Il Settimanale 32

(Francesco CaccavellaNHp1fh) #1

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VENERDÌ 14 APRILE 2023

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L’


inflazione è tornata prepotentemente a
condizionare i mercati finanziari dopo un
lungo periodo di tassi negativi. Di fronte
all’aumento dell’inflazione, la Federal Reserve e la
Bce hanno inasprito la politica monetaria alzando
i tassi di interesse, con inevitabili riflessi negativi
sulle diverse asset class. E i contraccolpi si sono già
visti lo scorso anno, con forti cali sia sui mercati
obbligazionari sia su quelli azionari.
La domanda che adesso si pongono tutti è: dove
investire adesso il proprio denaro? In questo con-
testo la conservazione del potere d’acquisto do-
vrebbe essere l’obiettivo minimo per i rendimenti
dei nostri investimenti. Più facile a dirsi che a farsi.
Ma come si comportano le diverse forme di inve-
stimento in un contesto di elevata inflazione?
Per rispondere a questa domanda, Hans-Jörg
Naumer di Allianz Global Investors ha esaminato
l’andamento di diversi tipi di investimento in sce-
nari inflazionistici molto diversi tra loro, dal 1971
a oggi negli Stati Uniti. Dal 1900 gli Usa hanno
vissuto tre episodi di inflazione superiore al 5%:
1916–1921, 1945–1951 e la grande inflazione degli
anni ‘70. Poiché l’obiettivo degli analisti è la con-
servazione del valore, tutti i rendimenti sono stati
espressi come rendimenti reali.
In estrema sintesi dalla ricerca emerge che solo le
materie prime e i titoli di Stato a breve termine ri-
escono a proteggere i portafogli dei risparmiatori
da un’inflazione molto elevata. Da Allianz Global
Investors sottolineano però che lo studio si basa
su dati puramente storici e non può essere con-
siderato un modello per il futuro, né tiene conto
degli attuali sviluppi delle economie o dei mercati
finanziari.
Ma vediamo nel dettaglio cosa succede alle diverse

Studio di Allianz Global Investors sui risultati storici


delle varie asset class, dalle azioni ai bond e all’oro,


in funzione dei movimenti dei tassi e del carovita


Materie prime e titoli di Stato


a breve termine lo scudo


contro lϞiperΥinŽaűione


di Massimiliano Volpe

vengono messe a segno dalle azioni (Usa e globa-
li), seguite dalle materie prime, dalle obbligazioni
corporate, dall’oro, dai titoli di Stato a lungo ter-
mine e poi da quelli a breve termine.
Cosa succede quando i tassi scendono
Gli scenari che si prospettano indicano una possi-
bile attenuazione delle pressioni inflazionistiche
già nei prossimi mesi e pertanto la fase di rialzo
dei tassi di interesse potrebbe raggiungere il cul-
mine entro l’estate. Dall’analisi delle serie storiche
emerge che quando i tassi di inflazione tornano a
scendere, dopo avere toccato un massimo, l’appa-
rente vantaggio delle materie prime e dei metalli
preziosi si è ribaltato.
I metalli preziosi sono stati particolarmente col-
piti da questo punto di vista. Secondo gli esper-
ti di Allianz Global Investors, la regola generale
che sembra valere è la seguente: quanto più forte
è l’inflazione, tanto maggiori sono le perdite in
termini reali quando questa torna a scendere. Al
contrario, le azioni e le obbligazioni hanno regi-
strato un andamento molto positivo. In partico-
lare i risultati delle obbligazioni rispecchiano un
esito quasi ideale: quando i tassi di inflazione (o
le aspettative di inflazione) diminuiscono, anche
la parte di rendimento obbligazionario che com-
pensa gli investitori per l’inflazione può diminui-
re. Ceteris paribus, il calo dei rendimenti nominali
porta a un aumento dei prezzi delle obbligazioni.
Attenzione ai punti di svolta
È bene prestare attenzione al fatto che, prima di
vedere una fase di ribasso dei tassi di interesse,
le banche centrali manterranno invariate le loro
politiche monetarie a lungo per favorire il calo
dell’inflazione. Storicamente in questa fase i mer-
cati azionari vanno a toccare nuovi minimi, prima
di iniziare un nuovo ciclo duraturo di rialzi.
Per questo motivo, secondo Alessandro Fugnoli,
strategist di Kairos, l’anno della ripresa per i listini
sarà il 2024, quando le banche centrali inizieran-
no a tagliare i tassi di interesse. «I prossimi mesi
saranno dunque da sfruttare per una lenta e gra-
duale accumulazione di rischio. In questa fase la
liquidità potrà essere fruttuosamente parcheggia-
ta in strumenti brevi e sicuri» conclude Fugnoli.
Ricadute sui portafogli
L’inflazione penalizza anche il tradizionale por-
tafoglio bilanciato 60-40, tipico dei risparmiato-
ri italiani. Coloro che lo adottano sperano che
la discesa delle azioni sia compensata dal rim-
balzo delle obbligazioni e viceversa. Cercare la
diversificazione è sempre positivo, ma secondo
Amadeo Alentorn, lead investment manager,
Systematic Equities, di Jupiter Asset Manage-
ment, l’allocazione in due sole asset class non è
in grado di offrire un sufficiente grado di diver-
sificazione ai portafogli.
«Il nostro approccio market neutral, tipico del-
la gestione attiva, è stato ideato per non essere
influenzato dai movimenti del mercato aziona-
rio, ma per generare alfa. Questo approccio ha
permesso, nel corso del tempo, di ottenere ren-
dimenti con una bassa correlazione con le asset
class azionarie e obbligazionarie» conclude l’e-
sperto della società di gestione inglese. n

asset class osservando quanto riportato nel grafi-
co qui in pagina.
Inflazione sopra l’8%
Quando l’inflazione è superiore all’8%, come nel
periodo in cui stiamo vivendo da quasi un anno,
le uniche asset class che storicamente hanno re-
gistrato rendimenti molto positivi sono state le
materie prime e in particolare l’oro. In questo
contesto, performance positive vengono messe
a segno anche dai titoli di Stato a breve termine.
Particolarmente penalizzate invece le obbligazio-
ni societarie e i titoli di Stato con duration più lun-
ghe. Male, anche se con un grado minore, le azioni
(Usa e globali).
Inflazione al 6-8%
Storicamente, in un contesto di inflazione com-
presa nel range 6-8%, le migliori performance
sono state registrate dalle commodity, seguite
dalle obbligazioni societarie e dai titoli di Stato
a breve scadenza. Quelli a lungo termine presen-
tano in questo contesto un andamento prossimo
alla parità. Negativi invece i rendimenti delle
azioni (Usa e globali) e, a sorpresa, anche quelli
del metallo giallo.
Inflazione al 4-6%
Quando l’inflazione si trova compresa nel range
4-6% le materie prime registrano in media l’anda-
mento migliore, seguite dalle azioni (Usa e globa-
li) e dall’oro. Rendimenti positivi sono registrati
anche da tutta l’asset class obbligazionaria con in
testa quelle societarie, seguite dai titoli di Stato a
lungo termine e poi da quelli a breve.
Inflazione al 2-4%
Infine, nell’intervallo di inflazione 2-4%, tutte le
asset class presentano rendimenti positivi ma
molto diversi tra loro. Le migliori performance
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