Corriere della Sera - 10.03.2020

(Nandana) #1


30 Martedì10Marzo2020 Corriere della Sera


L


aseracala duevoltenel Tramonto
dell’Occidente ; ilcalare del sole della
civiltà e nel nome stesso dellaterra
in cui essocala, l’Occidente, Abend-
land ,come si dice intedesco,Paese
della Sera. Si chiamacosì non sol-
tantoper la suacollocazione geograficama
perché, anche e soprattutto nelle sue stagioni
più fulgide di grandezza e di potenza, è — sa-
rebbe? — pervaso dal senso del proprio decli-
no.Èstata soprattuttolaculturatedesca—
erede di quella greca e soprattutto della trage-
dia greca quale essenza della vita, individuale
e collettiva — a sentire e ad esprimere questo
senso tragico dell’esistenza e dellaStoria. Tra-
montare, per Friedrich Nietzsche, significa
puresuperarsi edètragicoche superarsi si-
gnifichi, per l’individuo e ancor più per le ci-
viltà, tramontare.
Non è uncaso che il travagliato, pletorico,
affascinante, talora geniale e talora pacchiano
bestseller di Oswald Spengler sia apparso nel
1918, quando lafede illuminista nel progresso
stava andando a pezzi, il naufragio del Titanic
aveva trascinatocon sé l’entusiasmo per latec-
nica e una guerra mondialecatastrofica per i
vintieperivincitori avevafattoesplodere
l’edificio della civiltà e dell’ordine europeoov-
veromondiale, in unterremototuttora eforse
sempre più incorso.
Avereripubblicato, in una splendida e
splendidamente curataversione di Giuseppe
Raciti, i due grossitomi di Spengler è un ulte-
rioremeritodell’editoreAragno, checonre-
gale imperturbabilità ci haresoecirende
possibile la lettura e laconoscenza di moltite-
stifondamentali, senza preoccuparsi troppo
di distribuzioneevenditeefacendo dunque
cultura nel sensoforte deltermine. Non sono
molti gli editori che, anche potendoselo per-
mettere, fanno altrettanto.Una simile liberali-
tà è un piccolo antidotoalla devastazione del-
la cultura.
Il famigeratoemagniloquentelibrodi
Spengler racconta il nascere e il declinare del-
le e della civiltàcome fioritura e decadenza di
organismi viventi e dunque perituri, ancorché
gloriosi. Lecategorie cui si affida si riducono
sostanzialmenteauna, l’antitesi fra Kultur ,
parola in cui Carlo Antoni avvertiva un pathos
storico-esistenziale, e Zivilisation ossia l’anti-
tesi tra visione del mondoedivalori (e, per
lui, puredivolontà di potenza)eprogresso
tecnico etecnologicocon la sua ideologia po-
litica. Thomas Mann hareso famosa questa
antitesi ma non ècerto il solo. Le discussioni
sullatecnica e sullatecnologia sono da decen-
ni untemafondamentale del dibattito filoso-

ficoedell’esperienza quotidiana, nelle sem-
prepiùvertiginose trasformazioni della vita
che fanno sembrarel’individuoconcreto
sempre più spaesato e superato, fuori posto e
straniero in unarealtà in cui l’artificiale sta di-
ventando sempre più la natura dell’uomo.
Già per Spengler—peraltropiù possente
megafono che scopritore originale di una cri-
si, di un tramontoveroo presunto macomun-
que ripetutamente annunciato — le civiltà de-
clinano e muoiono quando si spegne la loro
unità organica, quella che permette di parlare
di civiltà greca, cristiana, araba, rinascimenta-
le ecosì via. L’organico è l’ossessione e l’ideale
di Spengler. Ora — ossia da più di un secolo,
visto che il suo libro è del 1918 — è o sarebbe la
volta dell’Occidenteditramontaresenon di
essere già tramontato nella sua unità organica
e complessiva. Il libro di Spengler è una gran-
de narrazione, talora unromanzo oromanzo-
ne, riccodi pathos e di enfasi, di intuizioni ge-
niali e di scenari spettacolari daKolossal.
Èovvio che la sua operavenisse rifiutata
con preoccupazione da Benedetto Croce o da
Antoni ecelebrata da Julius Evola, che la tra-
dusse, e da altri rappresentanti — soprattutto
ma nonsolotedeschi—dell’irrazionalismo,
affascinati dalla sua ammirazione dell’uomo
quale animale da preda.Possiamo soltanto
immaginare checosa avrebbe detto sarcasti-
camente Nietzsche di questo libro che è anche
un polpettone, unacaricatura del Superuomo
— o meglio Oltreuomo,felicissima traduzio-
ne di GianniVattimo della parolatedesca
Übermensch.
Ma questo debordantecompendio diStoria
Universale non è soltanto,come scrive Musil
in una stroncatura del 1921, lo zibaldone di
uno che «mette insieme,come quadrupedi, i
cani, i tavoli, le sedie e le equazioni di quarto
grado».Èanche un’operaconfusamentege-
nialeespiacevolmenteattuale; fa avvertire
qualcosa che Spengler non potevaancorave-

ramenteconoscere ma solo immaginare, os-
sia unareale crisi dell’Occidente, sempre più
attualeeincombente.Stiamo progressiva-
mente perdendo il senso di unacomune civil-
tà, di un’appartenenza checomportaovvia-
mente differenze anche aspre ma che in qual-
che modo è — era? — una lingua mentale e
sentimentalecomune. Quello che chiamiamo
Occidente tramonta perché perde il senso di
una propria unità sottostantealle diversitàe
alle divergenze. L’Occidentetramonta anche
perché non sivergogna di tramontaremala-
mente.

C’


è una duplice chiave di questo proces-
so. La civiltà che chiamiamo occiden-
tale sièarricchita, nei secoli, dell’in-
contro, ancheconflittuale mafecondo,con al-
tre civiltà. Non saremmo quelli che siamo —
siamo stati? — senza la civiltà araba, alla quale
fra l’altrodobbiamo tanteconoscenzedella
basefondantedella nostra cultura, la civiltà
greca. L’Occidente hacommesso errori ed or-
rori come tutteleciviltà, ma la sua struttura
profonda è stata e non può essere che univer-
salistica. L’Editto di Caracalla cherende tutti
cittadini dell’Imperoromano; il Dirittoroma-
no cheregola per sempre rapporti pubblici e
privati i quali nonvalgono solo per iRomani. I
barbari che invadono l’Impero e poi ne sono
difensori,come Ezio oStilicone che inextre-
mis riaffermano la gloria delle legioni. I Fran-
chi senza i quali non ci sarebbe stato il Sacro
Romano Impero,realtà europea per eccellen-
za. L’Illuminismo che non è di una sola e sin-
gola nazione, la triade Liberté-Egalité-Frater-
nitévalida al di là di ogni frontiera. L’arte figu-
rativa, profondamente radicata nell’una o nel-
l’altra tradizione ma organicamente europea;
il pensierofilosoficoche non appartiene ad
alcun singolo popolo.
Ora invece l’Occidente, ad esempio dinanzi
al problema delle nuovemigrazioni di popoli

NovecentoL’edizioneAragnodell’operadiSpengler,nellaversionediGiuseppe


Raciti,offrespuntiimportantiperriflettereafondosulfuturodiunaciviltà


chesembraaverpersoillegameconlasuavocazioneuniversaleeilluminista


Filosofia
Il celebre testo
dello studioso
tedesco Oswald
Spengler
(nella foto)
Il tramonto
dell’Occidente
è stato
riproposto di
recente in due
volumi
dall’editore
Aragno (pagine
1.470, e 80)
nella nuova
traduzione di
Giuseppe Raciti.
Spengler
(1880-1936)
pubblicò la sua
opera più
famosa tra il
1918 e il 1922

diClaudioMagris


Letappe


Unasvolta


fondamentale


grazieallanuova


traduzione


A


lla nuovatraduzione
del Tramonto
dell’Occidente di
Oswald Spengler e a quella
precedente dedica
un’analisi approfondita
Carlo Galli, su «la Lettura»
#432 in edicola questa
settimana. La prima
traduzione dell’opera,
uscita nel 1957 da
Longanesi, era stata
affidata al filosofo
tradizionalista di estrema
destra Julius Evola e
risente di un’impostazione
ideologica molto marcata.
Nel 1978 Longanesi
realizzò una nuova
edizione, curata da Rita
Calabrese Conte,
Margherita Cottone e
FurioJesi (poi ripresa da
Guanda nel 1991), che però
si limitò a introdurre
alcunecorrezioni. Solo
con la nuovaedizione
Aragno di Giuseppe Raciti,
nota Galli, possiamo
apprezzare in pieno
l’attualità di Spengler.

Cultura


Lo scrittore spagnolo José Jiménez
Lozano,considerato un maestro del
racconto breve, autore di ispirazione
cattolica, è morto ieri aValladolid all’età di
89 anni.Tra i più importantiromanzieri e
saggisti nella Spagna postfranchista,
Lozano ha ricevuto molti riconoscimenti
tra i quali, nel 2002, il PremioCervantes (il
«Nobel della lingua spagnola»), nel 1992,
il Premio nazionale della letteratura

spagnola. Nel 2017Papa Francesco gli
avevaconferito la Medaglia ProEcclesia
et Pontifice 2017.Tra i libri di Lozano
usciti in Italia: I quaderni diRembrandt
(AmosEdizioni, 2014), La «Vera storia» di
Giovanni della Croce (Mimep-Docete,
2004) e Jaume Plensa. Fiumi ecenere (Gli
ori, 2004). Lozano è autore
complessivamente di 24romanzi, 11
raccolte di racconti e 8 volumi di poesia.

Spagna


Addio al Premio


Cervantes 2002


Jiménez Lozano


José Jiménez Lo-
zano, 1930-2020

L’Occidente vittima


dellapropria viltà


Sonolaciecaxenofobia elarinunciaainostrivalori


leminaccepiùgravialimentatedaunafalsacultura

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