28 Giovedì5Marzo2020Corriere della Sera
SEGUEDALLA PRIMA
P
robabilmente
no anche nelle
ipotesi piùotti-
miste. Come si
può pensare
che un inter-
ventochevale
lo 0,2 percento
del Pil riescaadarginareuno
choc che hafermatointeri
settori, dal turismo alle fiere,
eintereprovince?
Come nell’esempio della
difesa dell’euronon bisogna
annunciareunnumero, ma
un obiettivoirrinunciabile.
Innanzitutto,costi quel
checosti, medicieospedali
devono essereposti incon-
dizione di funzionare. Si
chieda ai primari deireparti
di checosa hanno bisogno e
glivengaconcesso nel più
brevetempo possibile.Idi-
pendenti di imprese che a
causa dell’epidemia hanno
vistosvaniregli ordini devo-
no essereprotetti, che goda-
no dei benefici della Cassa
integrazioneono, che abbia-
nocontrattiatempo definito
oatempo indeterminato.
Idem per gli autonomi la cui
attività non sia nellaforma di
una societàaresponsabilità
limitata. Le tasse dovranno
intantoessererinviatenelle
zonerosseegialle, poi sive-
drà. Le imprese non devono
fallireacausa dell’epidemia:
ciò significaampia liquidità
per far fronteallacaduta del-
la produzione.
In altreparole occorreevi-
tareche allo choc all’offerta,
causatodall’interruzione
dellecatene produttive(ad
esempio perché ilfornitore
cinese di un pezzoessenziale
non producepiù), si sommi
uno choc alla domanda,cau-
satodallacaduta deiconsu-
mi privati,costi quel checo-
sti. La politicaeconomica
nonèingrado di riparare
uno choc all’offerta, ma di
impedireche ad esso si som-
mi unacaduta della doman-
da, questosì.
GliStatiUniti lunedì scor-
so hanno messo incampo la
Banca centrale annunciando
untaglio dei tassi di interes-
se.Èstatouninterventocon-
tro-producenteperché nes-
suno crede checontassi di
interesse ormai vicinoazero
(o addirittura negativi nel-
l’area dell’euro) la politica
monetaria sia lo strumento
da usare. Mi aspettoche a
breveilpresidenteTrump
annunci un grande program-
ma fiscale, un interventosul-
le tasse, simile nella dimen-
sioneaquello messo incam-
po da Barack Obama nella
primavera del 2009echeva-
levaquasi5punti di Pil.
Nell’eurozona un simile
interventodovrebbe essere
deciso dall’Unione europea.
Ma purtroppo siamo ancora
donoaibenefici della Cassa
anche senza avervicontribu-
ito, seguita da un ritorno alla
normalità in cuicominciano
apagareicontributi. Ma il
puntoche tutti hanno diritto
alla Cassa potrebbe essere
acquisito.
Risponderealla crisi signi-
ficanon solo difendersi ma
anche puntarelosguardo
più avanti.Itanti progetti di
semplificazione finiti nei
cassetti dei ministeri potreb-
beroessereresuscitati. Nelle
difficoltà di questesettima-
ne siècapitoquantosia im-
portantepoterlavorareadi-
stanza, dalle scuole, alle uni-
versità, alle imprese.Perle
aziende,enon solo, questo
si chiama «industria 4.0».
Approfittaredell’emergenza
per darealPaese il segnale
delquale ha bisogno: «Sia-
mo pronti,aqualunqueco-
sto»areggerealla crisi e, so-
prattutto,aripartire.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
lontani da poterattuareuna
politicafiscalecomune. Il
commissario europeoPaolo
Gentiloni nell’intervista di
ieri alCorriereha fattochia-
ramenteintendereche Bru-
xelles non bloccherà inter-
venti giustificati dalla gravità
dello choc. Ma devono esse-
reinterventirealisticiemira-
ti alla difesaealrilancio del-
l’economia.
Infine dovremmo ricor-
darci che le crisioffrono an-
cheopportunità spesso non
disponibili intempi norma-
li .Ilpiano fiscale straordina-
rio che il governo si appresta
ad annunciaredovrebbe es-
sereaccompagnatodaqual-
cheinterventostrutturale. La
Cassa integrazione in deroga
potrebbe essereestesa sta-
bilmenteatutti. C’èladiffi-
coltà che alcuni lavoratori
oggi non pagano ilcontribu-
toche finanzia la Cassa. Si
potrebbe pensareauna fase
straordinaria in cui essi acce-
●
●Ilcorsivodelgiorno
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ANALISI
&
COMMENTI
I
n Italia stiamo facendo i
conticon la prima epide-
mia dicoronavirus che
ha investitol’Europa.
Tutto lascia pensare che
molti altriPaesi dovranno
fronteggiare presto situazioni
simili. Non avendo alcuna
competenza in materia mi fi-
do dell’opinione di virologi ed
esperti in malattie infettive.
Mi sembra che i loroconsigli
percontrastarequesta infe-
zione siano stati raccolti in
qualche modo dal governo e
dalle istituzioni locali e penso
che lacosa migliore sia segui-
rele lororaccomandazioni e
avere fiducia.
Voglio invecediscutere
un’altra questione, che nasce
dallaconsapevolezza che ci
vorrà parecchiotempo prima
di liberarci del problema. I ri-
schicollegati a questa epide-
mia, per le sueconseguenze
sull’economiaesultessuto
sociale del nostroPaese, sono
moltoelevati. Il nostroèun
Paese particolarmenteespo-
sto, non solo per le molte atti-
vità legate al turismo, ma so-
prattutto perché la nostra ma-
nifatturatrasforma ed espor-
ta; è quindi molto dipendente
da flussi logistici ordinati e da
uncommercio mondiale di-
namico. Se,come pare, l’epi-
demiacoinvolgerà presto
FranciaeGermaniaepoi gli
StatiUniti, l’intero sistema sa-
rà sottopostoaunterribile
stressenoi,Paese fragile, ri-
schiamo di pagareunprezzo
moltoelevato,colrischio di
doverfronteggiareunveroe
proprio sbriciolamentodel
tessuto sociale.
Cosa possiamo fare noi cit-
tadinicomuni percontenere
questi pericoli?Passata la pri-
ma fase di angoscia, superata
la reazione di paura ancestra-
le che hacolpitolarga parte
dell’opinione pubblicapenso
sia arrivato il momento direa-
gire. Ciascuno di noi lo può
fare, basta inventarsi una ma-
niera di dareuna mano alla
propriacomunità.Èilmo-
mentodiinventarsi qualcosa
per fare scattare in tutto ilPa-
ese quella gara della solida-
rietà che ha segnato la nostra
storia in molteoccasioni tra-
giche,come l’alluvione di Fi-
renzenel ’66oilterremoto
dell’Irpinia nell’80. Si posso-
no lanciare gare di solidarietà
per far sentire meno soli i no-
striconcittadini che vivono in
isolamentoeringraziarli in
qualche modo per il sacrificio
che stanno facendo per noi,
percercaredicontenereil
contagio. Gemellarsiconi
piccoli paesi dellazonarossa
e cercaredi venire incontro al-
le loroesigenze. Aiutareme-
dicieinfermieri che vivono
quotidianamenteacontatto
con la malattia; alleggerire le
lorofaticheeridurreirischi
che stannocorrendo. Trasfe-
rire i malati meno gravi negli
ospedali dellezone noncolpi-
teper liberareposti lettoin
quelli di prima linea. Ancora
unavoltaconfido che i primi a
muoversi sianoigiovani,co-
me hanno dimostratodisa-
per fareintanteoccasioni.
Faccio appello soprattuttoa
loro. Specializzandi o studen-
ti degli ultimi anni di medici-
na,possonooffrirsivolontari
per aiutare negli ospedali e li-
berarele forze più esperte per
combattere il virus.
ILVIRUSELASOCIETÀ
UNOSLANCIODISOLIDARIETÀ
PERIL«VACCINOSOCIALE»
Facciamovedereatutti di
cosa sonocapaci gli italiani
quando si trovanoafronteg-
giare situazioni di emergenza
come questa.
Certocivorranno anche
azioni decisive da parte dello
Stato,el’iniezione di impo-
nentirisorse per risollevare
l’economia. Ma senza quello
slancio di solidarietà di cui
parlavogli sforzi potrebbero
essere inutili.
Se riusciremo a farlo il no-
stroPaesecambierà in me-
glio, e uscirà da questa prova
conunaforza maggiore. La
nostracomunità potrebbere-
agire al virus producendofor-
tissimi anticorpicontroogni
pericolo di disgregazione e
tutto questo aiuterebbe acon-
trastare l’epidemia e a ripara-
rei danni che da essa derive-
ranno. In attesa che siavera-
mentedisponibile ilvaccino
realecominciamocol mettere
in circolo una sorta di «vacci-
no sociale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LANECESSITÀDIRIPARTIRE
EL’ESEMPIOIN EUROPA
CoronavirusRispondereallacrisisignificanonsolo
difendersimaanchepuntarelosguardopiùavanti,
essereprontiarilanciare«aqualunquecosto»
diFrancescoGiavazzi
C
i siamo crogiolati tanto a lungo nella
convinzione che la verarealtàfosse
quella virtuale da perdere di vista il
senso delle parole. Leggevamo una cosa e
ne vedevamo un’altra: astratta,
impalpabile, estranea alla sfera dei sensi.
Tutti sognavano di essere «virali». Gli
stessi «virus», d’altra parte, sembravano
riguardare i nostri computer molto più di
noi. La «virulenza» che temevamo era
quella dei discorsi, degli insulti veicolati
dallarete, e «contagiosi» erano gli slogan:
i tormentoni, così detti anche se alla fine
non hanno maifatto male a nessuno. Ora,
invece, queste parole cifanno paura.
Perché hanno ripreso di colpo tutta la loro
concretezza, proprio quella che avevamo
tentato di rimuovere in una grande
metafora.
Main questi frangenti i trucchiretorici
non funzionano.Nesa qualcosa il povero
DonFerrante, morto di peste nonostante i
suoi sillogismi: «Inrerum natura, – diceva
- non ci son che due generi di cose:
sostanze e accidenti; e se io provo che il
contagio non può esser né l’uno né l’altro,
avrò provato che non esiste». La malattia
smaschera ogni tentativo di disincarnare
le parole. Ecco, allora, che il contagio torna
etimologicamente a trovare un senso nel
tatto, in quella paura di toccare ed essere
toccati che risale al verbo latino tangere:
quello, appunto, del «Noli me tangere». La
paura sifa tangibile, potremmo dire:
ritorna di pertinenza del corpo e dei suoi
cattivi umori (muco, saliva, lacrime) che
in questi giorni ci tengono attentamente a
distanza di due metri gli uni dagli altri.
Umori di cui un tempofaceva parte anche
il virus: originariamente riferito a un succo
velenoso prodotto dalle piante o dagli
animali.Parola che oggi si èfatta di nuovo
spaventosa, e infatti in procinto di essere
nuovamente tabuizzata. Depotenziata
nella mimetizzazione di sigle
apparentemente neutre, come quelCovid
(«CO-rona VI-rus D-isease») che sembra
dissolvere la malattia nella sintesi di un
hashtag. © RIPRODUZIONE RISERVATA
«VIRALE»,«CONTAGIO»
LAMALATTIARESTITUISCE
ILSENSOALLEPAROLE
diGiuseppeAntonelli
ILLUSTRAZIONEDI
DORIANOSOLINAS
❞Fragilità
Conilcoinvolgimento
dialtriPaesi,noi
rischiamodipagare
unprezzomoltoelevato
❞Partecipazione
Civorrannoazioni
decisivedapartedello
Statoemolterisorsema
dasolenonbasteranno
diGuidoTonelli