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IL FATTO
VENERDÌ 14 APRILE 2023ils
Il dramma dei migranti,
l’emergenza
dichiarata dall’Italia
messaggio per la Ue
I
l governo Meloni ha decretato lo Stato
di emergenza nazionale per l’immigra-
zione in Italia. È vero, da diversi anni
a questa parte, l’emergenza è diventata
un’opzione sempre più frequente della
politica per affrontare i problemi, basti
vedere il Covid o quanti chiedono oggi
uno stato di emergenza per il clima. Ma
è anche un chiaro sintomo di crisi delle
democrazie occidentali perché prevede
un’eccezione alla normalità.
Anche (ma non solo) per queste ragio-
ni proviamo a scandagliare la scelta del
governo italiano sull’immigrazione che
prevede un commissario straordinario, lo
stato di emergenza nazionale e la stretta
sulle protezioni umanitarie. Si tratta di
tre aspetti che puntano a cercare di con-
tenere l’ondata degli sbarchi sulle coste
italiane mai così massiccia e intensa come
in questi ultimi mesi (e il caldo e l’estatedevono ancora arrivare). Secondo alcune
stime degli apparati di sicurezza, entro la
fine dell’anno potrebbero arrivare circa
300mila persone in Italia. La crisi della Tu-
nisia, l’instabilità della Libia, le rotte dalla
Turchia rappresentano punti di partenza
di migliaia e migliaia di persone che guar-
dano all’Italia come approdo d’Europa in
cerca di una vita migliore.
E qui emerge il primo rilievo all’Unione eu-
ropea: non dovrebbe essere l’Italia a pro-
clamare l’immigrazione una emergenza
bensì l’Europa perché i migranti guardano,
per un futuro migliore, al Vecchio Conti-
nente di cui il nostro Paese è la frontiera,
il confine meridionale nel Mediterraneo.
Sei mesi di emergenza in Italia – con uno
stanziamento iniziale di 5 milioni di euro
che arriveranno a 20 – con tutta la buona
volontà del governo Meloni non risolvono
la questione immigrazione, tutt’al più –come dicevamo – cercano di contenerla.
Ma soprattutto segnalano all’Unione eu-
ropea, che tanto guarda ai conti italiani,
che c’è un’emergenza che riguarda uomi-
ni e donne e non dei parametri. Ecco, se
l’emergenza italiana servisse a svegliare
l’Ue sull’immigrazione togliendola dalle
pigrizie cui la legano diversi Stati non me-
diterranei, soprattutto del Nord, sarebbe
un successo politico. Vedremo.
Intanto, oltre alla lentezza Ue vi è un’al-
tra questione di politica internazionale
che va affrontata sul tema immigrazione.
E riguarda la Tunisia, Paese da cui salpa
verso l’Italia una gran parte dei migranti.
Il Paese nordafricano sta attraversando
una crisi politica e economica profonde e
avrebbe bisogno urgente del sostegno oc-
cidentale, a cominciare dalla sblocco del
prestito da 1,9 miliardi di euro del Fondo
monetario internazionale, ancora fermo
perché l’Occidente, in particolare gli Stati
Uniti, chiedono riforme a Tunisi. Il mini-
stro degli Esteri italiano, Antonio Tajani,
ha riferito di recente al segretario di Sta-
to Usa, Antony Blinken, le preoccupazio-
ni per una Tunisia in crisi e per la mas-
siccia immigrazione, chiedendo almeno
l’erogazione di una tranche del prestito
al Paese africano; ma gli Stati Uniti sem-
brano ancora non fidarsi del presidente
tunisino, Kais Saied. A Washington do-
vrebbero tenere conto, però, che in tem-
pi così complicati, con la guerra russa in
Ucraina e le tensioni con la Cina crescen-
ti, un Mediterraneo instabile per una
pressione migratoria potente e per le
crisi di Paesi nordafricani come Tunisia
e Libia (dove le tensioni durano da anni)
non è affatto un elemento di stabilità
geopolitica. Anzi. Intanto il tempo passa
e l’emergenza immigrazione continua,
con l’Italia che si trova da sola (o quasi)
ad affrontarla. ndi Silvio MagnozziEntro l’anno attesi 300mila sbarchi nel nostro
Paese, porta d’ingresso di un’Europa che dovrebbe
trovare soluzioni concrete e immediate e invece
è bloccata dall’inerzia di alcuni Paesi del Nord