Corriere della Sera - 18.03.2020

(C. Jardin) #1


CorrieredellaSera Mercoledì18Marzo2020
CULTURA

31


Finoal3aprile


Daoggi#CasaLaterza


dialogaconglistudiosi


indirettasuInstagram


Sarà oggi l’ex ministro del Lavoro edex
presidente dell’Istat Enrico Giovannini il
primo protagonista dell’iniziativa
#CasaLaterza, organizzata dall’editrice per
offrire al pubblico riflessioni sui problemi
della societàcontemporanea in questi
momenti eccezionali di sospensione delle
attività culturali pubbliche. Ogni giorno, da
oggi fino al 3 aprile, in diretta sull’account
Instagram di Laterza (@editorilaterza), tra le

ore 12 e le 13, uno studioso le cui opere
appaiono nelcatalogo siconfronteràcon un
esponente dellacasa editrice. «Partiremo dai
libri — dichiara Giuseppe Laterza — perché è
il nostro lavoro, ma anche perché pensiamo
che i buoni libri aiutino a vivere meglio. Ogni
giorno, apriremo la finestra dicasa, lacasa
editrice in cui lavoriamo, per guardare al
mondo fuori.Come sifa, appunto quando si
apre un libro». Dopo Giovannini, che ha

pubblicato per Laterza l’anno scorso L’utopia
sostenibile , sarà la volta domani dello storico
Alessandro Barbero, autore di numerose
pubblicazioni per Laterza, tra cui Caporetto
(2017) e CarloMagno (2000).Venerdì 20
marzotoccherà all’economista MartaFana,
autricecon SimoneFana del saggio Basta
salaridafame! , edito l’anno scorso da
Laterza. Ilcalendariocompleto dei dialoghi è
sul sito http://www.laterza.it.

zarlacon il «politicamentecorretto».
Tuttoquesto, però, ormaièstoria. C’è
un nuovometro per misurare lacoscienza
di ognuno. È estemporaneo. Anzi,come si
direbbe ora, è «esponenziale». Sono chiu-
so in macchina, di ritorno dalla spesa, mu-
nito di apposita autocertificazione. Al se-
maforoc’è un padreche tiene in braccio
una bambina.Èriuscitoaeluderelarete
deicontrolli e chiede l’elemosina agli au-
tomobilisti. Sulle prime, penso di aprire il
finestrinoediconsegnargli una moneta.
Ma poi ci penso, quel semaforo è un luogo
promiscuo, da evitare. Chissà quanticon-
tagi quell’uomo può aver raccoltoda
quando è lì. Certamente, quello è il posto
meno sicuro per esporre una bambina. Ma
se quell’uomo non avesse avuto alternati-
ve? Allora che faccio: tiro dritto oppure gli
do qualcosa,correndo un rischio per en-
trambi, per i mieicari e chissà per quanti
altri? Nella nuovascala divalori, che posto
occupano quell’uomoelasua piccolina?
Mi ritrovodavveroasperareche scatti al
più presto ilverde per guadagnarmi il pre-
testo d’ignorarlo?Per mia ipocritafortuna,
una pattuglia di vigili intercetta il mendi-
canteprima che io debba prendereuna
decisione.
Qualcuno ha paragonatoquestaauna
guerra. La Guerra dei Mondi, aggiungo io.
Il coronavirusèun’invasioneextraterre-
stre, maforse, giorno dopo giorno, stiamo
tragicamentescoprendo che su questo
pianeta gli alieni eravamo noi, e che la so-
pravvivenza della vita magnifica e preziosa
che ci circonda passa per la nostra distru-
zione.Forsecela meriteremmo sul serio,
solo per aver pensato la frase «tanto muo-
iono soltanto ivecchi», che serpeggia nei


sorrisini di chi sfida la paura e se neva a
zonzo oppure al mare.
Mia madre èvecchia, non può più par-
larmi. Eppure sento nitida la suavocenella
testa mentre mi ripete, fino allo sfinimen-
to, come un mantra, fin da ragazzino «La-
vati le mani!». La stessa frase che, chissà
perché, ripetocome un’ossessioneamio
figlio che, infatti, sbuffa ma poi lo fa auto-
maticamente, anche solo per non dovermi
sentire. Ora lo so: quelconsiglio viene da
un altrotempo, da un’altra dimensione. I
vecchivedono il futuro. Ivecchi lo sapeva-
no che sarebbetoccata a loro adesso la pri-
ma linea. Ma, senza queivecchi, siamo
perduti, perché non sapremo maicome
andràafinire.Perciò la lorobattagliava
sostenuta. È quello che mi dice anche un
amicomedico, chiamandomi dal fronte.
Descrivendomi questivecchicome bambi-
ni, chevogliono solo qualcuno che litenga
per mano.Una mano dicarne e non di lat-
tice.Eocchi da guardare, non schermati
dalla plasticadiuna visiera.Eunsorriso
che non sia nascostodaun’anonima ma-
scherina. E mi ricorda anche chec’è qual-
cosa di peggio che morire, ed è morire so-
li.
Come state? Io sto bene. Chissàcome sta
adesso quel padre che mendicava al sema-
foro con in braccio la sua bambina. Speria-
mo che stiano bene anche loro.Perché
unacosa ècerta: da adesso in poi nessuno
potràpiù permettersi il lusso di ignorare
come stanno gli altri. Siamo tutticonnes-
si. Ma stavolta nonc’entra niente latecno-
logia. Siamo unarete di anime e dicorpi. E
ci salveremo solorestando uniti anche da
separati.
Il desideriopiù grande di ogni soldato
in guerra è poter tornare acasa. Noi stiamo
chiusi incasa e desideriamo di poter tor-
nare al mondo.
©RIPRODUZIONERISERVATA


Enrico
Giovannini

Favoleadistanza
Ogniseralamammadelmio
bimbogliposailcellularesul
cuscinoegliraccontounafiaba.
Riconoscoilsuorespiroche
cambiaappenasiaddormenta,
quelrespiromitieneinvita

Ideologo


●Nato il 22
febbraio 1943
a Dzeržinsk, in
Russia (allora
Urss), lo
scrittore e
politico russo
Eduard
Savenko (noto
come Limonov)
è morto ieri in
una clinica di
Mosca

●Limonov
(nella foto a
destra, accanto
al simbolo del
suo Partito
nazional-
bolscevico) da
ragazzo ha
frequentato
bande di
teppisti e ha
cominciato a
scrivere poesie,
appunto con lo
pseudonimo
Limonov

●Nel 1974
Limonov è
emigrato negli
Stati Uniti, dove
è rimasto fino
al 1980. Quindi
è andato a
vivere a Parigi

●Tornato nel
1991 in Russia,
dopo il crollo
del regime
sovietico si è
dedicato alla
politica,
fondando il
Partito
nazional-
bolscevico.
Negli anni
Novanta è
andato in
Bosnia per
appoggiare i
nazionalisti
serbi

●La vita
del leader
russo, che ha
avuto quattro
mogli ed è
passato
attraverso
esperienze
estreme, è
stata narrata
nel libro
Limonov
(2011) dallo
scrittore
francese
Emmanuel
Carrère (con lui
nella foto più
piccola)

●Oppositore
di Putin,
Limonov ha
pubblicato vari
libri anche in
Italia. Il più
recente è Il
boia (Sandro
Teti, 2019)

Èmorto aMosca EduardLimonov


politicoambiguo,eroeletterario


AddiiScrittoreeleadernazional-bolscevico,aveva77anni.LoresefamosolabiografiacheglidedicòCarrère


E


raconosciutoper una
vita avventurosaecon-
traddittoria, ma soprat-
tutto per il racconto che
ne avevafattolui stessoeche
avevaispiratoscrittori più fa-
mosi di lui,come Emmanuel
Carrère. Di EduardLimonov
sappiamo moltecoseemolte
altrerimangono avvoltenel-
l’incertezza. Natonel 1943 a
Dzeržinsk, nellaregione di
Nižnij Novgorod,ecresciuto
nell’Ucraina sovietica, finisce
adolescenteinospedale psi-
chiatrico e nel 1967vaa Mosca,
dovevive a metà tra i circoli let-
terari e il dissenso esistenziale
di quelli che ilregime chiama
huligani (teppisti), anche se il
padre è un membro delKgb.
Nel 1973 abbandona l’Unio-
ne Sovieticacon la moglie Ele-
na Šapova, chiedendo di espa-
triareinquantoebreo (anche
se non lo è) e l’anno successivo
si stabilisceaNewYork, dove
lavoracome giornalista e scrit-
toreesilega alla subcultura
punk del periodo, facendo di-
versi lavori per sopravvivere,
cercando di farsi notarenegli
ambienti mondani, sospettato
anche di essereunagenteso-
vietico.
Nel 1980 si trasferisce aPari-
gi, dovepubblicaunromanzo
( Eddy-babytiamo ,Salani,
2005) che racconta i suoi anni
precedenti e provoca scandalo
per la narrazione di incontri

magine,come quando si fafo-
tografareaspararedallecolli-
ne di Sarajevo, durante la guer-
ra in Bosnia,con i nazionalisti
serbi, o ad aiutare i soldati rus-
siacombattereinCecenia, o
parteggia per i separatisti della
Transnistria, in Moldavia. No-
stalgico ecantore di una iden-
tità russa profonda, si atteggia
a bandito rivoluzionario.
Nel 2001, quando ha giàrot-
tocon molticompagni di par-
tito, viene arrestato in un rifu-
gio di montagnaconl’accusa
divoleredestabilizzareilKa-
zakistancon un gruppo di gio-
vanotti armati di fucili dacac-
cia. Condannatoaquattroan-
ni,nepasserà quasi due nella
prigione di Lefortovo, insieme
a terroristiceceni, approfittan-
done per scrivere un libro do-
po l’altro.Pochi giorni prima
del suo arresto lo storico della
letteratura russa Mauro Marti-
ni parlavadiEduardLimonov
come di un «improbabile agit-
prop nella nuovaRussia, profe-
ta del turpiloquio, dissidente

che scandalizza i dissidenti per
beneeoraèunimprobabile
bolscevicodiritorno».Poco
prima Limonovaveva«cele-
brato» l’anniversario delle Bri-
gaterosse, che indicavacome
modellopercombatterenella
Russia di Putin. Violentoe
bohemien altempo stesso,ve-
ste i suoi ragazzicon divise che
mescolano hitlerismo e stalini-
smo, ma li pescanelle sacche
di disagio giovanile, tra punk e
skinhead, tra ultras delcalcio e
artisti d’avanguardia in disar-
mo. Il suo partito, nel 2007,
viene messo fuori legge perché
insistenell’identificareinPu-
tin il pericolo maggioreper il
popolo russo e perchécoinvol-
toin un traffico di armi.
In bilicotra delinquenza e
poesia,isuoiromanzi sono
stati spesso giudicati positiva-
mente anche da una critica che
non ne accettaicomporta-
menti e le idee, per lacapacità
di raccontare la gioventù sradi-
cata della fase finale dell’Urss e
del postcomunismo. Tra le sue
opereusciteinItalia: Illibro
dell’acqua (Alet, 2004); Diario
diunfallito (Odradek, 2004); Il
trionfodellametafisica (Sala-
ni, 2013); iltesto autobiografi-
co Zonaindustriale (Teti,
2018); ilromanzo Ilboia (Teti,
2019). Il 13 marzo, sul suo profi-
loFacebook, aveva annunciato
che stava finendo un nuovoro-
manzo, Ilvecchioinviaggio ,
che avrebbe datoprestoalle
stampe.
©RIPRODUZIONERISERVATA

sessualicon gli homeless della
Grande Melaeilturpiloquio
accentuato. In Francia, dove
acquista la cittadinanza, trova
spazio negli ambienti intellet-
tuali e in quelli politici, si pre-
sentacome «poeta maledetto»
eanima ambienti chicetra-
sgressivi, ma frequenta anche
gruppi della destraxenofoba.
Con la fine dell’Urss Limo-
nov, il cuivero cognome è Sa-
venko,torna nella suavecchia
patria, doveil suoromanzo ha
enorme successo. Nel 1994
crea il giornale «Limonka» (un
tipo di bomba a mano), organo
delPartito nazional-bolscevico
Altra Russia, un’organizzazio-
ne che attrae soprattutto giova-
ni delusielegatoadambienti
musicalirock e punk e artistici
di avanguardia, in una sorta di
controcultura permanente.
Anche se molti criticano ilcon-
nubio «rossobruno» che uni-
sce, per protestaeper creare
scandalo,iduetotalitarismi,
Limonov trova estimatori e di-
venta un personaggio altempo
stesso notoe imbarazzante. La
sua maggiorecapacitàconsiste
nel creareilmitodiséstesso,
congesti eclatanti anche se
spesso solo simbolicied’im-

diMarcelloFlores


Incroci


Viteparallele


chesono


dientrambi


C


redo che Emmanuel
Carrère debba a
Limonov quella che si
chiama la sua piena
maturità artistica.
Pubblicato nel 2011, a
cinquantaquattro anni,
Limonov (in Italia uscito da
Adelphi) è un potente
ritratto informa di
romanzo, non privo di una
forteconnotazione
autobiografica. Basterebbe
l’ultima splendida pagina a
fare di questo libro un

autentico classico dei
nostritempi. Scherzando,
lo scrittore francese
provoca il suo personaggio
chiedendogli se avesse mai
pensato di chiudere i suoi
giornicome un nobile di
Turgenev nella sua
proprietà dicampagna,
lontano dalla città e dalle
sue battaglie.
Limonov non gli
risponde direttamente, ma
pesca dalla memoria un
ricordo:certi mendicanti
ciechi osservati durante un
viaggio a Samarcanda, nei
pressi dellaTomba di
Tamerlano,così poveri che
non gli si potevaattribuire
come proprietà nient’altro
che sé stessi. Sono loro i
veri redel mondo, dice
Limonov a Carrère: è quella
la fine che si augura, altro
che Turgenev.
Dopo tutto quello che
abbiamo letto, ci crediamo
anche noi,come ci ha
creduto lo scrittore
francese quando ha
ascoltato queste parole
dalla vivavocedel suo
personaggio. Carrère lo
ammira, ma non perde mai
senso critico e ironico
distacco. Dunque anche
Limonov deve a Carrère
qualcosa di importante,
un’immagine credibile: i
fan non servono mai a
nulla.
©RIPRODUZIONERISERVATA

diEmanueleTrevi


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