National Geographic Italy - 03.2020

(Jacob Rumans) #1

Quando una dozzina di api o più scalda i mo-
tori contemporaneamente, l’intero ammasso
può aumentare la temperatura circostante in
modo significativo.
Le api stavano arrostendo vivi i calabroni.
«Lo trovo molto ingegnoso», commenta
Jürgen Tautz, biologo da poco in pensione che
per circa 25 anni si è specializzato nello studio
delle api all’Università Julius Maximilian di
Würzburg, in Germania.
La trappola di calore è un’arma potente, ma
può anche causare perdite interne. A volte le api
al centro dell’ammasso muoiono insieme al ca-
labrone, sacrificandosi per proteggere la colonia.
Questo è solo un aspetto del comportamento
delle api europee che Arndt ha studiato negli
ultimi due anni, scoprendo nuovi particolari.
Arndt fotografa gli animali in natura da de-
cenni, ma non è un esperto di insetti, perciò ha
deciso di collaborare con Tautz.
Il comportamento difensivo contro i cala-
broni era stato documentato in alcune specie
affini in Asia e osservato dagli allevatori di api
europee in Egitto e Israele, ma nessuno aveva
mai immortalato il duello tra insetti come ha
fatto oggi Arndt. «È la foto migliore che abbia
mai visto di questo comporta-
mento», afferma Thomas D. Seeley,
docente alla Cornell University che
studia il comportamento e le inte-
razioni sociali delle api da mezzo
secolo.
Dopo le prime battaglie, rac-
conta Arndt, ha iniziato a vedere
combattimenti fra api e calabroni
anche dieci volte al giorno. Se una
colonia di api è debole, i calabroni
possono annientarla, ma per ora la
lotta nel giardino di Arndt conti-
nua come guerra di logoramento.
In questa saga esistono anche
altre fazioni. Arndt spiega che
spesso le api provenienti da colonie
vicine razziano il nido nel suo giar-
dino nel tentativo di rubare il
miele, specialmente verso la fine dell’estate,
quando i fiori iniziano a scarseggiare.


DOPO AVER ACCOMPAGNATO GLI SCIENZIATI che
studiavano le api in natura nelle foreste del
Parco nazionale di Hainich, Arndt è rimasto
stregato. Ha intuito che non sarebbe mai riuscito
davvero a svelare i segreti degli insetti osservan-


doli in una cassetta artificiale. Più di ogni altra
cosa, Arndt voleva fotografare un nido naturale.
Non si tratta di un’impresa da poco. Anche vo-
lendo indossare una tuta e salire nel folto degli al-
beri a 20 metri di altezza, dove amano nidificare le
api, come ha fatto Arndt nel 2018, «tutte le cose più
interessanti accadono comunque dentro l’albero».
Così nel febbraio 2019 il fotografo ha avuto
dalle autorità forestali tedesche il permesso di
prelevare da un bosco della zona un tronco di
faggio caduto con un nido di picchio nero abban-
donato: una casa assai ambita dalle api europee.
Ha segato una porzione del tronco e l’ha fatta
spedire nel suo giardino.
Intorno al tronco Arndt si è messo a costruire
un capanno di compensato, completo di illumi-
nazione e di una finestrella affacciata sul retro
della cavità, da cui far passare il suo obiettivo
macro. Poi ha prelevato la regina da una colonia
vicina di api europee, e l’ha collocata all’interno
del cavo. A quel punto doveva solo aspettare nel
capanno, con il dito sul pulsante di scatto.
Nel giro di pochi minuti le esploratrici della
colonia originaria della regina sono venute a po-
sarsi ai bordi del nido del picchio. Hanno conti-
nuato ad arrivare, finché il tronco si è riempito
di insetti sociali selvatici, a decine
di migliaia. L’intera colonia ha fi-
nito per trasferirsi nel cavo che era
appartenuto al picchio.
Nel corso di sei mesi Arndt ha
scattato oltre 60 mila fotografie,
documentando la vita delle api
come mai prima d’ora.
«È questo che rende il suo lavoro
assolutamente speciale», spiega Se-
eley. Gli ornitologi hanno usato tec-
niche simili per studiare gli uccelli,
ma nessuno le aveva mai applicate
allo studio delle api in natura.
Le centinaia di ore passate nel ca-
panno sono state preziose. Quando
fuori faceva caldo, Arndt guardava
le api fare avanti e indietro da una
riserva d’acqua messa a loro dispo-
sizione, in cui succhiavano il liquido con le lingue
simili a cannucce per poi riportarlo al nido. Una
volta rientrate, le raccoglitrici passavano l’acqua
a un altro gruppo di api, le spruzzatrici, il cui com-
pito è rigurgitare il liquido sopra i favi, dove eva-
pora creando un effetto rinfrescante. Le altre api
possono accelerare il processo facendo vibrare le
ali, cosa che aumenta la circolazione dell’aria e fa

55%

È la percentuale
di americani che
mette le api al primo
posto della lista
delle specie animali
da salvare, stando
a un sondaggio
realizzato da National
Geographic e
Morning Consult.

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