Il Sole 24 Ore - 09.03.2020

(Rick Simeone) #1

Il Sole 24 Ore Lunedì 9 Marzo 2020 11


Gestione dello studio .professioni


Farsi leggere


Foto e video


fanno da traino


al contenuto


del testo


S


ebbene l'uso dei social, specie
nei primi anni dalla loro na-
scita, abbia visto principal-
mente la condivisione di te-
sti, oggi gran parte della comunica-
zione, o per lo meno l’aggancio inizia-
le, passa attraverso le immagini.
Il principio base evocato da ogni
social media manager è che «content
is the king» e quindi il contenuto di ciò
che si comunica determina il valore
della presenza nei social. Tuttavia il
contenuto deve poter agganciare l’at-
tenzione del lettore anche attraverso
un’immagine o una grafica che sia
collegata, evocativa e immediata.
L’enorme gamma di immagini a
disposizione nel web deve però, per
poter essere usata correttamente, es-
sere libera da vincoli di copyright e
avere le caratteristiche tecniche es-
senziali per una corretta pubblicazio-
ne, evitando quindi immagini sgrana-
te o troppo pesanti che rallentano o
impediscono la lettura del post. Deve
inoltre essere ricercata la coerenza e
una linea grafica che riconduca anche
le immagini allo stile della comunica-
zione che lo studio professionale ha
deciso di darsi.
Oltre alle foto, anche i video sono
uno strumento principe della comu-
nicazione social, ai quali va aggiunta
qualche regola o precauzione ulterio-
re. È fondamentale, ad esempio, evi-
tare video troppo lunghi o registrati in
maniera amatoriale, ma è sempre ne-
cessario l’apporto di professionisti
che si facciano carico di regia e mon-
taggio con lo scopo di trasmettere in
pochi minuti i contenuti corretti e lo
stile comunicativo più adeguato. Fo-
to, grafica, video sono elementi fon-
damentali quindi della comunicazio-
ne ma sono soprattutto strumenti im-
prescindibili per accrescere visibilità,
interazione, scambio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pagina a cura di
Isabella Fusillo

G

li studi professionali
non possono più fare
a meno di comunica-
re. Qualunque strada
e mezzo si scelga non
si può immaginare di
esistere su un mercato polverizzato
ignorando che i social media sono la
vetrina e il luogo virtuale dove in-
contrare colleghi, clienti, stakehol-
der. Ma essere sui social media non
vuol dire esserci a tutti i costi e senza
regole, obiettivi, strategia. Il più re-
cente Global digital report stima in
quasi  miliardi gli utenti social al
mondo, con un’età media di circa 
anni, di cui  milioni utilizzano i
social per lavoro.
Questi dati confermano la necessi-
tà anche per gli studi professionali di
operare attivamente in rete, non solo
per far conoscere i propri servizi, ma
per stabilire una relazione basata su
stima e fiducia attraverso interazio-
ne, dialogo e lo scambio di contenuti
di valore.

Prima regola: conoscersi
La prima regola per essere presente
nella maniera corretta sui social è che
lo studio professionale si conosca dal
suo interno, valorizzi i propri punti di
forza e lavori su quelli di debolezza.
Che si tratti di uno studio individuale
o di un grande studio associato, di
una start up o di uno studio che esiste
da decenni è fondamentale decidere
chi si è, cosa ci distingue dagli altri e
restare coerenti nella comunicazione
digitale e social al fine di costruire,
anche attraverso questo strumento,
la propria reputazione.
L’elemento reputazionale e la coe-
renza portano necessariamente alla
distinzione fra social “personali” e

social “professionali”. L’esercizio del-
la libera professione, la reputazione
che ogni singolo professionista e stu-
dio costruisce è legata a doppio filo
con la persona. Per questa ragione,
sebbene si comprenda la necessità di
gestire in autonomia e con maggiore
libertà gli account social personali,
bisognerebbe sempre tenere presen-
te che il profilo personale del profes-
sionista non dovrebbe comunicare e
interagire in maniera non coerente
od opposta al profilo pubblico.
Gli studi con più professionisti
hanno quindi la necessità di stabili-
re policy condivise che delimitino il
perimetro della comunicazione ap-
plicando innanzitutto le regole di
deontologia professionale ma defi-
nendo anche il registro o “tono di
voce” da utilizzare, la frequenza con
la quale si è in grado di pubblicare e

i temi o le aree di pratica sui quali si
decide di insistere. Alle policy si ac-
compagna quindi la buona prassi di
avere una linea editoriale - di cosa
vogliamo parlare e in che termini-
e con un calendario editoriale, cioè
stabilendo la frequenza (realistica)
con la quale i professionisti dello
studio sono in grado di produrre
contenuti per i social.

A ogni social obiettivi ad hoc
Se le policy possono e devono essere
comuni e condivise per tutti i social –
LinkedIn, Twitter, Facebook, Insta-
gram – gli obiettivi, i target e i conte-
nuti delle comunicazioni su queste
diverse piattaforme non possono es-
sere identici. Alcuni elementi grafici
(ad esempio il logo) è bene che man-
tengano un filo conduttore ricondu-
cibile allo studio ma gli utenti e le pe-
culiarità di ogni social rendono ne-
cessario operare una scelta.
Linkedin resta sicuramente la
piattaforma ideale per parlare a colle-
ghi, aziende e stakeholder. Facebook
ha un registro più personale e diretto,
Instagram è lo strumento sempre più
utilizzato da una fascia giovane di po-
polazione: quindi social ideale per la
ricerca di nuovi collaboratori ma an-
che per essere visibili in fattori quali
fashion e lusso, arte, start up e inno-
vazione. Twitter, per le caratteristi-
che e per gli utilizzatori che gli sono
peculiari può essere utilizzato da stu-
di professionali in grado di comuni-
cazioni tempestive, sintetiche e che
siano in grado di seguire trend e inte-
razioni immediate.
I social sono, come già detto, una
vetrina ma anche un luogo virtuale
che prevede interazione e amplifica-
zione dei propri messaggi invitando
quindi, da un lato alla prudenza su ciò
che si comunica e su come si comuni-
ca ma, dall’altro, rendendo necessa-

rio la creazione di scambi e collega-
menti. A questo scopo l’uso dei tag
(letteralmente etichette, elementi di
identificazicazione) è utile per indica-
re la presenza di una persona, o
azienda o stakeholder, nel testo o im-
magine pubblicata. Oltre ad aumen-
tare potenzialmente visualizzazioni
e interazioni – poiché oltre che ai pro-
pri contatti il post sarà visibile anche
ai contatti del soggetto taggato – l’uso
dei tag contribuisce al posizionamen-

to mostrando le relazioni che lo stu-
dio e i professionisti intrattengono.
Allo stesso modo il corretto uso
degli hashtag (#) associato a parole
chiavi è fondamentale affinché al-
l’interno di ogni social media sia
possibile effettuare ricerche, ritro-
vare contenuti e marcare il proprio
posizionamento in ambiti precisi,
stabiliti a monte, nella strategia di
comunicazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

LinkedIn.
È il social più
adatto per parlare
alla community di
colleghi, aziende
e stakeholder

ADOBESTOCK

LE DIECI COSE DA EVITARE


  1. Aprire un profilo social e
    abbandonarlo

  2. Pubblicare su temi generali e
    senza dare un vero valore
    aggiunto

  3. Essere autoreferenziali

  4. Pubblicare troppe
    informazioni e troppo spesso

  5. Sparire per lunghi periodi

  6. Trascurare di controllare
    l’andamento di post, interazioni
    e commenti

  7. Usare testi lunghi, aulici e
    parafrasi

  8. Innescare polemiche e non
    saperle gestire

  9. Usare immagini prese in rete
    e potenzialmente coperte da
    copyright

  10. Non ricambiare like e
    interazioni


Evitare
filmati
troppo
lunghi e
amatoriali e
farsi segui-
re da pro-
fessionisti
di regia e
montaggio

Come operare nella rete


Lo studio social ha bisogno di una policy


Le community sono molto importanti per incontrare colleghi e clienti


ma per un uso coerente soprattutto nelle grandi realtà servono regole interne

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