Il Sole 24 Ore - 03.03.2020

(Michael S) #1

Il Sole 24 Ore Martedì 3 Marzo 2020 5


Coronavirus Primo Piano


LE AZIENDE


Costruzioni. Il rinvio delle decisioni di investimento
penalizzerebbe il già fragile settore delle costruzioni,

tipicamente ancorato al ciclo dell’economia,


spingendo il tasso di default al 10,6%, il massimo tra
le aree studiate

6,8%


TASSO DI DEFAULT NELLO SCENARIO FAVOREVOLE
Nel caso più favorevole, di crisi sanitaria risolta in 3-6 mesi,
la probabilità media di fallimento sarebbe al 6,8%,

Anna Mareschi Danieli


«Torniamo a lavorare. Ve lo chiedia-
mo per favore». È l’appello che Con-

findustria Udine, con Anna Mareschi


Danieli, rivolge alla politica. «Giusto
prendersi cura della salute delle per-

sone, ma facciamolo in maniera scien-


tifica e non emotiva».
«Adottiamo le misure necessarie al

contenimento del virus, ma non cadia-


mo nella sovrastima del problema, al-
trimenti diventa una catastrofe della

quale tutti i governanti saranno re-


sponsabili. Questa situazione va af-
frontata con senso di responsabilità

verso il nostro Paese, quella responsa-


bilità materna che utilizziamo nei con-
fronti dei nostri figli. Vanno valutate le

procedure da adottare coerentemente


a rischi attuali e potenziali, consideran-
do ogni effetto collaterale che una diret-

tiva nazionale o regionale comporta».


«Il cittadino ha bisogno di essere
tutelato a °, non al % sulla sani-

tà e a meno % sull'economia. Il


punto di equilibrio è sempre comples-
so da trovare ma questo è ciò che ci

aspettiamo dalle persone che ci go-


vernano, altrimenti significa che non
sono adatte a ricoprire tale ruolo».

«Parliamo di numeri e non di sugge-


stione. Parliamo di ciò che veramente
deve far preoccupare, che è la percen-

tuale di mortalità, tutto il resto è allar-
mismo. Non sto rinnegando il proble-

ma, lo sto calando nella realtà dei fatti.


Siamo di fronte ad un’influenza molto
contagiosa, non c’è vaccino è vero, ma

la maggioranza dei contagiati si sta ri-


prendendo nel salotto di casa propria e


la maggior parte dei pazienti sta gua-
rendo (non lo dico io, ma la comunità

scientifica). E le vittime, alle cui famiglie


sono vicina, erano persone oltre una
certa età e/o con patologie pregresse».

«Inoltre, siamo veramente convin-


ti che, durante il Capodanno cinese,
turisti e stranieri là residenti siano ve-

nuti solo in Italia e non a Parigi, Lon-


dra, Berlino? A qualcuno verrà il dub-
bio che la contabilità internazionale

del contagio potrebbe essere diversa?


E poi, come meravigliarci se Paesi
stranieri ci chiudono le frontierese

siamo i primi a diffondere allarmismi


e misure restrittive (siamo al parados-


so di alcuni territori del Sud Italia che
vorrebbero escludere arrivi dal Nord!)

che vanno al di là dell'evidenza dei nu-


meri e della ragionevolezza?».
«Le ordinanze in vigore sul territo-

rio nazionale e in Friuli-Venezia Giulia


hanno generato comportamenti fai da
te nelle aziende. Tutte le attività pro-

duttive del territorio hanno continua-


to a lavorare, ma con difficoltà su mol-
te attività: gestione delle visite, delle

attività formative, dei trasferimenti e


dei viaggi di lavoro, ma anche di ope-
ratori terzi e/o stranieri, dello stop alle

fiere, ecc. Nelle nostre imprese c’è una


grande attenzione alle risorse umane.
Per questo si stanno generando com-

portamenti fai da te a tutela delle per-


sone. Le aziende stanno facendo il


massimo sforzo per tutelare i lavora-
tori, o meglio per farli sentire il più tu-

telati possibile. È chiaro, però, che così


non possiamo andare avanti».
«La prima cosa da fare è comunica-

re nel modo corretto. Mi chiedo come


sia possibile che se un’azienda pecca
di capacità comunicativa è subito at-

taccata, e se invece il sistema di gover-
no lo fa siamo tutti in silenzio a subir-

ne le conseguenze nazionali ed inter-


nazionali. È più contagiosa la paura
derivante da incertezza e frammenta-

zione di informazioni del virus di per


sé». «Ora bisogna attivare misure
emergenziali di tamponamento per

chi ha subito impatti sull’attività d’im-


presa: le leve, anche a livello regionale,
sono quelle del fisco, mutui, finanzia-

menti e eventuali attivazioni di am-


mortizzatori sociali. Abbiamo un ta-
volo aperto con la Regione Friuli-Ve-

nezia Giulia: c’è collaborazione e si


può intervenire rapidamente. Nel pie-
no rispetto dei ruoli e consapevoli che

il diritto alla salute delle persone sia


sovrano, chiediamo che si valuti con
attenzione se prorogare le ordinanze

in corso, basandosi su giudizi tecnico-


scientifici, non su valutazioni di op-
portunità politica o di tipo emotivo».

«Quanto alla politica nazionale, ol-


tre a farsi carico dell’emergenza sanita-
ria, deve disegnare ora interventi strut-

turali a sostegno di un’economia già in


crisi. Non possiamo aspettare mesi per
capire quanto avremo perso in termini

di Pil e di competitività. Perché accadrà,


pur non sapendo ancora in che dimen-
sione, e a quel punto non ci interesserà

più di tanto di chi sarà la colpa».


Presidente di Confindustria Udine


© RIPRODUZIONE RISERVATA

CONFINDUSTRIA UDINE


«Torniamo a lavorare


o sarà una catastrofe»


Serve un punto d’equilibrio


fra le tutele sulla sanità


e le tutele sull’economia


Per una impresa su dieci


lo spettro del default


La simulazione. Cerved Rating Agency stima un raddoppio delle difficoltà


nell’ipotesi (ancora ritenuta improbabile) di una crisi non risolta in sei mesi


Luca Orlando


Scenario “soft”: a soffrire sono so-


prattutto turismo, costruzioni, alber-


ghi, ristorazione. Scenario “hard”: i


danni, pesanti, arrivano per tutti.


E sulla base di quest’ ipotesi, quella di


una pandemia prolungata, non arre-


stata entro l’anno, un’azienda su die-


ci in Italia sarebbe a rischio default.


Un più che raddoppio rispetto ai li-


velli attuali, stima l’agenzia di rating


di Cerved, che sulla base della distri-


buzione attuale dei giudizi espressi


su mila aziende simula l’impatto


del Coronavirus in ciascun settore.


Nel caso più favorevole (e ritenuto


più probabile), quello in cui la crisi


sanitaria si risolva in - mesi, la pro-


babilità media di fallimento salirebbe


di due punti, passando dal ,% al


,%, con una parallela contrazione


dei margini, dal ,% al ,% in termi-


ni di Ebitda. Scenario soft che dareb-


be benefici ad alcuni specifici com-


parti, riducendo le probabilità di fal-


limento per farmaceutica (produzio-


ne e distribuzione) e servizi di


comunicazione e informazione (se


viaggi meno devi comunicare a di-


stanza di più), danneggiando invece


tutti gli altri comparti. Il rinvio delle


decisioni di investimento penalizze-


rebbe il già fragile settore delle co-


struzioni, tipicamente ancorato al ci-


clo dell’economia, spingendo il tasso


di default al ,%, il massimo tra le


aree studiate. E fragilità aggiuntiva


indotta vi sarebbe anche per tutto ciò


che è legato ai trasporti, alle attività


ricreative e al turismo, all’ospitalità e


alla ristorazione. Crisi che ad ogni
modo non risparmierebbe l’intera

area manifatturiera, con problemi
aggiuntivi per il comparto tessile-ab-

bigliamento, penalizzato più di altri


dalle difficoltà sperimentate in Cina,
che si riverberano in modo negativo

sia in termini di domanda che di con-


tinuità delle forniture. In termini di
distribuzione dei rating, l’area di vul-

nerabilità salirebbe di qualche punto


per arrivare al % mentre la fascia di
aziende a rischio raddoppierebbe al

% del totale. Un quadro tutto som-


mato ancora gestibile, che tuttavia


andrebbe a deteriorarsi in modo evi-
dente nell’ipotesi meno probabile

stimata dall’agenzia di rating: quella


in cui l’emergenza sanitaria prose-
gua per l’intero . Con il risultato

di far cadere i ricavi, di veder lievitare


i debiti a breve per finanziare il circo-
lante, di allargare oltre il % l’area

dei soggetti a rischio. Il risultato in


questo caso è quello di far schizzare
la probabilità di default al ,%, peg-

gioramento questa volta distribuito
su tutti i comparti, senza eccezioni.

Anche in questo caso sarebbero le co-


struzioni (,%) a pagare il prezzo
più alto, con danni solo di poco infe-

riori per hotel e ristorazione, comu-


nicazioni, trasporti e turismo. In ter-
mini di marginalità l’Ebitda medio

rispetto ai livelli attuali si dimezze-


rebbe al ,%, con valori prossimi allo
zero per il commercio (ad eccezione

delle farmacie) e negativi nel caso del


turismo. L’unico comparto in grado
di migliorare sotto questo aspetto sa-

rebbe quello farmaceutico, travolto


presumibilmente da una domanda
aggiuntiva in Italia e non solo. In ge-

nerale, oltre alle costruzioni, sareb-


bero soprattutto i servizi a subire
l’onda d’urto negativa della crisi,

mentre la manifattura riuscirebbe in


una certa misura a contenere i danni,
con un tasso di default all’,% (quasi

due punti sotto la media) e un margi-


ne Ebitda al ,%.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

‘‘


Fragilità


per tutto ciò


che è legato


ai trasporti,


alle attività


ricreative


e al turismo,


all’ospitalità


ANNA MARESCHI
DANIELI
Presidente
di Confindustria
Udine

SETTORE ATTUALE

NELLO
SCENARIO
SOFT

NELLO
SCENARIO
HARD

Costruzioni 8,1 10,6 15,


Fornitura acqua;


reti fognarie


4,7 8,7 13,


Ristorazione 7,4 8,8 13,


Trasporto 4,8 7,3 11,


Energia elettrica,


gas e acqua


5,3 6,0 11,


Farmacie 4,3 4,0 11,


Commercio 4,2 5,8 8,


Attività manifatturiere 3,9 5,7 8,


Tessile 4,0 6,1 8,


Farmaceutica 3,8 2,7 7,


I settori più colpiti


Probabilità di default, dati in %


Fonte: Cerved
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