Il Sole 24 Ore - 05.03.2020

(Frankie) #1

Il Sole 24 Ore Giovedì 5 Marzo 2020 15


Economia & Imprese


Made in Italy. Le lavorazioni all’interno dell’azienda di Sassuolo


Le Ceramiche Ascot passano agli inglesi


INDUSTRIA


Il produttore Victoria Plc


conquista il %


del gruppo di Sassuolo


Ilaria Vesentini


La notizia era nell’aria dall’estate, ma


da ieri è ufficiale: un altro pezzo stori-


co del distretto ceramico di Sassuolo
finisce in mani straniere. Si tratta del

gruppo Ceramiche Ascot, due stabili-


menti e due marchi (Ascot e Dom) a
Solignano di Castelvetro con una ca-

pacità produttiva, tra i rivestimenti in


pasta bianca e il gres porcellanato, di


quasi  milioni di mq, che dà lavoro
a  persone e ha fatturato lo scorso

anno  milioni. A rilevare dalla fami-


glia Del Sante il % del capitale è
Victoria Plc, multinazionale inglese

attiva dal  nel settore dei pavi-


menti (non solo piastrelle, ma anche
moquette, Lvt, erba artificiale, sotto-

fondi) e dal  quota all’Aim della


Borsa di Londra.
Una holding da . dipendenti e

 milioni di euro di fatturato con


una ventina di stabilimenti produttivi
tra Gran Bretagna, Europa e Australia,

che a fine  aveva già fatto shop-


ping nel polo sassolese delle Cerami-
che Serra, marchio di Torre Maina

creato dalla famiglia Fogliani e spe-


cializzato in piastrelle tradizionali in


pasta rossa, oggi guidato da Andrea
Bordignon. «L’acquisizione di Ascot

è complementare a quella di Cerami-


che Serra – spiega Bordignon – per-
ché le due realtà sono completamente

diverse sia per tecnologie sia per pro-


dotti sia per posizionamento dei mar-
chi. Ascot è specializzata in un seg-

mento alto ma meno redditizio e ven-


de al retail tradizionale e a progetti
tecnici, mentre Serra è una realtà più

piccola ma ad alta marginalità ( ad-


detti,  milioni di euro di fatturato e
% di Ebitda) focalizzata esclusiva-

mente sulla Gdo e in forte espansione.


Le due aziende si completano e inte-
grano a vicenda e Ascot fornisce quel-

la capacità produttiva addizionale che


manca a Serra per coprire la doman-


da». Per il gruppo di Kidderminster,
leader sia in Uk e Australia nel seg-

mento delle moquette, l’M&A di Ascot


è solo l’ultimo tassello di una strategia
di crescita nel settore ceramico che lo

ha visto acquisire anche tre gruppi


spagnoli: nel  Keraben, nel 
Ceramica Saloni e nell’agosto 

Ibero Ceramica. Tanto che oggi il bu-


siness delle piastrelle ( milioni di
euro) vale circa la metà del consolida-

to e Victoria Plc è tra i primi cinque


player europei. Ed è chiaro che la quo-
tata britannica farà parlare ancora di

sé, alla luce dei due prestiti obbliga-
zionari sottoscritti tra luglio  (

milioni di sterline) e gennaio scorso


(altri  milioni).


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Fornirà Us Army,


così Roboze vince


il suo Super Tuesday


INNOVAZIONE


Scelta la stampante D


made in Bari per realizzare


parti e componenti hi-tech


Dalla Formula  allo spazio,


così la nuova tecnologia


conquista i big globali


Glovo apre la prima cook room


e punta sui marchi privati


START UP


Ricavi  oltre i  milioni


Entro fine anno il servizio


sarà presente in  città


Enrico Netti


Dopo un paio di mesi di rodaggio


è pienamente operativa a Milano


la prima «cook room» di Glovo in


Italia. La start up spagnola specia-


lizzata nelle consegne a domicilio


si prepara anche a raddoppiare la


presenza sul territorio ed entro fi-


ne anno sarà sbarcata in  loca-


lità delle penisola contro il centi-


naio di fine .


La cook room rappresenta un


fattore distintivo e va a rafforzare


l’offerta che progressivamente si


sposta verso aree a maggiore va-


lore aggiunto. Questo spazio spo-


sa il modello in outsourcing e of-


fre una cucina professionale at-


trezzata che nel caso di quella mi-


lanese prevede sei postazioni di


lavoro per i partner. Quattro po-


stazioni sono già locate a società


«che vogliono fare crescere il loro


brand - spiega Elisa Pagliarani,


general manager di Glovo Italia -


e con cui vogliamo sviluppare una


partnership di lungo periodo». I


primi brand che partecipano al


progetto sono Tomatillo, Pacifik


Poke, Pescaria e Bun. Con un in-


vestimento minimo e costi di mol-


to inferiori a quelli necessari per


aprire un tradizionale locale i


partner possono fare conoscere al


pubblico i loro piatti.


Questa è la prima fase perché lo


step successivo sarà l’arrivo nella


cook room di «virtual brand» frut-


to della collaborazione con risto-


ratori partner che ideano dei piatti


“suggeriti” dalla piattaforma di
business intelligence di Glovo che

analizza e individua nuove ten-
denze e gusti. La fase  punterà in-

vece sulle private label ovvero


brand e piatti inventati e sviluppa-
ti internamente da Glovo. La star

up a livello globale dispone già tre


virtual brand, dal cibo salutistico
alle cotolette al sushi.

Elisa Pagliarani sta inoltre la-


vorando a un altro progetto: il
«dark store». Secondo i piani a Mi-

lano verranno creati due magazzi-


ni - dark store di Glovo, rispettiva-
mente nella zona nord e sud della

città. Da qui partiranno i prodotti


grocery ordinati via app. «Affian-
cheranno i negozi Carrefour con

cui abbiamo una partnership in


tutta Italia (il servizio è offerto in
 città ndr) risponderanno alle

esigenze della spesa last minute -


continua la general manager - e
apriranno entro l’estate. Oggi il

progetto cook room rappresenta


per Glovo uno dei pilastri centrali
della strategia di crescita». Prepa-

rare diverse specialità nello stesso
luogo permetterà inoltre di innal-

zare il livello di scelta e di servizio.


Dopo un aggiornamento della app
infatti sarà possibile ordinare i

piatti dei diversi partner presenti


nella stessa cook room con in più
i prodotti grocery.

Lo scorso anno Glovo Italia ha


superato, secondo i preconsunti-
vi, i  milioni di fatturato contro

i , del . Entro fine anno i


rider della start up saranno pre-
senti in altre  località della

penisola portando a quota  il


numero complessivo dei comuni
serviti.

Per quanto riguarda gli investi-


menti oltre nelle cook room e dark
store ha anche creato i «Glovo

center», sportelli in cui l’azienda


dialoga con i rider e agevola l’ac-
cesso ai servizi per i suoi collabo-

ratori, circa mila a fine anno con-
tro i quasi mila di fine . Tra le

altre cose la società organizza cor-


si di sicurezza su due ruote.
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Luca Orlando


La cifra, mila dollari, conta. Ma


fino ad un certo punto. Il valore della


commessa è infatti soprattutto altro-


ve, nel cliente finale: l’esercito statu-


nitense. Che dopo aver vagliato tec-


nologie alternative, realizzate anche


da aziende locali, ha infine selezio-


nato l’italiana Roboze per sperimen-


tare nuove metodiche di stampa D.


L’obiettivo è quello di migliorare


la logistica dei pezzi di ricambio e dei


componenti, minimizzando le scor-


te nei vari depositi per tutto ciò che è


realizzabile “on demand” sfruttando


le stampanti di Roboze. In prima bat-


tuta per sviluppare componenti


strutturali in fibra di carbonio e su-


per plastiche per veicoli autonomi


militari, applicazioni in cui sono ri-


chieste in tempi rapidi parti a sup-


porto delle truppe.


A comprare direttamente la mac-


china, il modello di taglia maggiore


prodotto da Roboze, è l’Università


del Delaware, soggetto che sviluppa


il progetto di ricerca per l’esercito


statunitense.


«Si tratta di un primo passo -


spiega il fondatore di Roboze Alessio


Lorusso - perché già ora stiamo trat-


tando con altri attori della difesa Usa,


gli sviluppi sono interessanti. E in-


fatti abbiamo investito a Houston


per un nuovo capannone industria-


le, che sarà operativo da maggio».


La commessa Usa per Roboze


rappresenta in realtà solo un tassello


all’interno di un percorso di crescita


fulminante. Partita a Bari nel ,


operativa in termini commerciali so-


lo dal , da piccola e sconosciuta


realtà locale l’azienda in poco tempo


si è già trasformata in una micro-
multinazionale. Forte di una sessan-

tina di addetti, che arriveranno nelle


attese a quota  entro la fine del-
l’anno e irrobustita di recente dal-

l’iniezione di nuove risorse (tre mi-


lioni) dal gruppo Intesa Sanpaolo,
che ora detiene il % delle quote.

«Lo scorso anno abbiamo più che


triplicato i ricavi a , milioni di euro



  • spiega Lorusso - e nel  pensia-


mo di superare quota otto, tenendo


conto del backlog di ordini già acqui-
siti. In parallelo cresce l’organico: ar-

rivano qui persone dall’Istituto Ita-


liano di Tecnologia ma anche dalla
Germania o dall’Olanda, qui dentro

ormai si parlano sei lingue ed è inte-


ressante vedere come siamo diven-
tati attrattivi. Chi cerchiamo? Per il

% ingegneri ad alta specializzazio-
ne, tecnici dei materiali. E poi anche

ruoli commerciali e di marketing, vi-


sto che stiamo crescendo».
Sviluppo legato all’innovazione

di base creata dal fondatore, un mo-


vimento degli assi nella stampante


che non prevede cinghie elastiche
ma che si sviluppa su basi meccani-

che con precisione micrometrica.


Il che scavalca il problema princi-
pale di numerose stampanti D tra-

dizionali per materiali compositi,


cioè la non perfetta replicabilità dei
singoli oggetti. Accettabile per pro-

totipi o magari anche pezzi finiti di


numerosi settori in cui le tolleranze
sono meno marcate.

Non certo nell’aerospazio (tra i
clienti vi sono Leonardo e Airbus),

nella Formula , nella Moto GP o nel-


la meccanica di alta precisione. Ter-
reni di caccia privilegiati di Roboze a

cui ora si aggiunge l’esercito Usa, che


proprio sulla base di uno scouting
tecnologico accurato ha selezionato

l’azienda italiana.


«Per questo progetto - spiega in-
fatti Larry Holmes dell’Università

del Delaware - eravamo particolar-


mente concentrati sulla ripetibilità
e l’accuratezza delle lavorazioni.

Inoltre, il modello di Roboze è in


grado di trattare tutti i materiali di
nostro interesse, così come di gesti-

re le temperature di lavorazione in


modo preciso».
Per Roboze il percorso di crescita

prosegue lungo più direzioni. In ter-


mini produttivi allargando la gam-
ma ad un modello “”, in grado

di realizzare parti di dimensioni


doppie rispetto a quelle attuali. Dal
punto di vista strategico avviando

attività di service per conto dei clien-


ti, creando cioè basi produttive dif-
fuse dotate di tecnologia Roboze.

«Saranno centri di produzione on


demand - aggiunge Lorusso - e di
fatto dal punto di vista dei clienti si

tratta di un modo per digitalizzare il
proprio magazzino». Percorso che

in numeri limitati stanno già se-


guendo ad esempio i clienti di For-
mula . Che ai box, nel weekend del

Gran Premio, sono in grado di rea-


lizzare in tempo reale un nuovo pro-
filo aerodinamico D in grado di mi-

gliorare le performance.


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LA CRESCITA


8 milioni
Target di ricavi 2020

Dopo aver chiuso il 2019 con 3,


milioni di euro di vendite
(+250%) la società fondata

da Alessio Lorusso nel 2013


vede un più che raddoppio in
arrivo. Grazie a clienti

dell’aerospazio, dell’Oil&Gas,


della meccanica
di precisione, della Formula 1.

60


Addetti


La crescita di Roboze procede
a tassi elevati, con un perimetro

di organico che a fine anno dovrà


arrivare tra le 90 e le 100 unità,
tenendo conto anche dello

sviluppo delle attività dirette


avviate negli Stati Uniti.


A Milano. La cucina attrezzata utilizzata dai partner Glovo


Dove nascono le piastrelle. L’azienda di Ceramiche Ascot

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