8 Giovedì 5 Marzo 2020 Il Sole 24 Ore
Primo Piano Coronavirus
LE AZIENDE
A rischio il settore mense. La chiusura delle scuole
e delle università fino a metà marzo mette a rischio oltre
20mila lavoratrici e lavoratori delle mense scolastiche.
È l’allarme lanciato ieri dall’Associazione nazionale delle
aziende della ristorazione collettiva e da LegaCoop
-7,4 miliardi
IL TURISMO
Nel secondo trimestre il settore del turismo perderà
oltre 31 milioni di presenze con 7,4 miliardi di mancati incassi
A MILANO
La serrata dei negozi cinesi: «Temiamo il contagio»
Si tratta di un vero
“autoisolamento”
«Non siamo untori»
Sara Monaci
MILANO
Per i cinesi, i cinesi siamo noi. Te-
mono di essere contagiati in Italia
dal virus nato nel loro stesso paese.
Le attività commerciali gestite
dai cittadini cinesi che vivono a
Milano sono perlopiù chiuse. Do-
po la notizia dei primi casi di coro-
navirus a Codogno (Lodi), in molti
avevano già abbassato la saraci-
nesca, in via Paolo Sarpi, cuore
della China Town lombarda. Da
lunedì la decisione si è estesa, vo-
lontariamente, a quasi tutti i ne-
gozi, ad eccezione di quei pochi
che, ci spiegano i proprietari,
aprono solo per un giorno o due e
con ingressi contingentati.
Si tratta di un vero e proprio
“autoisolamento”. Ma non temo-
no di essere additati dagli italiani
come «untori», come si era detto
a inizio febbraio. Non hanno pau-
ra delle aggressioni (che purtrop-
po sono avvenute). Adesso, ci rac-
contano i più giovani che parlano
bene l’italiano, temono di essere
contagiati dagli italiani con
l’esplosione dei malati di corona-
virus in Lombardia.
Quella milanese è la seconda co-
munità cinese in Italia dopo quella
di Prato, composta da circa
mila persone. Possiedono e ge-
stiscono molti negozi all’ingrosso
di abbigliamento, ristoranti, centri
benessere, parrucchieri, estetisti e
piccole sartorie. In via Paolo Sarpi
e nelle strade adiacenti le scritte
dei negozi sono da anni in doppia
lingua, gli affari cinesi vanno a
gonfie vele e ormai il quartiere è
diventato da oltre un decennio un
luogo di ritrovo anche per gli italia-
ni, essendo zona pedonale. Da una
decina di giorni però, se il numero
degli italiani è diminuito, quello
dei cinesi ancora di più. Si vedono
camminare rapidamente, o prepa-
rare scatole nei negozi con porte
semichiuse. Tutti hanno mascheri-
ne. Solo i più giovani e più integrati
parlano con gli italiani.
In un bar, decentrato rispetto a
China Town, dicono che non sono
calati i caffè del mattino visto che
tutti intorno hanno chiuso, quindi
la clientela si riversa lì.
Alcuni bar hanno deciso di alter-
narsi. La presenza di personale ci-
nese è però limitata. Spiegano che
hanno paura del contagio, ecco per-
ché misure così radicali.
I centri benessere, nella mag-
gior parte dei casi, hanno proprio
la saracinesca abbassata da giorni.
Qualcuno attacca anche cartelli in
italiano spiegando che la decisio-
ne dipende da «situazione sanita-
ria circostante». Le decisioni più
radicali sono state prese in molti
casi da lunedì, dopo una prima
settimana di incertezza. Qualche
negozio di abbigliamento all’in-
grosso ha la porta semichiusa ma
non fa entrare.
In una piccola macelleria in via
Sarpi spiegano meglio il perché.
«C’è una esplosione di casi vicino a
Milano, lo abbiamo visto in Cina co-
sa succede, centinaia al giorno, ab-
biamo paura di contagiarci». Vanno
meglio le cose lì? «Si in Cina vanno
meglio, grazie alle misure rigide di
contenimento del contagio. Qua
dovreste chiudere le attività senza
mezze misure, come hanno fatto le
autorità cinesi».
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TESSILE
Albini pronto a ridistribuire
i carichi di due fabbriche a rischio
Il cotonificio ha attivato
una taskforce e previsto
lo smart working negli uffici
Giulia Crivelli
La situazione è preoccupante non
solo in Val Seriana, ma anche nei di-
stretti tessili lombardi di Como e Va-
rese e in quelli di Biella e Prato, ha
spiegato ieri Marino Vago, presiden-
te di Sistema moda Italia, che chiede
al Governo, misure specifiche per un
settore «così importante per la filie-
ra italiana del tessile-moda-abbi-
gliamento (si veda anche pagina
due). È da Albino che arriva però l’al-
larme più forte: nel paese alle porte
di Bergamo ha sede il Gruppo Albini,
il più importante produttore euro-
peo di tessuti per camicie, con un
fatturato superiore ai mi-
lioni e un export del % circa.
«Siamo in costante contatto con
le autorità per acquisire in tempo re-
ale tutte le informazioni necessarie
sugli sviluppi della situazione, con
particolare attenzione alle due sedi
della Val Seriana che impiegano un
totale di persone sulle . to-
tali delle nostre dieci sedi», spiega il
presidente Stefano Albini.
È da oltre due settimane che
l’azienda lavora sull’emergenza co-
ronavirus: è stata attivata una task-
force interna per seguire l’evoluzio-
ne degli eventi sia all’interno, sia
nelle aree interessate dai contagi.
Tutti i dipendenti di Albini Group
sono stati informati sui corretti
comportamenti da tenere ed è stato
condiviso con loro il decalogo delle
prassi suggerite dal ministero della
Salute. In particolare, al fine di mini-
mizzare i rischi di contagio, sono
stati limitati gli incontri dal vivo con
gli stakeholder dell’azienda e forniti
dispositivi di prevenzione come ma-
scherine e gel con soluzione a base
alcolica. Sono state inoltre attivate
modalità di lavoro da remoto per le
attività di ufficio.
«In attesa di eventuali nuovi
provvedimenti, abbiamo già defini-
to un piano operativo da attuare in
caso di chiusura delle sedi della Val
Seriana – aggiunge Fabio Tamburi-
ni, amministratore delegato di Albi-
ni Group –. Il piano prevede la rior-
ganizzazione del lavoro presso altri
siti produttivi, che nelle ultime due
settimane sono stati fortemente po-
tenziati per gestire la situazione, ga-
rantendo quindi la continuità del-
l’attività operativa e il consueto li-
vello di servizio nei confronti dei
clienti». Tamburini auspica inoltre
«un forte intervento del Governo» a
sostegno delle aziende delle zone
rosse e a rischio, perché – conclude
- «non si sta ancora facendo abba-
stanza per l’industria e c’è il rischio
di bloccare tutte le attività produtti-
ve industriali che sono la vera e pro-
pria spina dorsale del Paese».
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Presidente.
Stefano Albini
guida l’omonimo
gruppo tessile
con sede ad
Albino (Bergamo)
dal 2018, quando
ha raccolto
il testimone
dal fratello Silvio,
morto a soli 61
anni per un
malore
improvviso
«Dovreste
chiudere
le attività
senza
mezze mi-
sure, come
hanno fatto
le autorità
cinesi»
IN BREVE
Incubo zona rossa per la Val Seriana
A Bergamo. Le imprese di Alzano, Nembro
e Albino rischiano il blocco di consegne e commesse
Caos. Sono più di mila le imprese di meccanica, tessile,
edilizia che temono l’isolamento con mila addetti
Cristiana Gamba
Per chi lavora con il mondo l’isolamen-
to è un dramma. E per i comuni di Nem-
bro e Alzano Lombardo, i due centri
della bassa Val Seriana che vivono in
balia della decisione sulla “zona rossa”
questo lo è in modo particolare. Solo ad
Alzano le imprese sono quasi un centi-
naio, a Nembro e più di . ad Al-
bino che dall’epicentro dista poco meno
di cinque chilometri.
Qui il territorio con l’industria mec-
canica, il tessile e l’edilizia ha dato vita a
un tessuto produttivo talmente effi-
ciente e fitto da essere chiamato la Valle
dell’oro. Nella parte della valle che arri-
va fino a Seriate le imprese sono più di
mila per oltre mila addetti.
«È vero che bisogna contenere i
contagi ma una zona rossa sarebbe un
danno incalcolabile per l’economia del
nostro territorio», commenta Camillo
Bertocchi, sindaco di Alzano Lombar-
do. «La situazione sta sfuggendo di
mano - aggiunge Claudia Persico, vice
presidente marketing&sales dell’omo-
nima azienda -. Dobbiamo attenerci al-
le disposizioni del ministro della salute
ma non abbiamo alcuna indicazione».
E per chi lavora su commessa questo è
l’incubo. «Non abbiamo magazzino –
continua dall’azienda, che ha il suo co-
re business nell’automotive –. Per il
settore marine abbiamo in corso un
progetto con Luna Rossa dove non so-
no ammessi ritardi. Qui c’è un forte
scollamento tra la realtà imprendito-
riale e il livello governativo: non abbia-
mo sotto mano la tempistica e per chi
gestisce più di dipendenti è una
grande responsabilità».
Zona rossa significa blocco delle
consegne, di conseguenza delle com-
messa: un tunnel senza uscita. «Setti-
mana scorsa abbiamo chiuso due ac-
quisizioni con la Germania che ancora
hanno della procedure da ultimare -
spiega Persico- e anche per questo il
blocco sarebbe un enorme problema. Al
momento i nostri commerciali stanno
presidiando le commesse, ma non so
quanto può durare».
Sdrammatizza con qualche battuta
ma è fortemente preoccupato il presi-
dente di Acerbis, Franco Acerbis. La sua
azienda, dipendenti solo in Italia e
milioni di fatturato, produce plastica
per l’automotive. «Lavoriamo molto
con l’estero - spiega - il % della pro-
duzione italiana finisce in Germania,
Nord Europa e Usa. Il nostro patrimo-
nio sono i nostri clienti e se bloccano il
territorio non riusciremo a garantire la
produzione. Mi auguro almeno che la
logistica per le consegne non venga fer-
mata». Acerbis produce serbatoi per le
moto e nel caso non dovessero essere
consegnati in tempo per l’assemblag-
gio il cliente potrebbe rivendicare gli
stessi stampi pur di non fermare la li-
nea produttiva: «È per questo motivo
che nelle ultime due settimane abbia-
mo aumentato la produzione interna.
Tuttavia è necessario che le spedizioni
possano proseguire».
Da Fassi, gruppo che produce gru
idrauliche per camion, fanno sapere
che le attività a diretto contatto con il
pubblico sono state sospese da lunedì
scorso: cancellati gli incontri con
clienti e fornitori; mentre nel reparto
accettazioni e spedizioni si lavora con
le mascherine.
Dei impianti disseminati tra la
bassa Val Seriana e la Val Brembana,
uno, quello destinato all’assemblaggio
delle gru, si trova proprio a Nembro
mentre ad Albino hanno casa le due
fabbriche per le linee di montaggio. Il
gruppo ( dipendenti e milioni di
fatturato nel ), lavora prevalente-
mente con i mercati internazionali, in
Italia rimane meno del % della produ-
zione. L’azienda si riserva ancora di de-
finire il rallentamento “contingente”.
«Non abbiamo avuto segnali di cam-
biamenti a livello internazionale - fa sa-
pere l’azienda -. Certo l’istituzione della
zona rossa cambierebbe tutta l’orga-
nizzazione del lavoro, con conseguenze
reali sulla produttività dell’azienda. Per
adesso si vive alla giornata».
«Il blocco di alcuni comuni com-
porterà una ripercussione complicata
nella gestione delle aziende nei comu-
ni limitrofi - ha aggiunto Francesco
Corna, segretario generale Cisl Berga-
mo - Occorre fin da subito prevedere
strumenti come ammortizzatori so-
ciali straordinari e un sostegno econo-
mico straordinario diffuso per salva-
guardare il reddito delle persone e il
tessuto economico della valle».
á@cristianagamba
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In primo piano.
Sabrina, 37 anni,
è una delle
lavoratrici del
gruppo Albini che
ha partecipato
all’iniziativa di
trasparenza del
tessile italiano. Il
foglio che tiene in
mano dice: «Sono
stata io a fare il
tuo tessuto»
35mila
Addetti
I dipendenti delle aziende
della Val Seriana, i residenti
sono 113mila
Alzano Lombardo
Nella cittadina della Valle
Seriana lavorano quasi
tremila persone
400
Persico
Tra le aziende più grandi di
Nembro c’è Persico con
circa 400 dipendenti
Bergamo
Lago
d’Iseo
Alzano
Lombardo
Nembro
VAL SERIANA
A due passi da Bergamo
CALCIO
Divieto di partite
con il pubblico
Il Governo ha deciso di
imporre il divieto per un mese
di disputare partite dei
campionati di calcio
professionistico con il pubblico
sugli spalti. Le prossime gare
dei tornei di Serie A, B e C
dunque dovranno svolgersi a
porte chiuse. Lo stesso divieto
sarà applicabile anche ai
campionati dilettantistici e alle
altre discipline sportive su
tutto il territorio nazionale.
COPPA DEL MONDO DI SCI
Verso le finali
a porte chiuse
Si lavora per fare svolgere le
finali di Coppa del Mondo di
sci, previste a Cortina
D’Ampezzo dal al marzo,
anche a porte chiuse. «Stiamo
lavorando con la Fisi e il
Governo e nelle prossime ore
sarà varata un’ordinanza
nazionale con un Decreto del
presidente del Consiglio dei
ministri» spiega Roger De
Menech, coordinatore dei
parlamentari veneti del Pd.
NEL SECONDO TRIMESTRE
Per il turismo
7,4 miliardi di perdite
L’emergenza sanitaria farà
perdere al sistema turistico nel
secondo trimestre quasi
milioni di presenze tra italiani
e stranieri con una perdita di
, miliardi di euro. In questa
stima sono escluse le perdite
per i viaggi organizzati verso
l’estero e quelli d’affari. Sono le
stime elaborate da
Confturismo-Confcommercio
alla luce dell’evoluzione della
crisi che sta mettendo in
ginocchio il settore. «Servono
provvedimenti forti per
immettere liquidità nel
sistema dando un po’ di
ossigeno alle imprese - dice
Luca Patanè, presidente di
Confturismo-Confcommercio
-. È necessario anche
intervenire a livello
governativo per far terminare i
blocchi all’ingresso degli
italiani nei paesi esteri e i
blocchi ai flussi turistici degli
stranieri verso l’Italia». In Valle
d’Aosta nel periodo clou delle
settimane bianche gli hotel
si stanno svuotando.
VALICO DEL BRENNERO
L’autista rifiuta
di entrare in Italia
Panico contagio da
coronavirus: l’autista tedesco
ha un carico di materiale
edilizio destinato a una scuola
di Gorizia, ma si rifiuta di
entrare in Italia. Appena
valicato il confine del Brennero
abbandona il carico e se ne va.
L’impresa, che ha sede in
Germania, non vuole far
viaggiare i propri autisti nelle
regioni del Nord Italia, e ora
sta cercando un autista. Non
italiano, ma polacco. E
dall’alba di ieri il carico è
ancora fermo al valico. «Tutto
questo è inammissibile,
quanto accaduto al Brennero
potrebbe essere solo l’inizio di
un fenomeno che potrebbe
avere conseguenze devastanti»
denuncia il vicepresidente di
Confcommercio e
Conftrasporto, Paolo Uggè.
Serrande
abbassate.
L’emergenza
sanitaria fa
chiudere le
piccole attività
commerciali
e non gestite
dai cinesi
20
mila