Libero - 22.07.2019

(Barré) #1

FAUSTO CARIOTI


■Chi se la prende con «i magistra-
ti» in generale, prima di aprire bocca
dovrebbe ricordare che tra loro ci so-
no personaggi come Carlo Nordio.
Classe 1947, una vita passata in toga,
come procuratore aggiunto a Venezia
si è occupato di Brigate rosse, seque-
stri, tangenti ai partiti. È in pensione
da due anni e ha da poco dato alle
stampe il suo libro migliore, “La
stagione dell’indulgenza e i suoi
frutti avvelenati”. Vi scrive cose
crudelmente vere, ad esempio
che «ormai la Chiesa è più una
organizzazione equa e solidale
che una dispensatrice di speran-
ze escatologiche», oppure che
«tanto è facile entrare in prigione
durante le indagini, da presunti
innocenti, quanto è difficile re-
starci dopo la condanna, da col-
pevoli conclamati». Dotato di
una cultura anglosassone e libera-
le, non ha problemi ad andare
controcorrente rispetto ai tanti
(suoi ex colleghi inclusi) che oggi
individuano in Matteo Salvini il
nemico della democrazia da ab-
battere a colpi di machete giudi-
ziario.
Subito dopo la vicenda di Ca-
rola Rackete, lei ha scritto che
«la concentrazione di imbarca-
zioni ong diretta alle nostre co-
ste è troppo massiccia per esse-
re casuale, ed anche senza evo-
car complotti è ragionevole pensa-
re che la strategia per mettere in
difficoltà il nostro Paese sia ben più
raffinata di quella rappresentata
dalla singola capitana». Parole for-
ti, dottor Nordio, tanto più se dette
da uno che le pesa ed aborre la cul-
tura del sospetto. Cosa significano?
Chi ha interesse a indebolire la so-
vranità italiana?
«Una coincidenza è una coinciden-
za, ma due coincidenze sono un indi-
zio e tre fanno quasi una prova. Vi è
stata, in quei giorni, una concentrazio-
ne tale di ong e una spavalderia nello
sfidare le nostre leggi che è più facile
pensare a una strategia pianificata,
piuttosto che a una serie casuale. Mol-
ti Paesi hanno interesse a destabilizza-
re il nostro governo, e questo può es-
ser ritenuto un mezzo efficace».
Da pm, lei si occupò dei finanzia-
menti al Pci-Pds da parte delle
coop rosse. Che idea si è fatto, ades-
so, della trattativa condotta da


Gianluca Savoini con i russi nell’ho-
tel Metropol? C’era dietro un tenta-
tivo di finanziamento illecito alla
Lega?
«Le conversazioni diffuse non evi-
denziano trattative di tangenti, e an-
cor meno di finanziamenti alla Lega.
Si parla di affari con una banca che, a
quanto ho letto, ha un bilancio da piz-
zeria. La procura di Milano indaga da
mesi, e non ha ipotizzato il reato di
finanziamenti illeciti. Infine, e come
al solito, quando si tratta di intercetta-
zioni diffuse a spizzico, c’è il rischio
che vengano selezionate in modo inte-
ressato per colpire qualcuno».
C’è l’altra questione, riguardante
chi ha registrato quella conversa-
zione e l’ha recapitata al sito Buzz-
Feed. L’ipotesi che in quell’albergo
qualcuno diverso dai servizi russi
riesca a compiere un simile lavoro
è poco credibile. Lei quali mani e
intenzioni ci vede dietro?
«Le ipotesi sono molte, ma oggi i

sistemi di intercettazione, anche a di-
stanza, sono tali e tanti che chiunque
può esserne stato l’autore. Con que-
ste captazioni di conversazioni vale
l’ammonimento di Richelieu: “Date-
mi una lettera e un paio di forbici e ne
farò impiccare l’autore”».
Si stupirebbe se, dopo quella con-
segnata a BuzzFeed, dalla Russia
arrivassero altre rivelazioni su Sal-
vini?
«Mi stupirei se ci fossero intercetta-
zioni “di” Salvini, non se ci fossero
“su” Salvini. Il modo migliore per
compromettere un uomo politico è
parlar male di lui sapendo di essere
intercettati».
Peraltro l’inchiesta aperta sulla
vicenda moscovita non sembra ave-
re scosso minimamente gli italiani:
nei sondaggi la Lega continua a cre-
scere. Non crede che questo sia do-
vuto anche alla scarsa credibilità
della magistratura, oggi ai minimi
storici?

«È vero che la credibilità della magi-
stratura è ai minimi storici, soprattut-
to dopo le vicende di Palamara e del
Csm. Ma in questa vicenda la magi-
stratura non c’entra. La procura di Mi-
lano è stata ed è estremamente riser-
vata e prudente. Piuttosto è assai scar-
sa la credibilità del sito che ha diffuso
l’intercettazione che peraltro, ripeto,
pare rivelare ben poco».
Nell’occasione si è rivista la vo-
glia dei partiti di usare le inchieste
giudiziarie come clava contro gli av-
versari. Consegnandosi acritica-
mente nelle mani dei magistrati, il
cui errore è contemplato dal diritto
italiano almeno sino alla sentenza
definitiva, la politica contribuisce
al proprio discredito?
«Certamente sì. Si dice che la magi-
stratura è invasiva, e magari qualche
volta lo è. Ma è stata la politica, in
questi ultimi venticinque anni, a fare
incredibili passi indietro, dimostran-
dosi supina nei confronti dei giudici,

e soprattutto provando a estromette-
re l’avversario valendosi delle indagi-
ni. Sperando cioè, per dirla con Win-
ston Churchill, che il coccodrillo man-
gi il nemico, mentre alla fine il cocco-
drillo mangerà anche lui».
A questo proposito, non trova il
caso di Armando Siri un pericolo-
sissimo precedente? È stato costret-
to alle dimissioni un membro del
governo solo perché indagato: cosa
accadrà nel momento in cui la
stessa cosa toccherà a un pre-
mier o a un ministro di primo
piano? Non si compromette,
in questo modo, anche la sere-
nità del lavoro dei magistrati?
«Sì. È stato un grave errore per-
ché confligge con la presunzione
d’innocenza e con l’autonomia
della politica. Ed è anche vero
che responsabilizza il magistrato
in modo anomalo. Se io so che
l’informazione di garanzia che
sto per spedire in quanto atto do-
vuto farà cadere un ministro, o
un governo, o magari la legislatu-
ra, mi sento investito di un ruolo
che eccede le mie funzioni, e alte-
ra la mia serenità».
Mentre il governo litiga, nes-
suno pare prestare attenzione
al fatto che dal primo gennaio
entrerà in vigore la norma
che, in pratica, abroga la pre-
scrizione. È stata una mossa
scellerata rinunciare a un prin-
cipio cardine dello Stato di di-
ritto?
«La riforma della prescrizione non
solo è sciagurata e probabilmente in-
costituzionale, ma sortirà l’effetto con-
trario a quello sbandierato, perché al-
lungherà i processi in attesa della sen-
tenza definitiva, con grave danno del-
le vittime in attesa di risarcimento».
La riforma del processo penale,
in qualche modo non ben definito,
dovrebbe compensare la cancella-
zione della prescrizione. Cosa ri-
schiamo se la sconquassata mag-
gioranza gialloverde non riesce a
correggere le regole del processo?
«Non credo che la riforma della pre-
scrizione entrerà in vigore, perché Sal-
vini ha dichiarato solennemente che
essa dovrà essere accompagnata da
una riforma radicale del processo. E
sono convinto che questa non si farà
entro l’anno, sia per mancanza di tem-
po, sia per le diversità di vedute dei
due alleati».
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Presidente dell’europarlamento


Sassoli chiama le toghe contro il Carroccio


Invece di occuparsi dei guai dell’Unione, nel suo primo discorso il dem prova a colpire Matteo


PIETRO MANCINI


■Dal Manifesto di Ventote-
ne “Per un’Europa libera e uni-
ta”, redatto nel 1941 da Altiero
Spinelli e Ernesto Rossi - men-
tre si trovavano al confino co-
me oppositori del regime fasci-
sta - alla parola d’ordine, giusti-
zialista, del post-comunista Da-
vid Sassoli, 63 anni: «Salvini, at-
tento. Daremo la priorità
all’apertura di un’inchiesta, a
Strasburgo, sulle interferenze
russe» nella politica italiana,
date per certe, comel’Espresso
e quanti demonizzano Putin,
ma poi fanno fanno affari con
lui...
È stata molto deludente la
prima, lunga sortita del nuovo
(?) Presidente dell’Assemblea
di Strasburgo, del Pd, che ha
auspicato «la ripresa del cantie-
re europeo» da parte delle élit-
es politiche e burocratiche.


Sassoli spera in una legislatu-
ra vincolata ai risultati delle ele-
zioni del 26 maggio, ma la sua
esternazione pone nel mirino
proprio le forze,
la Lega in primis,
che sono state
premiate da quel
voto.
Parole inade-
guate e concetti
scontati, quelli
del successore
del forzista Taja-
ni, a cui somiglia
molto, su questio-
ni epocali: la crisi
economica, le migrazioni, la
criminalità organizzata, l’insta-
bilità geopolitica ai nostri confi-
ni, determinata da conflitti, ter-

rorismo, povertà. Sassoli dimo-
stra di non comprendere che
l’inchiesta sulle interferenze
russe, negate in Italia e a Mo-
sca, è una intrica-
ta e oscura vicen-
da, interna al ceto
politico e al mon-
do degli affari. E
non è, certo, in
grado di appassio-
nare l’opinione
pubblica, né di ri-
durre la disaffezio-
ne, la distanza e
la sfiducia nei con-
fronti delle istitu-
zioni, nazionali ed europee,
percepite come lontane dagli
ideali iniziali, cari a Spinelli e a
Rossi.

Il Capo dell’Europarlamen-
to ha deluso quanti auspicava-
no che il Vecchio Continente
ripartisse proprio dallo spirito
e dalla visione dei grandi Padri
fondatori del progetto euro-
peo.
Nello stesso giorno in cui è
morto l’ex Procuratore, Borrel-
li - che concretizzò la subordi-
nazione della politica alla giu-
stizia - dalla poltrona più alta
dell’assemblea di Strasburgo,
il Presidente ripropone l’obbe-
dienza delle assemblee elettive
alle toghe, titolari delle inchie-
ste più delicate contro gli avver-
sari della sinistra. Nessuno si
aspettava l’annuncio di una
guerra delle euro-istituzioni ai
poteri forti, dalle grandi azien-

de ai giornaloni alla magistratu-
ra. Ma il progressista romano
avrebbe potuto sottolineare
l’autonomia dei vertici Ue,
chiedendo agli altri poteri com-
portamenti irreprensibili. So-
prattutto perché, nelle moder-
ne democrazie, non possono
esserci soggetti da considerare
preminenti nei confronti della
volontà dei cittadini, espressa
nelle “gabine” elettorali.
Con la stoccata a Salvini, Sas-
soli ha obbedito a Matteo Ren-
zi («il Pd si occupi del Matteo
leghista, non di me!») e ha aper-
to al settore giustizialista del
M5S, a Beppe Grillo, a Fico e a
quei giovani deputati grillini fi-
gli di quanti, negli anni delle
manette facili, inneggiavano:

«Di Pietro, Borrelli, “Ilda la ros-
sa”, fateci sognare!».
Dal compagno David non
erano attesi messaggi a Salvini
e a Marine Le Pen, fautori di
una nuova “Europa dei popo-
li”, non più condizionata dai
burocrati, dai banchieri, dai fin-
ti buonisti delle Ong. Ma, cer-
to, un segnale di rispetto per il
vice-premier leghista, che è il
leader del secondo partito
d’Europa, l’ex veltroniano
avrebbe potuto inviarlo. Inve-
ce, neppure l’annuncio della
“strategia dell’attenzione” nei
confronti del Pci, attuata da Al-
do Moro, che pure è stato osse-
quiato da Sassoli. Solo vaghi
auspici, in politichese («spac-
cheremo il fronte sovranista»)
e generiche promesse, si-
mil-Di Maio, sul salario mini-
mo e sulle indennità di disoc-
cupazione.
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Carlo Nordio


«Nelle intercettazioni russe


non c’è nulla contro Salvini»


L’ex magistrato: «Dietro alle navi delle ong ci sono Stati europei interessati


a indebolire l’Italia. Follia cacciare Siri dal governo e abolire la prescrizione»


Carlo Nordio, classe 1947, ex procuratore aggiunto di Venezia, ha da poco pubblicato “La stagione dell’indulgenza e i suoi frutti avvelenati”

David Sassoli(LaPresse)

(^6) lunedì
22 luglio
2019
ITALIA
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