La Stampa - 09.03.2020

(Wang) #1
Per l’attrice tanti nuovi film in arrivo e un varietà musicale in tv al femminile
“Le donne non mi vivono in modo competitivo perché in me prevale l’ironia”

Claudia Gerini: la sensualità


l’ho presa dalla mamma


Il mio segreto? Spiazzarmi


FULVIA CAPRARA


S


e il segreto della sen-
sualità è nella capaci-
tà intelligente di sfug-
gire agli stereotipi,
Claudia Gerini, mor-
bida e acuta, ironica
e dolce, deve averlo scoperto da
tempo. Molto prima di diventa-
re Jessica, icona del «famolo
strano», regina della commedia
all’italiana dei nostri giorni, cre-
dibile nei panni di Sara Mona-
schi, spietata signora di potere
nell’affresco di Suburra, così co-
me in quelli di Donna Maria, ve-
dova del boss di camorra Vincen-
zo Strozzalone (Carlo Bucciros-
so) nel musical Ammore e mala-
vita: «Sono sempre stata una
che si butta, e penso che questo
modo di vivere sia garanzia di
longevità professionale e menta-
le. E’ bello sapersi spiazzare da
soli, re-inventarsi uscendo dalla
“comfort zone”. Di carattere so-
no una che ama lanciarsi nelle
avventure. Ogni volta che lo fac-
cio, scopro cose nuove di me e
mi ritrovo sempre più innamora-
ta del mio lavoro».
A Berlino, una settimana fa,
ha ricevuto dalle mani del regi-
sta premio Oscar Volker Schlon-
dorff, il Premio Bacco, riconosci-
mento italo-tedesco assegnato
ogni anno in concomitanza con
il festival del cinema: «Sono ono-
rata, è stata una sorpresa». Un

week-end nel quale, come d’abi-
tudine, ha tenuto insieme i vari
pezzi della vita. Da una parte in-
terprete celebrata, dall’altra
mamma sollecita che organizza
il pomeriggio di giochi in casa
per la figlia di 10 anni: «E’ il mio
principale - sorride -, se non scat-
to subito quando chiede una co-
sa, sono guai».
E’ difficile essere madre e, nel-
lo stesso tempo, attrice piena
di impegni?
«Non più che per tutte le mam-
me che lavorano. Certo, le attri-
ci si spostano da un luogo all’al-
tro e fanno orari strani, però poi
possono permettersi periodi
senza lavoro, più tranquilli. Io,
per esempio, ho cercato di alter-
nare fasi faticose, di grande im-
pegno, ad altre in cui mi sono de-
dicata totalmente alle figlie. Bi-
sogna avere razionalità e gran-
de spirito di organizzazione».
Tra le sue varie anime c’è an-
che quella sexy, che lei ha esi-
bito con naturalezza, senza
paura di essere giudicata. Da
dove viene questo coraggio?
«Questa sfrontatezza? Sì, è vero,
ho fatto anche cose di quel tipo,

ma sempre con ironia. Penso a
Com’è bello far l’amore, stavo sem-
pre in mutande, aTulpadove fa-
cevo sesso promiscuo, e aDolce-
roma, con il bagno in una vasca
piena di miele... Sicuramente la
sensualità l’ho presa da mamma.
Mio padre racconta che faceva
impazzire gli uomini, ogni volta
che andavano a ballare lo costrin-
geva a litigare con tutti, si mette-
va al centro della pista e apriti cie-
lo. Quella della scena del miele
avrei voluto evitarla, poi, però,
ho pensato “ma che me frega? Io
la faccio”. E’ anche questione di
karma, io, dai tempi diViaggi di
nozze,ho quello del “famolo stra-
no”, non ne esco più».
Eppure è una beniamina del
pubblico femminile, secondo
lei perché?
«Le donne non mi vivono in mo-
do competitivo, e di questo sono
orgogliosa. Evidentemente il
tratto sexy non viene visto come
predominante, forse perché, in
me, prevalgono ironia e legge-
rezza».
Qual è stato, nell’ambito del-
la professione, il suo incon-
tro cruciale?

«Con Verdone ho girato 3 film,
quando lavoriamo insieme scat-
ta subito una chimica speciale,
abbiamo 20 anni di differenza,
ma non si nota, siamo affini, e
protettivi, in modo vicendevo-
le. Per meViaggi di nozzeè stato
il vero inizio di carriera, i ragazzi-
ni, ancora adesso, mi conosco-
no in quanto Jessica. E mia fi-
glia, la più piccola, fa un’imita-
zione di Carlo bellissima. Poi,
certo, ci sono stati altri incontri
importanti, con Sergio Castellit-
to, il primo regista che mi ha da-
to un ruolo drammatico, con i
Manetti, grazie ai quali ho vinto
il David, con Mel Gibson».
Ha un sacco di impegni, inizia-
mo dal cinema.
«Farò la sindaca, moglie di Ste-
fano Fresi, inLasciarsi un gior-
no a Romadi Edoardo Leo, una
commedia sentimentale sulla
difficoltà di lasciarsi, sulla fine
delle storie d’amore lunghe. In
Toscana ho appena finito di gi-
rareAnna Rosenbergdi Michel
Moscatelli, un racconto, di im-
pianto teatrale, sull'interroga-
torio di una donna ingiusta-
mente accusata. Ho dovuto im-
parare un copione di 100 pagi-
ne, tutto in francese. Deve usci-
re ancheBurraco fatale, ho una
partecipazione inDiabolikdei
Manetti e mi aspetta un film
con Terry George, il regista pre-
mio Oscar perHotel Rwanda, si
chiamaExiles, gireremo in Irlan-
da e in Italia».
Poi c’è il teatro.
«Sì, faccio la cantante e attrice in
uno spettacolo con i Solis String
Quartet in cui raccontiamo Fran-
co Califano. L’ho conosciuto 5
anni prima della morte, abbia-
mo scelto dieci suoi brani che sa-
ranno preceduti da un monolo-
go in cui io, ogni volta, sono una
donna diversa, ragazzina, bar-
bona, prostituta».
E poi, all’orizzonte, c’è la tv.
«Stiamo preparando un varietà
musicale al femminile in cui, in-
sieme a Michela Andreozzi, Pao-
la Minaccioni e altre, vogliamo
rendere omaggio alle grandi
donne della tv del passato, Mon-
daini, Scala, Valori».—
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UN CAST CON DEGLI ATTORI STRAORDINARI, COME ED HARRIS


Non è una nuova Blade Runner

Qui tutto è visionario ma credibile


  1. Aaron Paul, nuovo entrato nella serie «Westworld» nel ruolo di Ca-
    leb, un uomo invaso dalla solitudine, in una scena con un robot. 2. L’at-
    trice Tessa Thompson. 3. Vincent Cassel, anche lui new entry nella par-
    te di un furfante. 4. I creatori della serie Lisa Joy e Jonathan Nolan alla
    presentazione sabato sera a Los Angels di «Westworld 3»


GIANMARIA TAMMARO


C’


era bisogno di
cambiare, e così
alla fine Jona-
than Nolan e Lisa
Joy hanno tra-
sformato la loro
Westworld in un’altra cosa:
una più complicata, più dina-
mica, separata tra location e li-
nee temporali, con più prota-
gonisti e più nemici. Qualcuno
ha parlato di una nuova Blade
Runner, ma è troppo semplice

e allo stesso tempo troppo ri-
duttivo. Il mondo in cui è am-
bientata la terza stagione di
Westworld è un mondo futuri-
stico, ma credibile; altamente
tecnologico, ma non così sofi-
sticato o straordinario. Ci sono
auto volanti, app per darsi al
crimine, i vestiti si trasforma-
no toccandoli, come una se-
conda pelle. Ma le armi sono le
stesse, e così le difficoltà di
ogni giorno.
Dopo aver abbandonato il

parco, Nolan e Joy hanno porta-
to i loro personaggi nelle città
degli uomini. Dolores, interpre-
tata da Evan Rachel Wood, vuo-
le la libertà per la sua razza: co-
pie fedeli degli esseri umani ma
meccanici, più forti, potenzial-
mente immortali. Dall’altra par-
te c’è chi come Serac, il perso-
naggio di Vincent Cassel, new
entry del cast, vuole la cono-
scenza assoluta e riuscire a pre-
venire qualunque male, qua-
lunque problema, grazie a un

super computer. Ma è solo una
fantasia: in realtà quello che de-
sidera è il controllo: una socie-
tà con i suoi ruoli, in cui non c’è
spazio per gli ultimi, in cui gli
elementi a rischio vengono iso-
lati e condannati, ribalzati da
call center di voci registrate. In
mezzo, presi tra due fuochi, ci
sono quelli come Caleb, inter-
pretato da Aaron Paul: indivi-
dui senza famiglia, danneggia-
ti e confusi. Si trovano in balia
degli eventi, e sono costretti a
scegliere: vita o libertà; benes-
sere o felicità.
Westworld non è mai stata
una serie sulla tecnologia, ma -
al contrario - su quello che la
tecnologia può offrire, sul mo-
do in cui viene utilizzata, e su-
gli uomini che la progettano. E
poi, ecco, c’è anche un altro di-
lemma, che è ancora più essen-

ziale: cos’è che fa di una perso-
na una persona? Cosa, cioè, la
rende unica, diversa da tutte
quante le altre? La sua mortali-
tà oppure la sua sensibilità?
Joy e Nolan non sembrano
avere una risposta precisa; o
meglio: non sembrano interes-
sati nel dare risposte al loro pub-
blico. Si sono circondati di atto-
ri straordinari, come Ed Harris
che compare poco più avanti in
questa stagione, così bravo da
riuscire ad alzare di diverse tac-
che la qualità del racconto; e
hanno intessuto una trama in-
telligente, visionaria, che non
si pone alcun limite. Certo, a
tratti è fin troppo criptica e com-
plicata. Ma è tutto così ben co-
struito e così appassionante
che diventa difficile riuscire a
distogliere lo sguardo. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

CHIARA MEATTELLI
LOS ANGELES

I


l mondo di oggi è abbastan-
za folle e il nostro show
non è proprio ottimista a ri-
guardo» commenta la sce-
neggiatrice americana Li-
sa Joy, che insieme al mari-
to Jonathan Nolan è creatrice
di Westworld, la serie televisi-
va dagli ascolti record (la terza
stagione da lunedì 16 marzo
su Sky Atlantic e Now TV).
Con il loro thriller basato su un
futuro distopico iper tecnolo-
gizzato, i due autori continua-
no a interrogarsi sulla vera na-
tura dell’uomo.
Dopo essere usciti dai confi-
ni del vecchio West e avere
esplorato lo Shogun World
giapponese, ora portano le vi-
cende al mondo reale degli an-
ni 2050, dove regnano robot
umanoidi in grado di funziona-
re nella società, impianti chi-
rurgici designati per alleviare
lo stress e automobili con la
guida automatica. Un mondo
che non sembra neppure trop-
po lontano. «Sapevamo dal
principio che avremmo porta-
to tutto al mondo di oggi, anzi,
era uno dei motivi che più ci sti-
molava a scrivere», rivela Jona-
than Nolan, inglese, fratello
del regista Christopher, famo-
so per successi come Dunkirk,
Insterstellar e Inception.

Alla ricerca del reale
Ma se le prime due stagioni di
Westworld sembrano presume-
re una visione pessimistica sul-
la natura del genere umano,
con la terza viene quasi da pen-
sare il contrario grazie all’in-
troduzione di nuovi personag-
gi come Caleb, interpretato
dalla star di Breaking Bad, Aa-
ron Paul, che affranto dalla so-
litudine di un mondo sempre
meno umano, è alla disperata
ricerca del reale. «Il segreto di
una serie tv? Avere un piano
ben definito ma restare aperti
alle possibilità: il nostro diver-
timento consiste proprio nell’e-
splorare le relazioni fra i diver-
si personaggi», spiega Lisa
Joy, anticipando l’introduzio-
ne anche di Vincent Cassel nel-
la parte del furfante.
Tra i protagonisti tornano
Evan Rachel Wood nei panni
di Dolores, e Thandie Newton
nel ruolo di Maeve che nel loro
arco narrativo ora sono diven-
tate non solo robot rivoluzio-
narie ma anche le vere dure
dello show. «Abbiamo un cast

spettacolare: è stato un proble-
ma sviluppare storie che acco-
modassero il talento di ciascu-
no», spiega Nolan, che ha ga-
rantito la stessa paga alle star
uomini e donne sul set, un fat-
to più che raro a Hollywood.
Se la musica è per ammissio-
ne degli stessi autori un’impor-
tante musa nella stesura delle
loro visioni futuristiche, è il ge-
niale brano dei Pulp Common

People a dare il sottofondo a
una scena di lotta, suggerendo
in modo sottile un parallelo
tra la classe operaia umana e
quella dei robot. «È la prima
volta nella show che i robot
vengono esposti a una classe
differente da quella di chi pote-
va permettersi il parco giochi
Westworld - dichiara Nolan,
originario di Londra -. Mi ha
sempre colpito l’enorme dispa-

rità di classe che esiste in In-
ghilterra, che poi è la direzio-
ne in cui sta andando il mondo
intero: è triste pensare che in
ogni singola civiltà, dalla not-
te dei tempi, questo divario sia
l’unico modo in cui l’uomo rie-
sca ad organizzarsi».
Tra gli amici e consulenti de-
gli autori c’è Elon Musk, ma-
gnate e amministratore dele-
gato di SpaceX e Tesla: «Ci sia-

mo consultati diverse volte ne-
gli anni - spiega Nolan -. Lui è
ottimista su ciò che sarà il futu-
ro, ma noi piuttosto ci siamo
chiesti: cosa succede in un
mondo in cui chi sviluppa cer-
te tecnologie non è una mente
brillante come Elon?». Un al-
tro consulente di Westworld è
il celebre architetto danese
Bjarke Ingels, autore del nuo-
vo World Trade Center di New
York, dei quartier generali del-
la Google in California e a Lon-
dra, attualmente impegnato
con il progetto tecno-utopista
Woven City, («città prototipo»
della Toyota in Giappone).

Analogico e tecnologia
«Parlando con Ingels ho capito
che è Singapore la città che og-
gi include già una bella porzio-
ne di futuro - dichiara Nolan -.
Amo l’America ma qui non ab-
biamo l’energia e la visione fu-
turistica di città asiatiche come
Hong Kong, Pechino o Taipei».
Prosegue Lisa Joy: «Tra l’altro
mia madre è taiwanese, per me
è sempre una bella emozione
tornare in Asia». Con uno che
completa le frasi dell’altro, i
due showrunner formano la

«power couple» per eccellenza
da quando si sono conosciuti
nel 2000 alla premier di Me-
mento, il film girato da Christo-
pher Nolan, basato su una bre-
ve storia dell’allora 25enne Jo-
nathan. Tutti parlano dell’ar-
monia e della passione tra i due
sul set e di come riescano a tra-
smetterla al cast.
Credono in un futuro iper tec-
nologizzato? «Di certo non cre-
do in un mondo in cui tutto sia
facile e conveniente: abbiamo
figli piccoli, li osserviamo men-
tre faticano per imparare tutto,
dal camminare al leggere, e i pe-
ricoli di un mondo in cui tutto
sia facile sono evidenti ma è
esattamente ciò che stiamo co-
struendo». Lisa Joy dice invece
di vivere una realtà analogica
nonostante dispongano di una
«smart casa» iper tecnologica,
poiché a differenza del marito
lei si dimentica le password per
farla funzionare. Si congeda
con una battuta: «Mi auguro
che un giorno il mondo di West-
world diventi realtà così che
possiamo mandare robot cloni
sul set mentre restiamo a casa
con i nostri figli». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ho capito che è
Singapore la città
del pianeta che oggi
include già una bella
porzione di futuro

4


ALAMY


Cerco di alternare
fasi faticose ad altre
in cui mi dedico
totalmente alle figlie
Serve razionalità

ANTEPRIMA JONATHAN NOLAN


SCRITTORE, SCENEGGIATORE


E REGISTA


LISA JOY


REGISTA, SCENEGGIATRICE


E PRODUTTRICE


3


2


Stephen King critica lo stop al libro di Allen

Stephen King critica Hachette per la decisione di cancellare la pubblica-
zione del memoir di Woody Allen “A Propos of Nothing" dopo le prote-
ste del figlio del regista, Ronan Farrow, e della figlia adottiva Dylan. «La
decisione di Hachette mi preoccupa. Non mi importa niente del signor
Allen, ma di chi alla prossima volta verrà messo il bavaglio», ha detto il
re dell'horror su Twitter. Il libro doveva uscire il 7 aprile negli Usa.

1


L’archivio di Neruda all’asta a Barcellona

Un archivio privato del poeta cileno Pablo Neruda (1904-1973), che
comprende 603 lotti, compresi manoscritti di una ventina di poesie e
quasi 200 documenti autografi, sarà offerto all’asta il 19 marzo dalla ca-
sa La Suite di Barcellona con un prezzo di partenza di 650.000 euro.
Tra i documenti, le inedite dediche autografe a personaggi come Salva-
dor Allende, Gabriel García Márquez e la cantautrice cilena Violeta Parra.

INTERVISTA A teatro interpreterò

le tante donne
di Califano, dalla
ragazza alla barbona
e alla prostituta

Claudia Gerini: l’attrice con Michela Andreozzi e altre renderà omaggio in tv alle grandi donne del passato, Mondaini, Scala, Valori

JONATHAN NOLAN & LISA JOY Creatori della serie cult fantascientifica, la terza stagione in arrivo su Sky Atlantic e Now TV

Con “Westworld” nel 2050

“Vi portiamo nel regno dei robot umanoidi

Un mondo che non sembra così lontano”

Se tutto questo
diventerà realtà, sarà
bello mandare cloni
sul set mentre stiamo
a casa con i figli

Evan Rachel Wood, protagonista nei panni di Dolores fin dall’inizio della serie


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