Libero - 22.07.2019

(Barré) #1

FAUSTO CARIOTI


■Sottovalutare il Nord,
con la sua voglia d’autono-
mia e le sue imprese, è l’erro-
re che rischia di essere fatale
a Giuseppe Conte. Nel consi-
glio dei ministri che giovedì
dovrebbe (condizionale
d’obbligo) votare il testo
sull’autonomia o forse già
domani, quando Conte e la
leghista Erika Stefani, mini-
stro per gli Affari Regionali,
si confronteranno sullo stes-
so argomento con i tecnici
del ministero dell’Econo-
mia. Uscita da palazzo Chi-
gi, la Stefani riferirà a Matteo
Salvini e ai governatori di
Lombardia e Veneto: se dirà
che Conte e gli uomini di
Giuseppe Tria stanno facen-
do melina e la distanza tra le
richieste leghiste e le propo-
ste del governo permane
ampia, Salvini non potrà fa-
re altro che aprire la crisi.
L’ultimo sbaglio il presi-
dente del Consiglio, uomo
solitamente pacato, l’ha fat-
to alzando i toni con Attilio
Fontana e Luca Zaia, nella
lettera aperta inviata a lom-
bardi e veneti tramite ilCor-
riere della Seradi ieri. Lì ha
bollato come «insulti» le cri-
tiche mosse dai due gover-
natori sulla lentezza e sui ri-
pensamenti del governo. Il
succo del discorso di Conte,
tolti i salamelecchi, è il tenta-
tivo di scaricare su Fontana
e Zaia la colpa del probabile
fallimento delle trattative.
Tra le righe, c’è pure la con-
ferma di due brutte notizie.
Primo: non saranno accolte
tutte le richieste delle regio-
ni del Nord, ma solo una par-
te. Secondo: «l’ultima paro-
la» spetta comunque al par-
lamento. E lì, va da sé, potrà
accadere di tutto.
I due governatori gli han-
no risposto con una loro let-
tera, in cui anticipano che
non sottoscriveranno il testo
che vorrebbe lui, perché lo
ritengono «una farsa», e av-
vertono che se l’autonomia
non la concede Conte «lo fa-
rà qualcun altro». Sottinte-
so: perché la Lega staccherà
la spina. Parole e musica
concordate con Matteo Sal-
vini: anche se lui tace, la ter-
za firma lì sotto è la sua.


CERINO ACCESO

Così il cerino acceso che
per giorni il segretario del
Carroccio si è scambiato
con Luigi Di Maio è finito
nelle mani del premier. Il
quale, per evitare la rottura
e giocarsi le ultime carte, è
costretto a fare buon viso a
cattivo gioco: fa trapelare di
aver notato nella replica dei
governatori un «cambio dei
toni, che prelude a una cor-
retta interlocuzione istituzio-
nale». Significa che è dispo-
sto a trattare.


Ma uscire indenne da que-
sta storia sarà per lui diffici-
lissimo, perché l’autonomia
in versione «farsa» è solo l’ul-
timo schiaffo, il più doloro-
so, dopo una lunga serie di
malefatte ai danni della par-
te più produttiva del Paese.
Il distacco tra palazzo Chigi
e il mondo delle imprese è
iniziato con l’approvazione
del decreto dignità, accolto
da Federmeccanica con l’an-
nuncio che un’impresa ma-
nifatturiera su tre non avreb-
be rinnovato i contratti a
tempo determinato. Se non
è andata proprio così è per-
ché è stato trovato il modo
di aggirare, almeno in parte,
gli ostacoli. Però in quel mo-
mento si capì che Conte al-
tro non era che il volto pre-
sentabile del grillismo, dal
quale non sarebbe arrivato
nulla di buono.

LE PREBENDE

Lì è iniziata la sequela di
provvedimenti scritti per pe-
nalizzare il Nord. Il reddito
di cittadinanza ha premiato
i meridionali due volte: per-
ché la prebenda va più a lo-
ro che ai settentrionali e per-
ché è uguale in tutta Italia,
anche se al Sud il costo della
vita è di gran lunga inferiore.
Il veto all’alta velocità ferro-
viaria penalizza il Nordove-
st, proprio come il fermo im-
posto alla Gronda di Geno-
va. E l’idea di costringere i
negozi alla chiusura festiva è
un calcio al commercio che
fa male soprattutto al Nord.
Non è un caso se l’attacco
più forte al governo Conte
da parte di un’associazione
di rappresentanza sia stato
lanciato alla Scala di Mila-
no, già a ottobre, dal leader
di Assolombarda, Carlo Bo-
nomi: «No a uno Stato che
chiude gli esercizi commer-
ciali la domenica, no ad uno
Stato che crede di poter ge-
stire il trasporto aereo, no a
uno Stato che si oppone alle
grandi opere infrastruttura-
li...».
Proteste che non hanno
fatto vacillare l’asse tra Con-
te e Di Maio, nemmeno do-
po il voto del 26 maggio che
ha dato una dura lezione ai
Cinque Stelle e consegnato
il Piemonte a una maggio-
ranza pro-Tav. Il controllo
grillino sull’attività del gover-
no rimane solidissimo, co-
me il rapporto personale e
politico che unisce il pre-
mier al suo amico e dante
causa. Prova ne sono il niet
di palazzo Chigi all’assunzio-
ne diretta dei docenti su ba-
se regionale e la volontà di
introdurre il salario minimo
orario (anch’esso identico
tra Nord e Sud, ovviamen-
te), dietro al quale Lega ve-
de ulteriori aggravi per le im-
prese.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

segue dalla prima
VITTORIO FELTRI

(...) di lavoro milanesi di
Di Pietro si resero conto
che costui aveva scoperto
una miniera di oro trafuga-
to da onorevoli e senatori,
allora mutarono registro e
si accodarono al supposto
buzzurro, dal quale si fece-
ro trascinare verso la glo-
ria.
Mani pulite infatti si divi-
de in due parti. Una squisi-
tamente giudiziaria che
portò in galera vari ma-
riuoli e anche personaggi
di alto livello. Una secon-
da che si trasformò in un
processo di piazza e in un
rozzo repulisti condito
con vari errori giudiziari.
Ma ormai i magistrati era-
no diventati popolari e
passavano per eroi. Nessu-
no ne contestava gli sba-
gli.
È utile ricordare che Bor-
relli, al principio scettico
sull’inchiestona dipietre-
sca, a un dato momento si
accorse che giovava alla re-
putazione dei giudici e la
cavalcò quasi fosse un de-
striero. Lui quanto gli altri
componenti del cosiddet-
to pool. Il fatto che France-
sco Saverio fosse un vero
signore non gli impedì di
sfruttare la situazione on-
de conquistare la fama, og-
gi confermata dagli esage-
rati elogi funebri tributati-
gli dal giornalismo più
conformista e appiattito
del pianeta. Rimane un
punto fermo. Il fautore di
Mani pulite è stato Di Pie-
tro, gli altri fenomeni au-
toelettisi tali si limitarono
ad assecondarlo allo sco-
po di salire alla ribalta.
Questa è la storia di cui fui
testimone. Il resto è fuffa
retorica. Borrelli merita
un attestato di stima qua-
le uomo elegante e di clas-
se. Con qualche peccatuc-
cio. Amen.
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SENZA RITEGNO


Conte vuole fermare la riforma e incolpare la Lega


Sull’autonomia sta provando a fregare il Nord: prima annuncia che parte delle richieste di Lombardia e Veneto saranno respinte


Poi prova a scaricare sul Carroccio le responsabilità del fallimento. Infine, per paura della crisi, prova maldestramente a trattare


ANGELO ZINETTI


■Problemi in vista per il governo italia-
no: le Ong straniere, dopo la vicenda di
Carola Rackete, hanno capito che il mo-
mento per loro è propizio e stanno tor-
nando a farsi sotto. Ieri Sos Méditerranée
e Medici senza frontiere hanno annuncia-
to la partenza di una nuova missione di
soccorso ai migranti nel Mediterraneo
centrale con la nave Ocean Viking. L’im-
barcazione, battente bandiera norvegese
il cui arrivo è stato annunciato già sabato
da un tweet del ministro dell’interno Mat-
teo Salvini, sarà operativa con un equi-
paggio di 31 persone, che comprende 13
del team di soccortitori di Sos Méditerran-
ée, 9 della squadra di Msf oltre ai 9 mari-
nai. La associazioni umanitaria sono an-
che alla ricerca di fondi e lanciano una
richiesta di donazioni con una campagna
online che si chiama #BackAtSea. Ma die-
tro il ritorno in mare ci sarebbe anche il
grande contributo economico (si parla di
100mila euro) elargito dal Comune di Pa-
rigi, guidato dall’esponente socialista An-
ne Hidalgo, per permettere all’Ong il ritor-
no in mare.
«Per un anno, ormai, siamo stati testi-
moni di un deterioramento nella capaci-
tà di risposta dell’Unione Europea di fron-
te alla tragedia umana che si sta svilup-
pando nel Mediterraneo - dice Frédéric
Penard, capo delle operazioni di Sos Méd-

iterranée - L’Operazione Sophia dell’Ue
ha ritirato i suoi asset navali, gli Stati
membri dell’Ue hanno continuato le du-
re campagne di criminalizzazione delle
navi di soccorso della società civile e so-
prattutto, non è stato ancora creato un
meccanismo di sbarchi coordinato, soste-
nibile e condiviso in accordo con la legge
marittima». Le Ong si stanno alleando
dunque per contrastare il blocco dei porti
e la difesa delle frontiere voluti dal gover-
no italiano. L’imbarcazione sarà di pattu-
glia nel Mediterraneo centrale, da dove
proviene il maggior numero di chiaama-
te di soccorso, «ma non entrerà nelle ac-
que territoriali libiche», assicura Penard.
«L’inerzia degli Stati Membri dell’Unio-
ne Europea nella creazione di un mecca-
nismo di ricerca e soccorso nel Mediterra-
neo che fosse condiviso, sostenibile e pre-
vedibile, lascia alla società civile il compi-
to di tornare in mare e salvare vite», insi-
ste Sophie Beau, co-fondatrice di Sos Me-
diterranée. «Tre anni fa, quando abbia-
mo iniziato le nostre operazioni con
l’Aquarius, non avremmo mai pensato di
salvare quasi 30mila vite in mare. Questo
è il motivo per cui adesso più che mai c’è
bisogno del supporto dei cittadini Euro-
pei ad Sos Méditerranée tramite donazio-
ni affinché questa nave possa compiere
la sua missione salvavita», aggiunge la
Beau.
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Per il premier Giuseppe Conte le richieste avanzate dalle Regioni sarebbero incostituzionali

La sfida di “Sos Mediterranée” e Msf”


Nuovi guai per l’esecutivo


Le Ong tornano in mare


Un po’ di giustizia


Fu solo Di Pietro,


altro che Borrelli,


a fare Mani Pulite


Francesco Saverio Borelli

5
lunedì
22 luglio
2019

PRIMO PIANO


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