Corriere della Sera - 21.02.2020

(Martin Jones) #1


CorrieredellaSera Venerdì21Febbraio2020
CRONACHE

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Renegade


Scienza emusica per le donne, il progetto dell’Humanitas


La campagna «Pink Union» tra visite di prevenzioneeunconcerto diretto da Beatrice Venezi


Le donne portano l’80 per
cento delcarico di sofferenza
emalattia, sia per motivi so-
ciali sia per motivi biologici.
Parte da questo dato il proget-
to «PinkUnion» diFondazio-
ne Humanitas per la ricerca a
sostegno della salutefemmi-
nile: eventi di prevenzione e
unconcerto. «Abbiamo il do-
veremorale di occuparci di
medicina di genere» spiega
Alberto Mantovani, alla guida
dellafondazioneedirettore
scientifico di Humanitas. Ac-
canto a lui in questa iniziativa
BeatriceVe nezi, direttore d’or-
chestracon unacarriera inter-
nazionale, in un sodalizio tra
arteescienza. «Abbiamo
moltoincomune—spiega

l’immunologo —. Il sistema
immunitarioècome un’or-
chestra di cui nonconoscia-
mo ancora tuttiimusicisti e
gli strumenti. Identificarne
alcuni ci ha permesso di svi-
lupparenuoveterapie, per
esempiocontrolemalattie
autoimmuni».
«Ci accomuna anche l’orga-
nizzazione del lavoro —con-
tinuaVe nezi —, lacapacità di
valorizzareitalenti, l’approc-
cio umano». Il direttore d’or-
chestra sottolinea che ha de-
ciso di aderire allacampagna
«perchécoerentecon la mia
visione dellatematicafemmi-
nile. Attraverso la mia attività
promuovoun’idea del ruolo
della donna che possa oppor-

si alla discriminazione di ge-
nere. Questo progetto è l’uni-
co contestoincui farediffe-
renza tra uomoedonna ac-
quista un senso profondo».
Tra i filoni di ricerca di genere
attivi in Humanitasc’è lo stu-
dio sul ruolo degli anticorpi
nelle malattie autoimmuni.
«Sono più frequenti nelle
donne—ricorda Mantovani
—. In Italia sicontano 5 mila
pazienti. Il rapportoènovea
uno rispettoall’uomo». Si
pensa che la maggior inciden-
za sia dovuta ad alcunecondi-
zioni specifiche,come la gra-
vidanza che richiede all’orga-
nismo meccanismi più sofi-
sticati di regolazione
dell’immunità. «La differenza

si nota soprattutto nella diffu-
sione di malattiecome il
lupus, l’artritereumatoide, al-
cune patologie della tiroide e
delfegato». Il secondofocus
«rosa» di Humanitas è quello
del tumorealseno.Unpro-
gettopartitonell’agostodel
2019 intende identificaretra
le pazienti quelle che possono
davvero beneficiare di un trat-
tamentochemioterapico
preoperatorio, risparmiando
così unaterapia «inutile» a
chi non ne gioverebbe.
Il calendario di iniziative di
«Pink union» rispecchia la si-
nergia fra scienzaearterap-
presentata da Mantovani eVe -
nezi. Il 7 e l’8 marzo neicentri
Humanitas saranno organiz-

zatevisitespecialistiche e
consulti per promuoverela
prevenzione (la partecipazio-
neèliberaegratuita, previa
prenotazione). Il 19 marzo in-
vece,appuntamentoalteatro
FrancoParenti di Milanocon
l’Orchestra Milano Classica
diretta daVe nezi. Iltema «sa-
rà ilvolto della donna. L’idea è
di affrontare un excursus dal
periodoromantico fino ad au-
toricontemporaneicome
Astor Piazzolla e RachelPort-
man». Ilconcerto sarà prece-
dutodaundialogoconl’im-
munologo: si parlerà di ricer-
cae cura delle patologiefem-
minili.
SaraBettoni
©RIPRODUZIONERISERVATA

La rivincita di Jalaiah


sul ballo che spopola in rete


«Sono stata io ad inventarlo»


È


un po’come se un
giovanissimo Micha-
elJackson dicolpo
avesse vistomezzo
mondo ballareilsuo
Moonwalk. Solo, senza che
nessuno—inquestomezzo
mondo — immaginasse che a
inventarlo era statolui. Anzi,
peggio.Pensando che l’idea
di quei passi di danzacosì
unicifosse di qualcun altro.
Jalaiah Harmon ha 14 anni. Lo
scorso 25 settembreerator-
nata da scuola, un giornoco-
me tanti. Si era chiusa nel ba-
gno dicasa, periferia di Atlan-
ta.Aveva puntato iltelefonino
su di sé,come spessocapita ai
ragazzi, e aveva iniziato a fare
quello che più ama: ballare.
Proprio non pensavache
quellacoreografiacasalinga
—certo, riuscita — nel giro di
qualche mese sarebbe diven-
tatoilballo più popolaretra
gli adolescenti americani e
non solo. Allora non poteva

credereche in tanti si sareb-
bero sfidati sui social network
imitando la suaRenegade
Dance, e che avrebbe visto ri-
petere quei movimenti da su-
perstarcome Lizzo,Kourtney
Kardashian o Charli d’Amelio,

regina di TikTok, seguita da
26 milioni di persone per i
balli che posta sul social
network. Tra cui, appunto, la
Renegade Dance. Ma se non
c’èdubbio che lateen diva
(D’Amelio ha 15 anni) abbia

fattodetonarelamania, per
molti peròèanche scattata
l’equazione: quella danza era
sua. «All’inizio erofelicedi
vederelepersone ballarei
miei passi. Certo, poi avreivo-
lutomiriconoscesseroqual-

che merito», ha ammessoJa-
laiah, finalmenteintervistata
dal New York Times. Rivelan-
do di avertentato per settima-
ne di rivendicare la sua inven-
zione, definendosi su quei so-
cial che avevano fattoesplo-
dereilballocome l’ideatrice
dellaRenegade Danceecon-
tattando tanti degli influencer
che avevano imitatolesue
mosse, senza peròricono-
scerle nulla(nemmeno un
tag). DavidecontroGolia, la
sua sembravauna battaglia
senza speranza. L’ennesimo
«scippo» da parte di una élite
(quasi semprebianca) di un
contenuto prodotto da giova-
ni artisti (molto spesso neri) e
poicondiviso da loro su quei
social network che, nella loro
missione più nobile, danno
voceeluceachi ne ha poca.
Untema, questo, alcentro del
dibattitosull’appropriazione
culturale da parte dellacomu-
nità biancadicontenuti nati
in quella afroamericana: at-
tingoesfruttosulwebqual-
cosa che non è mio.
Ma quando tuttopareva
perso, proprio Charli D’Ame-
lio ha riscrittoilfinale della
storia, pubblicando sul suo
potentissimo profilo un video
in cui ballavaalfiancodiJa-
laiah, scrivendo: «Sonocosì
felicediaccreditarel’origine
del ballo aJalaiah e mi piace-
rebbe tantocollaborarecon
lei». E anche il rapper K Camp
—laRenegade Dancenasce
con la sua Lottery come base
— haconfermato che era sta-
ta Jalaiah a dare vita a tutto. Il
17 dicembre, la giovanecoreo-
grafa è stata quindi invitata a
esibirsi all’AllStar game della
Nba. E ora tutticonoscono la
ragazza che, dal suo bagno
nella periferia di Atlanta, ha
fatto ballare mezzo mondo.
ChiaraMaffioletti
©RIPRODUZIONERISERVATA

La scheda


●Jalaiah
Harmon,
14 anni, è una
studentessa
di Atlanta,
appassionata
di danza. Il 25
settembre
ha postato sui
social network
un video
amatoriale
con un ballo
inventato da lei

●In poco
tempo in molti
hanno imitato
la danza, tra
loro la web star
15enne Charli
D’Amelio: tanti
hanno pensato
fosse una sua
coreografia

Tik Tok


●TikTok è un
social network
cinese, lanciato
nel settembre
2016 e
diventato tra i
più popolari in
tutto il mondo,
soprattutto
tra i più giovani

●Sfruttando
diversi filtri, il
social permette
agli utenti
di postare
brevi video
della durata di
15 secondi, su
cui aggiungere
canzoni o altri
suoni. Il social
ha ereditato
il successo
di Musical.ly

L’ideatriceLa ballerina Jalaiah Harmon, 14 anni L’influencerCharli D’Amelio, superstar di TikTok


Medico


●Il professor
Alberto
Mantovani,
71 anni, è un
immunologo
e scienziato

●È direttore
scientifico
dell’Humanitas
di Milano

L’allarme: «È pericolosa»


Tik tok mette al bando


la sfida «spacca-cranio»


U


n saltello a piedi pari in mezzo a due
«amici». Con trappola: nella ricadu-
ta, il malcapitato viene sgambettato
e ruzzola aterra. Si chiama «Skullbreaker
challenge» o sfida spacca-cranio e in pochi
giorni ha raccolto milioni di emuli su Tik
Tok. I video delle ignare vittime della sfida
sono diventati virali: anche quelli nei quali
gli effetti sembrano essere pesanti (in uno
si vede un giovane che, dopo esserecaduto
e aver sbattuto latesta, appare addirittura
privo diconoscenza). Ieri però la società
che produce l’app, dopo le numerose
polemiche, è intervenuta rimuovendo i
video e ammonendo gli iscritticon un
messaggio: «È pericolosa».
©RIPRODUZIONERISERVATA

Corriere.it
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eseguigli
approfondi-
menti
sulnostrosito
http://www.corriere.it

Musicista


●Beatrice
Venezi, 29 anni,
è direttore
d’orchestra di
fama mondiale

●Nel 2018
per «Forbes» è
fra i 100 under
30 più influenti
del mondo
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