Il Settimanale 32

(Francesco CaccavellaNHp1fh) #1

LEISURE


47
PENSIERO LATERALE

VENERDÌ 07 APRILE 2023

Le vite sono pervase dalla non-presenza:


perché ci comportiamo così resta


un mistero. E ciò non ci rende certo più


felici: al contrario, lo siamo quando siamo


più concentrati e presenti a noi stessi


L’arma della distrazione di massa:


il killer della felicità


ce lo portiamo in tasca


Nessun altro animale si distrae come l’essere umano, colpa soprattutto


del cellulare: uno studio di due ricercatori Usa dimostra che quasi la metà


del tempo in ufficio lo passiamo pensando ad altro rispetto al lavoro


Q


ual è lo sport preferito delle persone? Distrarsi. Alle
volte distrarsi anche dalle distrazioni (càpita a quelli
che tirano fuori il cellulare mentre guardano la televi-
sione, per esempio). Ci rende più felici? No. Allora perché ci
piace tanto distrarci?
È un mistero. Ci hanno lavorato psicologi, antropo-
logi, neuroscienziati, ma una risposta univoca non c’è. Evi-
dentemente si tratta non solo di un vantaggio evolutivo ma an-
che di una peculiarità della specie umana, perché nessun altro
mammifero superiore si distrae tanto quanto ci distraiamo noi.
Nessun animale passa le sue giornate pensando a cose che non
succedono in quel momento e nel posto dove si trova. Gli esseri
umani sì, è una nostra prerogativa. Che sta aumentando rapi-
damente. In vacanza in una città straniera ma con gli occhi sul
telefonino ed è un attimo distrarsi e tornare a casa propria, alle
grane di lavoro, ai gruppi whatsapp con gli amici.
Oppure, gli scroll senza fine di Instagram, TikTok e degli altri
social: difficile non perderci mezz’ora già la mattina, appena
svegli. O l’occhiata che cade sulle notifiche mentre siamo a
prendere un caffè con un amico o a cena con una bella signo-
ra? Un classico.
Il Garante avrebbe dovuto vietare i telefonini anziché ChatGTP:
i danni sono maggiori e le conseguenze ancora più nefaste di
quelle dell’intelligenza artificiale chiacchierona.
La realtà, però, è ancora più complicata. Torna di attua-
lità una vecchia ricerca, fatta da due psicologi dell’università di
Harvard, Matthew A. Killingsworth e Daniel T. Gilbert nel 2010.
I ricercatori hanno analizzato la distrazione delle persone ri-
spetto al lavoro e ha scoperto che quasi la metà del tempo che
passiamo in ufficio lo passiamo pensando ad altro: il 46,9%, per
la precisione. «La mente umana – scrivono Killingsworth e Gil-
bert – è una mente abituata a vagare, e una mente che vaga è

Antonio Dini
Giornalista e scrittore

una mente infelice. La nostra capacità di pensare a ciò che non
sta accadendo è una conquista cognitiva che ha un costo emo-
tivo molto elevato».
Siamo solo noi quelli che pensano a cose che non stanno succe-
dendo: magari ripensiamo a cose successe, o ci preoccupiamo
di cose che devono succedere, o addirittura che non accadran-
no mai. Però il risultato è sempre lo stesso: la mente vaga e lo fa
continuamente, qualsiasi sia l’attività in cui siamo impegnati.
Sia che si stia camminando, mangiando, facendo la spesa, guar-
dando la tv. Una delle poche attività in cui non ci distraiamo
“quasi” mai è mentre facciamo all’amore, ma conosco persone
che evidentemente sono l’eccezione che conferma la regola.
Le nostre vite sono pervase dalla non-presenza. È una
pratica talmente forte che abbiamo deciso di amplificarla usan-
do anche gli strumenti elettronici: gli smartphone sono degli
strumenti di comunicazione e di efficienza straordinari ma li
usiamo per la maggior parte come modi per pensare ad altro. E
ci rendono infelici, oltre che dipendenti.
Infatti, tutto questo si ripercuote sulla nostra capacità di stare
bene. Perché quando ci assentiamo da noi stessi e lasciamo va-
gare la mente siamo meno felici. Diventiamo più felici quando
siamo più concentrati e presenti a noi stessi. O meglio: secondo
i ricercatori la mente vaga perché non siamo felici. Nel senso
che non reggiamo la piccola pressione di essere presenti in un
momento che non ci fa stare bene, e allora trasferiamo altrove
la nostra coscienza, distraendoci.
Il problema, avrete capito, è che tutto questo non va bene. Se-
condo i ricercatori, infatti, non è fuggendo dal presente che si
trova la felicità, ma al contrario vivendo e interpretando me-
glio l’attimo in cui siamo. «Molte tradizioni filosofiche e religio-
se – scrivono Killingsworth e Gilbert – insegnano che la felicità
si trova vivendo nel momento, e i praticanti sono addestrati
a resistere al vagabondaggio della mente e a “essere qui ora”.
Queste tradizioni suggeriscono che una mente che vaga è una
mente infelice».
L’esercizio di chiudere i ponti con le distrazioni e prova-
re a vivere da adulti, consapevolmente e con intenzione i mo-
menti della nostra giornata, sia nel privato che sul lavoro, sono
la chiave per non lasciar vagare troppo la nostra mente. E, alla
fine, essere non solo più gradevoli per chi vive assieme a noi e
più efficaci sul lavoro, ma anche un po’ più felici. È così difficile?
Sì, soprattutto se tenete gli occhi incollati sul telefonino tutto
il tempo: la vera arma di distrazione di massa che sta facendo
strage della nostra felicità... n
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