National Geographic Italy - 03.2020

(Jacob Rumans) #1
Troy, nello Stato di New York. Seguiva un corso
dedicato alle invenzioni e all’importanza del
pensiero divergente e il problema su cui stava
riflettendo - aveva letto Dalla culla alla culla -
riguardava le colle tossiche contenute nel trucio-
lato o nella vetroresina. Cresciuto in una fattoria
del Vermont, Bayer aveva passato ore a spalare
trucioli di legno da inserire in un forno per pro-
durre lo sciroppo d’acero. Spesso quei trucioli si
incollavano tra loro perché venivano colonizzati
dal micelio, la fitta rete di microscopici filamenti
che costituisce la radice di un fungo. Bayer si è
quindi chiesto: «Sarà possibile ottenere una colla
non nociva dai funghi?».
Il primo prodotto che Bayer e il suo socio Ga-
vin McIntyre hanno realizzato con l’azienda
che hanno fondato, la Ecovative Design, è stato
un materiale per l’imballaggio che sostituisce il
polistirolo. Hanno inoculato piccole quantità di
micelio in fibre di canapa o trucioli di legno e i
minuscoli filamenti bianchi sono andati a riem-
pire gli spazi tra le particelle avvolgendole in una
rete e incollandole tra loro. I due hanno scoperto
che il materiale poteva essere coltivato all’interno
di stampi di qualsiasi forma. Smette di crescere
quando viene disidratato e può essere compostato
se non si sa più che farne. Negli ultimi decenni
la Ecovative ha prodotto più di 450 tonnellate di
materiale per imballaggio per clienti disposti a
pagare un po’ di più in nome della sostenibilità.
In seguito l’azienda è passata a oggetti più
grandi, composti al 100 per cento da funghi. «È
come una stampante in 3-D biologica», chiarisce
Bayer. Grazie ai finanziamenti degli investitori e
ai 9,2 milioni di dollari forniti dall’Agenzia per i
progetti di ricerca avanzata della Difesa (Darpa),
la Ecovative sta ampliando il proprio laborato-
rio per studiare la possibilità di fabbricare con il
micelio oggetti di ogni genere, tra cui suole per
le scarpe, la pelle vegana e una struttura edibile
per produrre bistecche artificiali.
Nella visione “dalla culla alla culla” di Mc-
Donough e Braungart, il concetto di rifiuto non
esiste neppure. Ogni materiale rientra nel ciclo
sotto forma di “nutriente tecnico”, capace di
essere riciclato all’infinito, oppure biologico,
e dunque commestibile o compostabile. Bayer
condivide questa visione, ma è convinto che in
futuro la maggior parte degli oggetti sarà rea-
lizzata con biomateriali. «I materiali di origine
biologica rispettano già il ciclo della natura»,
ha osservato. «L’Astronave Terra può digerire
questa roba».

municipale del collettivo; il gruppo è cresciuto,
un accordo bilaterale per volta, nell’arco di qua-
rant’anni. Un’azienda che fabbrica pannelli di
cartongesso ha aperto la sua sede a Kalundborg,
spinta in parte dalla possibilità di sfruttare il gas
di scarto della raffineria di petrolio come fonte
energetica a basso costo; successivamente ha
usato pure il gesso che la vicina centrale a car-
bone produce lavando il diossido di zolfo dei suoi
fumi. Niente di tutto ciò è avvenuto per ragioni
esclusivamente ambientali, ma la Kalundborg
Symbiosis, ha sottolineato Randers, riduce le
emissioni di anidride carbonica di 635 mila ton-
nellate all’anno, consentendo alle aziende che ne
fanno parte di risparmiare 27 milioni di dollari.
Nella campagna della Vestfalia, in Germa-
nia, terra d’origine di un famoso prosciutto e,
non a caso, di molti suini, ho conosciuto una
donna che pur non avendo studiato ingegne-
ria ha ideato una soluzione su scala industriale
per il trattamento di uno dei principali problemi
della regione: l’eccesso di letame di maiale. I ni-
trati che filtrano dai campi troppo fertilizzati
hanno inquinato le acque freatiche di quasi un
quarto della Germania. Un agricoltore dei din-
torni di Velen, la città in cui ho incontrato Doris
Nienhaus, può spendere 40 mila dollari l’anno
per trasportare quasi 2.000 metri cubi di letame
liquido fino a un campo, distante più di 150 chi-
lometri, che non è stato ancora concimato. «Un
giorno un sistema del genere non sarà più attua-
bile economicamente», ha affermato Nienhaus.
La sua soluzione consiste in un impianto che
estrae dal letame i nutrienti di base, cioè fosforo,
azoto e potassio. Nienhaus, che in passato ha
lavorato per il Dipartimento regionale dell’a-
gricoltura e ha allevato maiali, ha convinto 90
agricoltori a investire 7,6 milioni di euro nel suo
progetto. Il letame dei loro allevamenti viene
sottoposto a digestione anaerobica da parte di
batteri e il biogas che ne risulta alimenta un
generatore che fornisce elettricità all’impianto
(quella non consumata viene venduta alla rete
pubblica). Successivamente un sistema di ve-
loci centrifughe, un polimero brevettato e forni
ad alta temperatura scompongono il digestato
in un liquido bruno, ricco di azoto e potassio, e
una cenere che contiene il 35 per cento di fosforo.
Tutto potrà essere venduto e non saranno pro-
dotti rifiuti, ha precisato Nienhaus.
Quando Eben Bayer ha avuto l’idea per la sua
invenzione, nel 2006, era uno studente di in-
gegneria al Rensselaer Polytechnic Institute di


22 NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA
Free download pdf