La Stampa - 09.03.2020

(Wang) #1

LUCIA CARETTI


S


ull’agenda del notaio
volante ci sono alcuni
giorni sbarrati. «Signifi-
ca che sono in giro per
le gare». Disciplina: paraski.
«Una combinata fra sci e para-
cadutismo, che prevede due
manche di gigante e sei lanci di
precisione d’atterraggio in
montagna, in cui bisogna
schiacciare con il piede un ber-
saglio di due centimetri». Mar-
co Valente non si è ancora stan-
cato di spiegare il suo sport, che
conta circa 150 praticanti al
mondo e 6 in Italia. Lo ama da
vent’anni e dopo 2853 lanci
non sa più che cosa sia la paura.
«Uscire dall’elicottero, ormai, è
come uscire dal cancelletto».
Ordinaria amministrazione
per questo 54enne torinese,
che il venerdì sera chiude l’uffi-

cio e si mette le ali. Il sabato
sfreccia tra i paletti sulle piste
di Bardonecchia; la domenica
tra le nuvole allo Sky Dream
Center di Cumiana.
Maestro di sci ed ex presi-

dente dell’associazione di cate-
goria, Valente è un simbolo
del Cus Torino, con cui ha di-
sputato due Universiadi da
atleta e cinque da responsabi-
le della squadra. Ha iniziato a
sciare a sei anni a Beaulard,
poi per una vita ha fatto su e
giù: «Uscivo da scuola, partivo

con il treno a pranzo per anda-
re a Bardo e tornavo alla sera.
Studiavo in viaggio. Sono la
prova che si può conciliare
tutto». Prima esami e agoni-
smo; poi famiglia, professio-
ne e risultati. «Mia moglie
sperava che mollassi lo sci, in-
vece nel ’96 ho aggiunto il pa-
racadutismo. Ho due figli, mi
posso allenare solo al
week-end, servono sacrifici
che non sempre vengono ca-
piti». Ma portano frutto.
Valente ha stabilito il re-
cord del mondo nel 2018, al
Tonale (poi battuto). Un’im-
presa, perché di solito ci si con-
fronta tra master e invece il
cussino (è tesserato pure per
l’Aeroclub Etruria) sfida av-
versari trent’anni più giovani.
Una competizione spietata ti-
po il concorso da notaio:

«Quando a Roma ti trovi tra 5
mila persone, non basta esse-
re preparato, ma devi essere
migliore degli altri. Come nel-
lo sport, che è maestro di vita
e mi ha aiutato a raggiungere
i miei obiettivi. Ho imparato
che vincere è bellissimo, ma
c’è sempre qualcuno più bra-
vo di te. Quindi non devi mai
smettere di allenarti».
Ex karateka, il notaio d’au-
tunno si rinforza andando a cac-
cia. In primavera ed estate si de-
dica solo al paracadutismo, per
continuare ad affinare la tecni-
ca. Il paraski è questione di cen-
timetri: si salta da mille metri di
quota, il bersaglio è minuscolo
e più ci si allontana più cresco-
no le penalità. «Bisogna stare
tranquilli. Il contrario dello sci,
che è potenza, irruenza, grinta.
Bisogna essere bravi a cambia-
re mentalità in fretta, da una di-
sciplina all’altra. E bisogna go-
dersi i paesaggi favolosi in cui si
gareggia».
Cielo e neve, roba per cui
vale la pena di sbarrare l’a-
genda. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

A Torino si è respirato
bridge ad altissimo
livello. La città era
frequentata da tutta
la nazionale

ENZA ROSSANO


CAMPIONESSA DI BRIDGE


LE STORIE


ALMA BRUNETTO


S


port per la mente, ele-
gante e praticato da
personaggi famosi e
grandi giocatori, il
bridge è il frutto di una lunga
evoluzione del gioco. La sua
origine è molto complessa, si
dice che sia iniziato nel XVII
secolo in Inghilterra con un
gioco «whist», in cui si utiliz-
zava un mazzo di 52 carte e
partecipavano 4 giocatori.
Secondo la prima rivista uffi-
ciale federale «Bridge d’Ita-
lia», è stato praticato per la
prima volta nel 1873 sulle ri-
ve del Bosforo. Tra gli ideato-
ri ci furono: un finanziere ru-
meno, un greco, un banchie-
re turco e un italiano, il dele-
gato del Regio Governo pres-
so la Commissione di Rodo-
pe: il cavalier Edoardo Gra-
ziani. Anche la radice del no-
me è di origine slava, «birit-
ch» che corrisponde al verbo
italiano «tagliare».
Dal 1993 il Coni l’ha ricono-
sciuto come disciplina e l’Une-
sco come sport di intelligen-
za, con un’importante compo-
nente di convivialità, che può
sviluppare le capacità intellet-
tuali e migliorare le doti co-
municative. In Italia, la Fede-
razione Italiana Gioco Bridge
è nata a Milano nel 1937, gra-
zie a un gruppo di appassiona-
ti, in quel periodo si chiamava
Associazione Italiana Ponte,
un nome imposto durante il
fascismo per rispetto all’autar-
chia del linguaggio.
Dal 1956 al 1975, l’Italia
ha conteso agli Stati Uniti il
primato di nazione storica-
mente più forte del pianeta,
con il mitico Blue Team, che
conquistò 13 campionati
mondiali, 12 europei e 3
olimpiadi. Attualmente sono
24 mila i tesserati (4 mila gli
agonisti, 11.500 le donne),

23 società in Piemonte, a To-
rino sono 1016 i tesserati e
nel 1960 viene varata la più
complessa e spettacolare
competizione internaziona-
le: la prima edizione delle
Olimpiadi di bridge a squa-
dre. Sotto la Mole ha cono-
sciuto anni ruggenti e fucina
di campioni, come la torinese
Enza Rossano, nella sua car-
riera ha conquistato comples-
sivamente 18 medaglie d’oro,
11 d’argento e 7 di bronzo.
Plurititolata mondiale ed eu-
ropea, insieme al compagno
di gioco e di vita, Antonio Vit-
torio Vivaldi, forma la coppia
mista più forte al mondo e a

Lille, nel 1998 hanno conqui-
stato l’oro ai Campionati del
Mondo a coppie miste.
«Mi sono avvicinata al brid-
ge negli Anni 80, quando fre-
quentavo il circolo della
Stampa e ho imparato osser-
vando i giocatori. La mia cu-
riosità mi ha spinto ad acqui-
stare un libro di Luigi Firpo,
ottimo giocatore e presiden-
te della Federazione italiana
gioco bridge (FIGB) dal
1970 al 1978 e ideatore del si-
stema “Fiori Torino”».
In quel periodo, come rac-
conta Enza Rossano, il brid-
ge viveva un vero boom, allo
Sporting c’erano almeno 25
tavoli e allo storico circolo
del bridge di via Santa Maria
i tavoli erano 55 e si faceva la
coda sulle scale per parteci-
pare. Poi c’è stato l’avvento

di internet e tutto è cambiato
e la magia di questo sport è
stata trasportata online.
«A Torino - prosegue Ros-
sano - si è respirato bridge ad
altissimo livello. La città era
frequentata da tutto il Blue
Team Lancia (la nuova nazio-
nale italiana) e per molti anni
hanno giocato Giorgio Bella-
donna e Benito Garozzo (93
anni e ancora gioca), una del-
le coppie più forti di tutti i tem-
pi e Omar Sharif, un caro ami-
co, uomo con grandi occhi ne-
ri e carismatico. Ogni anno ve-
niva organizzato un torneo di
beneficenza al Principe di Pie-
monte, a cui partecipavano
tutti i campioni. Anche Maria
Teresa Lavazza e Francesco
Angelini sono appassionati
bridgisti e ho conosciuto Fer-
ruccio Amendola e Luciano
De Crescenzo, sono tanti i per-
sonaggi veri e propri testimo-
nial di questo sport: il presi-
dente degli Stati Uniti Eisen-
hower, Deng Xiaoping, lea-
der della Cina che aveva detto
“il bridge e la musica sono i lin-
guaggi universali del mon-
do”, Winston Churchill, gio-
catore spregiudicato, Mahat-
ma Gandhi, Agatha Chri-
stie, Bill Gates e la tennista
Martina Navratilova». Uno
sport dove la fortuna non
conta, mai. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marco Valente, ex sciatore, ha stabilito nel 2018 il record del mondo nel paraski che conta 150 atleti

Tra cielo e neve il campione è un notaio

Bridge, sport per la mente

Riconosciuta dal Coni, è una disciplina molto praticata a Torino, città che nel 1960 ha ospitato la prima edizione delle Olimpiadi a squadre

È torinese anche Enza Rossano, campionessa che nella sua carriera ha conquistato 18 medaglie d’oro, 11 d’argento e 7 di bronzo

1-2. Le sale dove si gioca a bridge con i separé tra un giocatore e l’altro. 3. La campionessa Enza
Rossano insieme a Omar Sharif, appassionato giocatore, che ha conosciuto quando l’attore
venne a Torino per disputare alcuni incontri.

24 mila
I tesserati in Italia, di cui
4 mila agonisti e 1016
a Torino. Le società in
Piemonte sono 23

«Lanciarsi
dall’elicottero oramai
è come
uscire dal cancelletto»

Marco Valente, 54 anni, durante un lancio con il paracadute

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LUNEDÌ 9 MARZO 2020LASTAMPA 45


SPORT


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