Il Settimanale 32

(Francesco CaccavellaNHp1fh) #1

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VENERDÌ 14 APRILE 2023

Evasioni, esperienze


quotidiane di vita


di Beppe Ceccato

A fianco Julia Breiderhoff
al lavoro. Sopra il suo
autoritratto. La mostra Evasioni
chiuderà il prossimo 7 maggio.

Fino al 7 maggio ai Musei di San Salvatore in Lauro


di Roma si potrà visitare la personale di Julia


Breiderhoff. Piccole, grandi storie raccontate sulla tela


A


Roma, nella Galleria Umberto Mastroian-
ni nei Musei di San Salvatore in Lauro,
a due passi da via dei Coronari, fino al
7 maggio si potrà visitare Evasioni, la perso-
nale di pittura di Julia Breiderhoff curata da
Marco Di Capua. Tedesca di nascita, romana
d’adozione, Julia presenta venti opere, tra cui
un suo autoritratto, dove il tema conduttore,
l’evasione, appunto, si carica di più significati
ed esperienze. «Si può evadere in tanti modi,
dalla quotidianità, andando in un luogo che ti
faccia stare bene, da una vita che non ti realiz-
za più, dalla fama», spiega l’artista. Il mare che
si trova in molte opere, rappresenta l’evasione
per eccellenza: addirittura viene ritratto in un
quadro dentro a un altro quadro, come nel caso
della serie sugli stendibiancheria che diventano
da semplice oggetto d’uso comune una forma di
«straordinaria quotidianità».


Perché proprio il mare?
È il simbolo dell’evasione. Da bambina i miei mi
portavano al mare in Francia. Le emozioni che
provavo allora le sento ancora oggi. Fissare il
mare mi rilassa, il silenzio mi fa sentire bene. E
poi mi piace osservare la gente in spiaggia o che
gioca tra le onde.


I tuoi quadri sono per lo più di grande for-
mato, c’è un motivo?
Mi piacciono perché prendono una vita pro-
pria, li inizi in un modo ma lo spazio ti impone
di cambiare, di ripensarli, di creare altro. Sono
belli e impegnativi.


Sei nata in Germania, tuo padre è un archi-
tetto, sei vissuta in mezzo all’arte...
Sì, infatti ho frequentato il liceo artistico. Poi,


appassionata di teatro e recitazione, sono anda-
ta a studiare ad Amburgo. Lì ho avuto la possibi-
lità di iscrivermi a un seminario di recitazione
a Roma con un insegnante americano. Ci sono
andata e non mi sono più mossa da qui!

( ti Vei lauUeata in fiViFa
La fisica non è poi così lontana dall’arte. Ho
deciso di iscrivermi dopo aver letto Il Tao della
fisica (1975) di Fritjof Capra. La Fisica ti obbliga
ad andare in profondità nel tuo pensiero, sa es-
sere creativa. Prendi il paradosso del gatto di
Schrödinger, dove l’animale può essere vivo e
morto contemporaneamente... Il mondo è stato
spiegato attraverso le intuizioni di persone che
hanno creato e costruito la scienza. C’è voluta e
ci vuole ancora una grande creatività per fare
ricerca, studiare, scoprire.

La straordinaria quotidianità è uno dei tuoi
temi fondamentali. Da cosa attingi?

Dopo la laurea ho iniziato a lavorare come ri-
flessologa, aprendo uno studio. Lo so, sembra-
no tutte cose slegate tra loro, l’arte, la fisica,
la riflessologia. In realtà fanno parte della co-
struzione logica di un mio percorso. Sono espe-
rienze che mi hanno offerto molti spunti, ho
imparato a conoscere l’essere umano. Quella
piccola, straordinaria quotidianità sono per me
i momenti più veri e intensi da raccontare. Os-
servo molto le persone, riempio i miei quaderni
di appunti che poi trasformo in dipinti.

Quindi, lo stendibiancheria fa parte di que-
Vta tua filoVofia Gi Yita"
Per me è un simbolo dell’intima quotidianità.
Chi non usa uno stendino? Nel quadro dove
adagiato sopra lo stendino c’è un abito da sposa
e alle spalle un dipinto con il mare, ho voluto
raccontare lo scorrere dell’esistenza: cresci, hai
tanti progetti, ti innamori, ti sposi, poi la quo-
tidianità ti assorbe, l’amore cambia come la tua
vita. Il vestito è nostalgia ma anche consapevo-
lezza che la mutazione è un’evoluzione e non
necessariamente in peggio.

In esposizione ci sono anche ritratti di don-
ne famose. Anche lì si tratta di evasione?
Avevo iniziato con Marlene Dietrich e Marylin
Monroe, giovani donne che sognavano il gla-
mour, la fama. Le dive evadono dalla loro origi-
ne verso la divinità. Per questo le ho raffigurate
con dietro le bandiere di appartenenza (c’è an-
che Anna Magnani, con il tricolore come sfon-
do, ndr). C’è anche un ritratto di Martin Luther
King davanti a una bandiera trasparente, in
attesa d’essere riempita di colori. Quelli dell’u-
guaglianza e della fratellanza». n

Lo stendino, oggetto utilizzato dalla pittrice per rappresentare la quotidianità. Sopra Anna Magnani.
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