Corriere della Sera - 18.03.2020

(C. Jardin) #1


24 Mercoledì18Marzo2020 Corriere della Sera


a fargli mancarevoti decisivi.
Sappiamo già qualecolore
e quale sapore avrebbe la mi-
nestra incaso di vittoria di
Trump. Più difficileècapire
come si muoverebbe Biden (il
quale avrebbecomunque a
che farecon l’America di oggi,
spaccata in due, scossa da
spinteetentazioni estremi-
ste). È per lo meno plausibile
immaginare checon Biden al-
la Casa Bianca, messo da parte
il nazionalismo esasperato
dell’era Trump (America
first), la politicaamericana
non avrebbe più l’obiettivo di
abbattere i pilastri di quel si-
stema di alleanzepolitiche e
di interdipendenzeeconomi-
che creato dalla stessa Ameri-
cadopo la fine della Seconda
guerra mondiale. Sarebbe

certamente una buona notizia
per l’Europa. Abbiamo potuto
constatareinquesti anni che
cosa sia un’Europa non più
strettamentelegata agliStati
Uniti: una somma di impo-
tenze.Ve nuto meno ilcemen-
to assicurato dalla leadership
americana, gli europei sono
allo sbando, prontiaparaliz-
zarsiavicenda, privi di un
«governo» (inteso in senso la-
to), segnati dalla debolezza
politicatedesca e daivelleita-
rismi neo-gollisti di un Em-
manuel Macron che non di-
spone delconsenso di cui go-
devainFrancia il generale
Charles de Gaulle nel decen-
nio 1958-1968.
Forse il declino politico
americanocontinuerebbe an-


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SEGUEDALLA PRIMA


P


erònonconvie-
ne scambiare
per unacausa
primaria quello
che, al massi-
mo,èsolo un
acceleratoredi
una de-globaliz-
zazione che era già in atto per
contosuoeper ragioni che
con ilcoronavirus non hanno
nulla a che fare. Ricordo che,
ben prima che Donald Trump
diventasse presidentedegli
StatiUniti, l’Organizzazione
delcommercio mondiale ave-
vasegnalatolapreoccupante
tendenza (innescata dalla cri-
si economicadel 2007-2008)
alla moltiplicazione delle mi-
sure protezioniste: minacciati
dalla crisi, neltentativo di sal-
vareilivelli di occupazione,
moltiPaesi avevano sceltodi
innalzare barriere e aumenta-
reidazi. L’amministrazione
Trump, fin dal suo esordio,
non bloccòquesta spinta. An-
zi, diede un ulterioreforte im-
pulso alventoprotezionista
con le sue guerre dei dazi, an-
nunciateeparzialmenteat-
tuate, neiconfronti di Cina ed
Europa.
Eccoperché l’epidemia in
attoèsolo un acceleratoree
non unacausa. Ed eccoanche
perché le future elezioni ame-
ricane sonocosì importanti.
Se dovesse essere riconferma-
toTrump non ci sarebbe
scampo. Oltre a tutto l’epide-
mia è un’ottima scusa per chi,
in America, in Europa eovun-
que, puntaaridurreilgrado
di interdipendenza fra il pro-
prioPaese e il mondo esterno.
Trump non potrebbe checon-
fermarelesceltefatteinpre-
cedenza. Con un’altra applica-
zione della «cura Trump»
(per inciso, e checché ne pen-
si la sinistra europea, una
«cura Sanders» avrebbe lo
stesso effetto) gli spazi econo-
mici aperti, quelli che permi-

serolaspettacolarecrescita
dell’interdipendenza globale,
subirebberoulterioriforti
contrazioni. Quella globaliz-
zazione che in anni passati os-
servatori incauti definivano
«irreversibile» si rivelerebbe,
come è già accaduto altrevol-
te nella storia,reversibilissi-
ma.
Ciò che si sottovaluta è che
il fenomeno (malamente) de-
finito globalizzazione non era
figlio di genitori sconosciuti,
era figlio dell’egemonia eco-
nomica, politicaemilitare
statunitense. La globalizza-
zione, insomma, parlava (e in
gran parteparla tuttora) in-
glesecon accento americano.
Cosìcome la globalizzazione
dell’ultima partedel Dician-
novesimo secolo utilizzavala
stessa lingua macon accento
britannico.
Sembra quindi plausibile
sostenereche la de-globaliz-
zazione in atto siaconnessa al
ridimensionamento (relativo)
della potenza statunitense: un
ridimensionamentodel qua-
le, sia pure in modi econ stili
diversi, sono stateespressio-
ne sia la presidenza Obama
sia la presidenza Trump.
Tutto è perduto dunque? Ci
aspetta un déjà vu, un ritorno
ai decenni bui che precedette-
ro la Seconda guerra mondia-
le,come molti ipotizzano da
tempo? Non è detto. La storia
mantiene un ampio grado di
imprevedibilità (comeconfer-
ma l’epidemia in atto).
Non tuttocambierebbe ma
molto sì se Donald Trumpve-
nisse sconfitto da uncandida-
tomoderatonelle prossime
elezioni presidenziali. La ri-
nascita diJoe Biden nelle pri-
marie democratiche ha del
miracoloso. Sembravaspac-
ciato e invece è di nuovo in pi-
sta. Seottenesse la nomina-
tion potrebbe (forse) battere
Trump. Sempreche Bernie
Sanders,come giàfece con
Hillary Clinton, non riuscisse

CONL’EPIDEMIAINAMERICA


LA PROVA DECISIVA


L’emergenzaIlcoronavirusnonsaràlacausaprimaria


dellade-globalizzazione,mapotrebbecostituire


unacceleratorediunprocessochenonsoloTrumpvuole


diAngeloPanebianco


checonBiden ma senza l’ac-
celerazione (provocata dal-
l’indebolimentodelle tradi-
zionali alleanze) che il proces-
so ha subitosottoTrump.E
anche le spinte alla de-globa-
lizzazione sarebberomeno
furiose.Ve rosimilmente.
Resterebbe l’incognita ci-
nese.Perlaposizione cinese
nel mondo, effettivamente, la
vicenda delcoronavirus po-
trebbe rivelarsi uno spartiac-
que. O, per lo meno, un episo-
diocon fortevalenza simboli-
ca.Ricordatequando Xi
Jinping,controilnazionali-
smo trumpiano, propose al
mondo il suoPaesecome
nuovaguida della globalizza-
zione? Chi ci credette nonfece
iconticonilfattoche, quali
che siano i suoi successi eco-
nomici, una società chiusa,
con uncapitalismocontrolla-
todalloStato(dal partito), è
cosa diversa dalle società oc-
cidentali, quelle che, per l’ap-
punto, hanno generato,efin
qui guidato, l’economia aper-
ta. La vicenda delcoronavirus
ha rivelatoimpietosamentea
tutti quantoforti siano le dif-
ferenze. La Cina (forse) ha in-
fine debellatol’epidemia ma
conuna gestione dell’emer-
genza autoritaria e a tratti vio-
lenta, impossibile incontesti
democratici.Èdifficile che
nel futurodel mondo ci sia
una egemonia cinese.Onon
ci saranno più egemonie (ma
anche le economie allora si
chiuderanno e ilcaos politico
aumenterà) oppurelaCina
dovrà accettaredirinunciare
apretese di dominio, dovrà
cercareunacollocazione al-
l’interno di un sistema direla-
zionieconomicheepolitiche
cheresterà ancoraalungo
guidatodaunmondo occi-
dentale sia pureindeclino.
Chissà?Forse dopo le prossi-
me elezioni presidenziali si
potrà dire: l’Americaètorna-
ta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

ANALISI
&
COMMENTI

❞ Possibilità
Sipuòipotizzareche
BidenallaCasaBianca
nonavrebbe
glistessiobiettivi

N


el mentrelaComunità scien-
tificamondialeèimpegnata
nella scoperta di unaterapia
efficaceenella elaborazione
di unvaccino percombattere
eprevenireilnuovo coronavi-
rus, al quale peraltroèstato
assegnatol’enigmisticono-
me COVID-19, allo statol’uni-
corimedio possibile per argi-
narne la diffusione,èlimitare
il contattotra le persone.

Anche per quantoriguarda
iprovvedimenti legislativi,
che allegoricamentepotrem-
moconsiderarelacura politi-
ca,soltantoinfuturosarà
possibilevalutarneconobiet-
tività l’efficaciaelatempesti-
vità.
Tuttavia già oggi, purcon-
tinuandoacombatterel’im-
perscrutabile nemicocon
tuttelearmi che si hanno a
disposizione, che nella stra-
grande maggioranza deicasi
significarispettarerigorosa-
menteleprescrizioni sanita-
rieeamministrativepromul-
gate, possiamo rilevareche
alcune gerarchievaloriali so-
no giàcambiate.
Èilcaso del dirittoalla sa-
lute, ormai unanimemente
riconosciutoanche dal punto

di vista sostanziale oltreche
formale,come l’unicofonda-
mentale, essendo evidentea
chiunque che soltantolasua
tutela puòconsentireilgodi-
mentodegli altri.
Laconseguenza più imme-
diata,esispera irreversibile,
èildefinitivosuperamentodi
qualsivogliaconflittotra il di-
rittoalla saluteegli altri tra i
quali, in primo luogo, il lavo-
ro.Una questione che seppu-
rerisolta datempo, quanto-
meno dalla giurisprudenza
della nostra CorteCostituzio-
nale nel 2018edaquella di
Strasburgo nel gennaio dello
scorso annoèstata, almeno
sino ad oggi, ciclicamenteri-
proposta,come nelcaso Ilva,
mettendo in dubbio la neces-
sità di preservareilbenessere

elaqualità della vita prima di
altri diritti.
Unapolemicache ha pro-
dottodelleconseguenzeesi-
ziali poiché ha impeditol’at-
tuazione di una piena affer-
mazione, siaalivello locale
che globale, del dirittoalla
salute.Unrisultatoche si sa-
rebbeconcretamentepotuto
raggiungeredatempoovegli
Stati, quantomenoalivello
europeo, avesseroriservato
maggioreattenzione al Prin-
cipio di precauzione.Una
delle più importanti innova-
zioni culturali, prima ancora
che giuridica, che pur essen-
do stata inizialmenteintro-

dotta nella normativainter-
nazionale del settoream-
bientale, ha gradualmente
esteso la sua operativitàco-
me strumentodiprotezione
anche della saluteumana.
La suaforzaèquella dico-
niugarelediverse prerogative
del dirittoalla salute,caratte-
rizzatodauna difficile unita-
ria qualificazione,equello
della libertà di iniziativaeco-
nomicaepersonale. Ma an-
che,ariprovache si tratti del-
la più evolutaforma di pre-
venzione, diconsentireun’ef-
fettivainterazione dei beni
saluteeambienteevitando
che gli stessi possano essere
compromessi sia dai pubblici
poteri (dallecomunità inter-
nazionali ai singoliStati) che
dai privati.
Nonèuncaso cheapartire
dal TrattatodiMaastricht il
principio in questioneèstato
recepitocomecaratterizzante
le politiche dell’Unione nel
settoreambienteesalute
umana.
Èrealisticosupporreche

diGerardoVillanacci


AFFRONTAREL’ALLARME


ILDIRITTOALLASALUTE


EILPRINCIPIODIPRECAUZIONE


usciremo vittoriosi dal grave
momentoche ci affligge,co-
meègià avvenutoinaltri mo-
menti bui della storia. Nondi-
meno, perché ciò accada bi-
sogna da subitorendere ope-
rativosottotuttiiprofili, da
quello eticoaquello econo-
mico, il principio di precau-
zione in lineaconquantogià
stabilito, nell’ormai lontano
luglio 2005, dalla Cortedi
Giustizia Europea. Ciòcon-
sentirà anche di superareil
nostroradicatoindividuali-
smo anarchico,come le sce-
ne di questi giorni hanno do-
cumentatomostrando perso-
ne che ritenendosi immortali
hanno disatteso le indicazio-
ni dicautela impartitedagli
scienziati, mettendoarischio
l’incolumità degli altri,edi
attuareuna efficacemedia-
zionecomunicativanella
consapevolezza che le parole
possono avereundiversova-
lorediveritàasecondo delle
modalitàedella qualità di chi
le pronuncia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’EGOISMONONDEVEVINCERE


LASTRADAGIUSTA


SEGUEDALLA PRIMA


M


a noi, che abbiamo indicato la via
all’Europa, non ci stiamo
comportando bene. Non abbastanza.
Gli appelli del Viminale, simili a quelli
del sindaco di Milano Giuseppe Sala e del
presidente dellaRegione Lombardia,
AttilioFontana, ci raccontano unaverità
checonosciamo tutti: non stiamo rispettando
le regole. Basta affacciarsi alla finestra: molti
passeggiano,corrono,vanno in bicicletta.
Non è vietato, èvero. Ma serve spirito di
comunità per battere il virus. Il modulo da
compilare per uscire dicasa non è un pezzo
di carta per imbrogliarecon motivazioni
magari inattaccabili ma che sappiamo fasulle.
Vivereconfinati è una prova durissima,
la negazione della libertà, nonc’è privazione
più grande.Una democrazia può e deve dare
regole, anche molto rigorose, ma rinunciare
per un periodo alla libertà perfermare
il morbo può essere soltanto la scelta
consapevole di ognuno di noi.
Noi, che mai faremmo male a nessuno,
in questi giorni, solo uscendo troppo dicasa,
potremmo danneggiare inconsapevolmente
altre persone. Sono giorni cruciali per la
svolta, per ritrovare al più presto
la nostra vitavera. Purtroppo nessuno
è in grado di dirci: sacrifichiamoci per una
settimana e poi sarà finita. Ma sappiamo
di sicuro checon il massimo impegno
potremofermare ilcontagio. Non è ancora
tutto ma il premio sarebbe già alto.
Unpo’ direspiro per medici e infermieri.
Cure migliori per gli ammalati, la possibilità
di onorare e piangere le persone
che abbiamo perduto e poi, piano piano,
tutto ilresto.
Restiamo acasa nelle città piùcolpite.
Marestiamo acasa soprattutto aRoma,
nel Lazio e in tutte quelleregioni,
soprattutto del Sud, che hanno lafortuna
di avere un numero basso dicontagi.
Facciamolo perché sia sradicato il virus al più
presto.
Ma anche per rispetto e gratitudineverso
la Lombardia, ilVe neto, l’Emilia-Romagna,
che per prime si sono chiuse,con ilcontagio
in casa, impedendo la diffusione
incontrollata della malattia in tutto ilPaese.
Avremotempo pertornare a discutere
se la libertà sia obbedire alle leggi
che ci siamo liberamente dati o se invece la
libertà sia fare tutto ciò che le leggi non ci
vietano. Adessorestiamo acasa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

diRobertoGressi


❞ Indicazioni
Sitrattadiagireinlinea
conquantostabilito
nel2005dallaCorte
diGiustiziaEuropea
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