sempre
tutte uguali. Non mi dimenti-
cherò mai quando, diventa-
to magistrato, ricevetti subi-
to le telefonate degli assisten-
ti sociali che chiedevano di
inviare al presidente del tri-
bunale la loro relazione».
E lei cosa rispondeva?
«Rispondevo che non era
modo e che se fossero anda-
ti avanti avrei dovuto prende-
re dei provvedimenti e de-
nunciare le illecite pressioni.
Questo causava le lamentele
degli operatori con il presi-
dente del tribunale che mi
convocava e si lamentava».
Tutto questo fino ad un
fatto importante?
«Un giorno nel centro di
Bologna ci fu il caso del pic-
colo Kevin, un bambino
morto di congestione. Kevin
aveva un fratello gemello
che immediatamente si cer-
cò di affidare in quanto si dis-
se che i genitori non erano
in grado di crescere un figlio.
Fu subito dichiarato alla
stampa nonostante io, che
ero il curatore del fascicolo,
non avessi mai accertato al-
cunché. Mi lamentai con il
presidente del tribunale per
questo e lui mi revocò l’in-
chiesta. Feci un esposto al
CSM a cui fece seguito un
controesposto del presiden-
te del tribunale di Bologna».
Quale fu il motivo del
controesposto?
«Fu legato alla testimo-
nianza di un giudice ordina-
rio (assistente sociale presen-
te nelle intercettazioni di Bib-
biano) che disse che avevo
aggredito verbalmente il pre-
sidente. Circostanza non ve-
ra».
E cosa accadde?
«Venni allontanato da Bo-
logna ma feci ricorso in Cas-
sazione e venni reintegrato.
Tornato a Bologna mi esclu-
sero dai provvedimenti di
adottabilita è così preferii fa-
re l’avvocato e lasciare la ma-
gistratura. Cercavano di neu-
tralizzarmi ma almeno ades-
so cerco di combattere al
fianco di chi sta subendo
una ingiustizia».
Cosa si dovrebbe fare?
«Riformare il sistema giu-
stizia nel campo dei minori,
lasciare ai giudici una deci-
sione e non delegare sempli-
cemente ai servizi sociali
spesso in accordo con strut-
ture di accoglienza».
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I TERZISTI 10/ Interviste con i protagonisti


«Un affare da 5 miliardi dietro le case famiglia»


Francesco Morcavallo ex magistrato e oggi avvocato spiega le storture degli affidamenti: «Ormai i bimbi valgono una fortuna»


■«Domani mattina (oggi, ndr) fir-
merò l’atto con cui istituirò al ministe-
ro una squadra speciale di giustizia
per la protezione dei bambini». L’an-
nuncio, via Facebook, è del ministro
della Giustizia Alfonso Bonafede, in-
tenzionato a far sì «che il sistema giusti-
zia possa avere il monitoraggio costan-

te e serratissimo di tutto il percorso dei
bambini affidati». La decisione arriva
dopo i fatti emersi dall’indagine, anco-
ra in corso, “Angeli e demoni”, nella
quale si ipotizza un giro di affidi illeciti
e di bambini sottratti all eproprie fami-
glie senza motivo. «È un impegno che
ho preso, per quanto riguarda le mie

competenze, anche di fronte al parla-
mento e che ho intenzione di portare
avanti con la massima determinazio-
ne», ha assicurato.
Appelli a fare luce su una vicenda
della quale si parla troppo poco sono
arrivati anche da artisti del calibro di
Laura Pausini e Nek.

Duecentosettantasette pagine di ordinanza firmata dal Giu-
dice Ramponi, ventisette indagati, sedici persone a cui so-
no state applicate le misure cautelari e sei finiti
ai domiciliari. È lo scandalo di Bibbiano dove si
presume un giro di negligenze e violenze sui
bambini da fare accapponare la pelle.
Venivano estorte, questa l’accusa, a dei bam-
bini informazioni che li rendessero affidati a fa-
miglie diverse. Bambini tolti ai propri genitori
con una superficialità incredibile, abusati, pla-
giati e usati con un cinismo che ha lasciato tutti
senza parole. Abusi quotidiani che sono stati

filmati, registrati e che fanno parte di un fascicolo investiga-
tivo senza precedenti. Ma il caso di Bibbiano è solo l’ultimo
di una serie di numerosi scandali che riguarda-
no le modalità con cui vengono tolti i minori
dalle loro famiglie di origine. Un giro d’affari
senza precedenti che ci viene raccontato da
Francesco Morcavallo, oggi avvocato civilista
che si dimise nel 2012 da magistrato proprio
perché in disaccordo con un metodo imperfetto
che spesso devasta le famiglie nei suoi legami
più importanti.
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BIBBIANO
«Credo che adesso si
cerchi di ricondurre tutto
a qualche assistente
sociale che non ha fatto
bene il proprio lavoro.
Trovo scandaloso
il silenzio della
magistratura»

MINORI
«Ogni minore vale
dai 100 ai 400 euro
al giorno a seconda
della terapia o
dell’affidamento.
È un business»

MIO PADRE
«Avevo il modello di mio
padre e volevo fare il
magistrato. Credevo
nella giustizia. Mio
padre mi ha insegnato
che un buon giudice
deve guardare solo ai
fatti storici e valutare se
siano contro la legge»

BIBBIANO
«Quando fui nominato
giudice mi fecero
intendere che il ruolo
dei servizi sociali
era determinante»

IL PROVVEDIMENTO DOPO IL CASO SCOPPIATO NEL COMUNE GOVERNATO DAL PD


Bibbiano: il governo crea una «squadra speciale»


Francesco Morcavallo

11
lunedì
22 luglio
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