Il Sole 24 Ore - 03.03.2020

(Michael S) #1

Il Sole 24 Ore Martedì 3 Marzo 2020 21


Mondo


Crisi dei migranti, la priorità Ue


ora è proteggere le frontiere


DIPLOMAZIA IN AZIONE


La presidente Von der Leyen


guida oggi una missione


al confine greco-turco


Sostegno ad Atene, pressing


su Ankara ma l’approccio


è cambiato rispetto al 


Beda Romano


Dal nostro corrispondente


BRUXELLES


È con malcelato nervosismo che i


Ventisette stanno affrontando il ri-


schio di una nuova drammatica on-


data migratoria dal Vicino Oriente.


Dopo la decisione turca di aprire la


frontiera verso la Grecia e la Bulga-


ria, l’Unione europea sta cercando


in queste ore di agire su due fronti.


Sul terreno per venire concreta-


mente in aiuto ad Atene, alle prese


con nuovi arrivi di profughi. Sul


piano diplomatico per convincere il


governo turco ad Ankara a rispetta-


re gli impegni presi nel .


«La sfida greca è una sfida euro-


pea», ha detto ieri a Bruxelles la


presidente della Commissione eu-


ropea Ursula von der Leyen, che si


recherà oggi insieme al premier


greco Kyriakos Mitsotakis e ai pre-


sidenti del Consiglio europeo e del


Parlamento europeo Charles Michel


e David Sassoli alla frontiera greco-


turca. Il confine terrestre tra i due


Paesi è lungo circa  chilometri e


attraversa la regione della Tracia


orientale, lungo il fiume Marica.


La situazione nella zona è im-


provvisamente peggiorata dopo


che il governo turco ha rinnegato


l’impegno del  di accogliere


sul proprio territorio i rifugiati


provenienti dal Vicino Oriente. La


scelta del presidente Recep Tayyip


Erdogan è dettata dal desiderio di


strappare il via libera europeo nel-


la regione di Idlib, dove i turchi ap-


poggiano i ribelli contro il regime


siriano. Il capo dello Stato ha par-


lato di «centinaia di migliaia di


persone già arrivate alla frontiera


turco-greca».


Le cifre sono ritenute esagerate


da osservatori sul posto, per ora al-


meno. Le Nazioni Unite stimavano


che sabato i rifugiati al confine fos-


sero mila, mentre ieri l’Alto com-
missariato per i rifugiati (l’Unhcr)

ha registrato l’arrivo sulle isole gre-


che di Samos, Lesbo e Chio di .
persone nel periodo - marzo, in

aumento rispetto alle medie più re-


centi. Sempre le Nazioni Unite, che
stimano la presenza di mila

profughi nella regione di Idlib, han-
no ricordato «l’obbligo di protegge-

re i rifugiati».


«Tutti i Paesi hanno il diritto di
proteggere i propri confini – ha ag-

giunto l’Unhcr – ma evitando un


uso della forza eccessivo o spropor-
zionato». Le prese di posizione ri-

guardano sia la Turchia che la Gre-


cia. Sul fronte greco, Atene ha potu-
to ieri incassare l’appoggio comuni-

tario, ma come si tradurrà il


sostegno è tutto da vedere. I Venti-
sette non sono finora riusciti a tro-

vare un accordo che riformi il diritto


d’asilo e preveda forme organizzate
di ricollocamento dei rifugiati tra i

Paesi membri.


L’arrivo oggi dei vertici comu-
nitari alla frontiera greco-turca è

politicamente interessante, ma


quanto utile? Più concretamente,
ieri l’agenzia di gestione delle

frontiere esterne dell’Unione


Frontex ha annunciato l’invio sul
posto di una forza d’intervento ra-

pido. A seguito di un accordo con


la Grecia, al confine dovrebbero
giungere entro cinque giorni .

funzionari provenienti da altri Pa-


esi membri ed entro dieci giorni
nuovo equipaggiamento per assi-

stere il governo greco.
Diplomatici qui a Bruxelles am-

mettono a denti stretti che l’Europa


è ostaggio del presidente Erdogan.
La situazione del , quando mi-

lioni di persone abbandonarono la


Siria e attraversarono a piedi i Bal-
cani pur di raggiungere l’Occidente

europeo, ha lasciato il segno, e divi-


so gli europei. Non per altro, i go-
verni europei parlano oggi di «pro-

teggere le frontiere» più che di ac-


coglienza di profughi, come ha fatto
domenica lo stesso presidente fran-

cese Emmanuel Macron.


Poiché nessuno vuole ripetere il
dramma del , le opzioni in ma-

no ai Ventisette sono poche. Nei fat-


ti, il presidente Erdogan gioca su


due piani: in Siria dove sta facendo


la guerra al regime di Bashar el-As-


sad, ma anche in Libia un Paese che
spera di far cadere nella sua zona

d’influenza. Nei due casi, il con-


fronto è in particolare con Parigi,
che in Siria appoggia il regime di

Damasco e che in Libia sostiene il


generale ribelle Khalifa Haftar. In
entrambe le vicende, Ankara e Pari-

gi sono su fronti opposti.


Della questione turca, i ministri
degli Interni parleranno domani in

un incontro straordinario qui a


Bruxelles. Quelli degli Esteri ne di-
scuteranno venerdì a Zagabria dove

è in programma una loro riunione


informale. Nel frattempo, il presi-
dente turco si sarà recato giovedì a

Mosca per incontrare il suo omolo-


go russo Vladimir Putin che appog-
gia il regime siriano nella sua lotta

contro i ribelli. Ancora ieri su questo


versante, Tayyip Recep Erdogan ha
detto ieri di sperare in un cessate-il-

fuoco a breve.


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EPA

Respinti. Un gruppo di migranti torna indietro, dopo un fallito tentativo di attraversare il confine tra Turchia e Grecia


È partito ieri a Bruxelles il


primo round dei negoziati tra
Unione europea e Regno Unito

che dovrà portare alla firma di


un accordo di libero scambio
entro il  dicembre

Commercio


Brexit, partito


il negoziato


tra Europa


e Regno Unito


Gli israeliani hanno votato per


la terza volta in meno di un
anno. Probabile anche questa

volta un esito senza


maggioranza parlamentare
nella sfida Gantz-Netanyahu

Esito incerto


Israele ha votato


per la terza


volta in meno


di un anno


+Lo stallo politico


ilsole24ore.com


In Siria,la nuova guerra nella guerra vede ancora una volta


protagonista la Turchia del presidente Recep Tayyip Erdo-
gan. La quarta operazione militare turca nella Siria setten-

trionale (in soli  anni) somiglia però a un vero conflitto


contro l’esercito di uno Stato sovrano, per quanto retto da
un regime che si è macchiato di gravi violenze nei confron-

ti della popolazione civile.


Dopo l’uccisione di  soldati turchi,caduti la scorsa
settimana sotto i bombardamenti nella regione di Idlib,

Erdogan non ha esitato a puntare il dito contro Damasco.


Poi dalle minacce è passato subito ai fatti. È scattata così
domenica l’operazione “Scudo di primavera”,la campagna

militare diretta a far arretrare le forze governative siriane


dai villaggi e dalle cittadine della regione di Idlib conqui-
stati nelle ultime settimane. Ovvero da quella zona di de-

escalation (zona cuscinetto dove dovrebbero agire le forze


turche) concordata a Sochi tra il presidente russo Vladimir
Putin ed Erdogan nel settembre .

Per quanto di parte,il bollettino diramato dal ministero


turco della Difesa indica comunque un’offensiva su gran-
de scala: da domenica l’esercito ha colpito due

aerei del regime siriano, otto elicotteri,  carri


armati,tre mezzi di contraerea.Ilregime di Da-
masco, per contro,ha chiuso lo spazio aereo su

Idlib, annunciando che qualunque velivolo lo


sorvoli sarà considerato ostile.La battaglia è
particolarmente violenta a Saraqeb. Questo

centro strategico, vicino al crocevia di due im-
portanti autostrade, è passato di mano almeno

due volte nelle ultime due settimane. Ieri sem-


bra che le forze siriane lo abbiano ripreso e la
polizia russa abbia schierato i suoi uomini.

L’esercito turco, il secondo della Nato, è di gran lun-


ga superiore rispetto a quello siriano. Il problema è che
il principale sponsor e alleato di Damasco è una grande

potenza militare,la Russia,con cui Erdogan porta avan-


ti, non a fatica, un intenso rapporto commerciale,ener-
getico e politico.

A parole Erdogan e Putin non vogliono farsi la guerra


e sostengono di voler abbassare la tensione. Questa vol-
ta,tuttavia, Erdogan ha chiesto a Putin di lasciare il campo

all’offensiva turca. «Non abbiamo intenzione di affrontare


la Russia. Vogliamo impedire al regime di porre fine al
massacro e impedire la radicalizzazione e la migrazione»,

ha detto il ministro turco della Difesa, Hulusi Akar.


Da parte sua Putin ha voluto mettere le cose in chiaro.
«Noi non combatteremo contro nessuno.E stiamo crean-

do le condizioni affinché nessuno voglia combattere con-


tro di noi», ha detto il presidente russo in un’intervista alla
Tass. Il Cremlino, che continua a sostenere Assad, ha pre-

cisato che non può più garantire la sicurezza dell’aviazio-


ne turca sui cieli siriani.
Per quanto si trovino su due fronti opposti,Erdogan e

Putin hanno compreso che compromettere la loro relazio-


ne, per quanto complessa, potrebbe essere controprodu-
cente. Si incontreranno, ancora una volta, giovedì prossi-

mo. Non vogliono diventare nemici. Ma se qualcosa do-


vesse sfuggire di mano, il rischio è che possano divenirlo.
—Roberto Bongiorni

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IL DRAMMA DI IDLIB


«SCUDO DI PRIMAVERA»


Erdogan all’offensiva


contro Assad mentre


prova a parlare con Putin


NAUFRAGIO AL LARGO DI LESBO


Un bimbo la prima vittima in mare


È un bambino la prima vittima del


mare, da quando la settimana
scorsa la Turchia ha aperto i propri

confini ai migranti per spingerli
verso l’Europa. L’imbarcazione su

cui viaggiava si è rovesciata al


largo dell’isola di Lesbo: 
persone sono state liberate, due

bambini portati in ospedale. Uno


di loro non ce l’ha fatta.
Secondo quanto riportato

dall’agenzia Reuters, nella mattina


di ieri a Lesbo è arrivata un’altra
imbarcazione con una trentina di

afghani a bordo; altri  sono stati


salvati al largo di Farmakonissi,
un’isoletta greca più vicina alla

Turchia. Nelle isole greche del Mar


Egeo vivono già più di mila
migranti, in campi profughi

sovraffollati.


Al confine di terra tra Turchia,
Bulgaria e Grecia, sono più di

mila i migranti arrivati da


quando le autorità turche hanno
fatto sapere che non li tratterranno

più sul proprio territorio. La


maggior parte di loro viene dalla
Siria, ma anche da altri Paesi del

Medio Oriente e dall’Afghanistan.


Nei giorni scorsi la polizia greca
e turca ha lanciato lacrimogeni

contro i profughi rimasti nella


“terra di nessuno” tra i due confini.
Secondo una notizia definita falsa

da Atene, e riferita a Reuters da due


fonti della sicurezza turca, un
siriano che cercava di attraversare

il confine verso la Grecia è morto


per le ferite ricevute dall’intervento
delle guardie di frontiera greche.

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Nelle urne.
Un cittadino di
Gerusalemme al voto

Nel tentativo


di respingere


i siriani


da Idlib


la Turchia


rischia


lo scontro


con Mosca

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