Libero - 22.07.2019

(Barré) #1

TOMMASO MONTESANO


■Tanto tuonò che piovve.
Lo scontro tra il presidente del
Consiglio, Giuseppe Conte, e i
governatori di Lombardia e Ve-
neto sull’autonomia regionale
tocca il livello più alto. Ieri po-
meriggio i presidenti Attilio
Fontana e Luca Zaia, in una let-
tera aperta al capo del gover-
no, hanno ufficializzato quan-
to anticipato nei giorni scorsi,
soprattutto dopo il vertice di ve-
nerdì scorso a Palazzo Chigi: se
il testo proposto dall’esecutivo
resterà così com’è - testo che
Conte è determinato a portare
alla prossima riunione del Con-
siglio dei ministri - loro non fir-
meranno. Perché si tratta di
una riforma «farsa».
«Vogliamo un’autonomia ve-
ra, non un pannicello caldo
che produrrebbe ulteriori
guai», attaccano Fontana e Za-
ia, che in più dichiarano di es-
sere «feriti» dalle affermazioni
del premier, cui rimproverano


di aver abdicato al ruolo di ga-
rante per sposare le tesi del
M5S, che vede nell’autonomia
un modo per permettere ai
«cattivi del Nord, ricchi e ingor-
di», di «rubare ai poveri del
Sud». Narrazione che i due go-
vernatori respingono, visto che
ritengono di muoversi nel sol-
co di quanto previsto dalla Co-
stituzione: «Nessuno vuole ag-
gredire l’unità nazionale, nes-
suno vuole secessioni».

L’APPELLO DEL PREMIER

Quando Fontana e Zaia si di-
cono «profondamente feriti»
da Conte, si riferiscono a quan-
to contenuto nella lettera aper-
ta che il presidente del Consi-
glio, ieri mattina, ha scritto ai
«cari cittadini della Lombardia
e del Veneto» attraverso le pagi-
ne delCorriere della Sera. Mis-
siva nella quale il capo del go-
verno mette i puntini sulle “i”
in merito alla lunga discussio-
ne sull’autonomia differenzia-

ta. Conte fissa i paletti in modo
insolitamente ruvido. Punto
primo: il testo deve essere
«compatibile con il disegno co-
stituzionale» (lasciando inten-
dere che le richieste di Fonta-
na e Zaia non lo siano). Punto
secondo: occorre «rappresenta-
re l’intera comunità naziona-
le» (un copia e incolla delle pa-
role di Luigi Di Maio). Punto
terzo: se il testo non sarà quel-
lo del governo, è destinato a
«cadere sotto la scure della Cor-
te costituzionale». Punto quar-
to: «L’ultima parola spetta al
Parlamento» (avviso di possibi-
le sabotaggio in Aula).
Paletti cui Conte aggiunge la
censura per le «prese di posi-
zione dei governatori», scadu-
te «nell’insulto» con dichiara-
zioni «inaccettabili». Gran fina-
le con l’accusa, ai due leghisti,
di agitare il tema dell’autono-
mia come una «bandiera».
Per Fontana e Zaia, già irrita-
ti per la piega che ha preso il
negoziato - su scuola e gestio-

ne dei risparmi ottenuti con le
politiche virtuose - la misura è
colma. Così decidono - d’inte-
sa con Matteo Salvini, già impe-
gnato in un robusto braccio di
ferro quotidiano con gli alleati
pentastellati - di rendere pan
per focaccia a Conte.

«NON È IL GARANTE»

Da qui una nuova «lettera
aperta», stavolta con destina-
zione Palazzo Chigi. «Non ci
stiamo a essere presi in giro
con una discussione che sem-
bra il gioco dell’oca per cui si
torna sempre alla casella di par-
tenza». Riferimento alle difficol-
tà riscontrate nel corso della
trattativa con il governo, soprat-
tutto sul tema delle risorse:
«Abbiamo spiegato come l’es-
senza del percorso dell’autono-
mia preveda che i risparmi pro-
dotti per effetto della virtuosità
dell’amministratore debbano
restare sul territorio». E invece
è proprio questo uno degli sco-

gli posizionati dal premier.
Ma è soprattutto sul ruolo di
Conte che Fontana e Zaia cal-
cano la mano. «Avremmo volu-
to che fosse davvero il garante
della Costituzione, denuncian-
do le false notizie diffuse con
malizia e cattiva fede» sull’auto-
nomia. Peccato che sia stato lo
stesso premier, nella lettera al
Corriere, ad avvalorare la lettu-
ra della riforma “spacca Italia”.
Così arriva la minaccia: «Non
firmeremo un accordo senza
qualità come quello che per
ora si sta profilando».
Questa settimana, forse già
oggi, altro round. Nella conte-
sa si inserisce pure il governato-
re siciliano Nello Musumeci,
che dopo le ultime novità chie-
de a Conte di «procedere alla
convocazione di tutte le Regio-
ni italiane». Servirà tanta diplo-
mazia per ricucire lo strappo.
Conte ci prova subito, lodando
la «corretta interlocuzione isti-
tuzionale» dei governatori.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

I governatori di Veneto e Lombardia, Luca Zaia e Attilio Fontana, con il sottosegretario Giancarlo Giorgetti

«GIOCO DELL’OCA»
«Vogliamo un’autonomia
vera, non un pannicello
caldo che produrrebbe
ulteriori guai. Non ci
stiamo a essere presi in
giro con una discussio-
ne che sembra il gioco
dell’oca per cui si torna
alla casella di partenza»

NEGOZIATO IN BILICO
«Se si continua con una
farsa come accaduto
finora, è evidente che
non firmeremo nulla.
Non firmeremo un
accordo senza qualità
come quello che per ora
si sta profilando»

TOBIA DE STEFANO


■Presidente Maroni non giria-
moci intorno, secondo lei il gover-
no sta per cadere sull’autono-
mia?
«Beh, stiamo parlando di un tema
molto importante sia per i presiden-
ti di Regione che per un governo a
trazione leghista... Ragionando
nell’ottica della politica che ho cono-
sciuto io, direi che non c’è scampo
alla crisi in caso di mancato accor-
do».
E invece?
«E invece questo governo ci ha abi-
tuato a polemiche infinite ed ultima-
tum che poi si risolvono con un nul-
la di fatto».
Quindi, il suo fiuto politico cosa
le suggerisce?
«Sono pronto a scommettere un
euro: l’esecutivo resterà in vita. In-
somma a settembre non ci sarà nes-
sun voto anticipato».
Perché?
«Primo motivo: la vicenda dell’au-
tonomia, purtroppo, si trascina da
tempo. A metà giugno, subito dopo
il trionfo della Lega alle Europee, è
fallito un vertice decisivo al quale
aveva partecipato anche Salvini. Ec-
co, se il governo non è caduto in
quella circostanza è difficile che ca-


da adesso».
Basta un precedente...
«No. La verità è che la strategia di
Salvini è quella del partito egemone.
Lui vuole andare ad elezioni e ovvia-
mente vincere da solo. Se rompesse
adesso resusciterebbe un centrode-
stra (alleanza con Forza Italia e Fra-
telli d’Italia) che nei fatti non c’è più.
Salvini userà la mossa del cavallo,
quindi farà cadere il governo quan-
do nessuno se l’aspetta. E questo
non è il momento giusto. Poi non
dimenticherei un altro fattore...».
Quale?
«La storia di questo governo ci di-
ce che più l’alleanza con i Cinque
Stelle va avanti più la Lega guada-
gna consensi, quindi...».
Quale sarà secondo lei il mo-
mento giusto per rovesciare il ta-
volo?
«Si andrà al voto nella primavera
del prossimo anno. Prevedo una tor-
nata elettorale unica il 7 giugno del
2020 con le amministrative che rin-
noveranno anche i consigli regiona-
li di Veneto, Liguria e Toscana. Tra
circa un anno molto probabilmente
si saranno realizzate le giuste condi-
zioni».
Se è così convinto come mai
scommette solo un euro?
«Perché il governo del cambia-

mento ci ha abituato a cambiamenti
continui. E non mi sorprenderei di
restare sorpreso».
Ma lei cosa si augura?
«Io spero che l’esecutivo resista.
Che nell’incontro di giovedì si rag-
giunga un accordo sull’autonomia e
che si faccia la flat tax che è fonda-
mentale per i ceti produttivi del
Nord».

Quindi torniamo al punto di
partenza. Se giovedì ci sarà l’enne-
sima fumata nera?
«Beh, io ho una soluzione. Io por-
teri in Parlamento l’accordo del 28
febbraio 2018 firmato dall’esecutivo
Gentiloni con i governatori di Lom-
bardia (ai tempi lo stesso Maroni
ndr), Veneto (Zaia) ed Emilia Roma-
gna (Bonaccini)».

In cosa differiva rispetto a quel-
lo di cui parliamo adesso?
«Non c’era la devoluzione di tutte
le 23 materie, ma c’era l’istruzione, e
soprattutto veniva trovato un accor-
do sulla questione fiscale».
Arrivano più soldi al Nord?
«C’era una più equa redistribuzio-
ne degli introiti fiscali e quindi veni-
vano garantite più risorse al Setten-
trione. Per esempio, era prevista l’in-
troduzione dei costi standard per la
sanità (media tra chi spende meglio
e peggio) che alla Lombardia avreb-
be assicurtato circa 10 miliardi di eu-
ro in più all’anno. Ma soprattutto
quell’intesa avrebbe un grande van-
taggio rispetto alla riforma di cui si
sta discutendo oggi».
Cioè?
«Avrebbe i numeri in Parlamento.
Avevamo firmato quell’accordo con
il governo guidato da Paolo Gentilo-
ni e quindi sarebbe assurdo se il Par-
tito Democratico decidesse di vota-
re contro».
E allora perché Salvini non spin-
ge per questa strada?
«Sinceramente non lo so. Magari
perché non sono state inserire tutte
le 23 materie di cui si parla oggi. Co-
munque non è la prima volta che lo
suggerisco a Matteo».
©RIPRODUZIONE RISERVATA

GOVERNATORI FURIOSI


«Ormai questo premier


cura solo gli interessi


di 5stelle e meridionali»


Fontana e Zaia rispondono alle accuse di Palazzo Chigi


«Non ci stiamo a essere presi in giro. Se continua la farsa


non firmeremo. Nessuno vuole aggredire l’unità nazionale»


Maroni: «Si voterà il 7 giugno del 2020»


«Salvini non romperà


sui poteri alle Regioni»


Roberto Maroni è stato presidente
della Regione Lombardia dal 2013
al 2018. In precedenza era stato
anche ministro dell’Interno
e ministro delle Politiche Attive
e del Lavoro nei governi guidati
da Silvio Berlusconi
(LaPresse)

(^4) lunedì
22 luglio
2019
PRIMO PIANO
Link Alternativo https://pastebin.com/raw/9496nAQG
Trovate tutti gli altri Quotidiani su http://www.leggendaweb.com

Free download pdf