National Geographic Italy - 03.2020

(Jacob Rumans) #1
zione nel mondo, per questo tanti circhi di animali
stanno chiudendo i battenti e vari paesi comin-
ciano a bandirli», dice Jason Baker, vicepresidente
senior per le campagne internazionali di People
for the Ethical Treatment of Animals. «Purtroppo
la storia ci insegna che non si può fare affida-
mento sui governi per la tutela degli animali, spe-
cie in paesi come il Giappone con una legislazione
troppo debole in materia. Non c’è controllo delle
condizioni di vita, delle sedute di addestramento
preliminari, della separazione materna e delle
sorti degli animali una volta che l’industria dello
spettacolo smette di servirsene».
Oikawa afferma però che chi critica l’etica del
parco non capisce la cultura giapponese del Sa-
rumawashi. «Noi amiamo le scimmie, siamo
solidali con loro», ha detto. «Non usiamo metodi
violenti per addestrarle».

Murasaki, ex attore settantaduenne oggi at-
tivista per i diritti umani, ha fatto parte dello
sparuto gruppo responsabile della rinascita del
Sarumawashi tradizionale che nel corso degli
anni Sessanta era praticamente scomparso. Suo
figlio Kohei ha appreso da lui la pratica di man-
tenersi fedele alle radici spirituali di questa
forma di spettacolo. Le loro esibizioni, mi ha
spiegato Murasaki, ne abbracciano la filosofia
orientale originaria. «Gli animali sono interme-
diari fra il pubblico e Dio. Non si tratta di un
semplice spettacolo, si tratta di una cerimonia».
Secondo le credenze giapponesi, ogni ani-
male ha un suo percorso da seguire per portare
fortuna e nel Sarumawashi tradizionale ogni
numero ha un suo significato: quando l’adde-
stratore prende l’animale per le braccia e lo fa
ruotare, lo spazio dell’esibizione viene purifi-
cato; quando una scimmia salta fra due cerchi
diffonde salute e lunga vita, mentre far cammi-
nare una scimmia sui trampoli estende ai bam-
bini l’augurio di benessere e felicità.
Non è facile addestrare l’animale a esibirsi in
numeri complicati: per imparare anche solo quelli
più elementari può occorrere un anno. Prima di
tutto si insegna alla scimmia a sedersi su uno sga-
bello. Poi è la volta della camminata bipede:
«Molto innaturale per una scimmia», ha sottoli-
neato Murasaki; perciò capita che per mesi si
debba condurre l’animale tenendolo per le mani,
finché non comincia a camminare da solo.
Pian piano addestratore e scimmia affrontano
mosse ed esercizi più elaborati. Murasaki e suo
figlio le lasciano l’iniziativa, mi ha chiarito lo
stesso Murasaki, perché l’alternativa - sgridarla
o picchiarla - creerebbe un senso di sfiducia.
Ma di metodi ne esistono vari. Durante la mia
visita al Nikko Saru Gundan, un addestratore
che lavora lì da vent’anni, Tsuyoshi Oikawa, mi
ha detto che tradizionalmente gli addestratori
usavano la dominanza per inculcare nelle scim-
mie il concetto della superiorità dell’essere
umano; per fissare la gerarchia strillavano e
addirittura mordevano l’animale. Oikawa, in-
vece, usa il rinforzo positivo attraverso il gioco,
unito a una disciplina orale. «Le trattiamo come
fossero figli: se fanno un bello spettacolo le lo-
diamo, altrimenti le rimproveriamo».
In varie parti del mondo i parchi come il Nikko
Saru Gundan suscitano reazioni sempre più ne-
gative da chi parte di chi ritiene moralmente ri-
provevole sfuttare animali selvatici per fare spet-
tacolo. «L’esibizione di animali suscita indigna-


I tradizionali spettacoli
del Sarumawashi
vedono una scimmia
eseguire numeri
acrobatici con un
addestratore al seguito.
Il palco del Nikko Saru
Gundan è approntato
per l’allestimento
di ricchi spettacoli a
copione che prevedono
fino a sei scimmie, set
elaborati e vari cambi
di costume. I parchi
di questo tipo sono
sempre più criticati in
tutto il mondo da chi
teme per il benessere
degli animali.

64 NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA
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