La Stampa - 06.03.2020

(Marcin) #1
.

ROMA

ITALIA

Femminicidi

Otto donne su 10

conoscevano

il loro assassino

S


i uccide meno, in Italia, ma
si uccidono più donne. E
nel 54% dei casi ad alimen-
tare l’orribile giostra dei
femminicidi sono proprio
gli uomini che dovrebbero magari di-
fenderle: i partner o gli ex. Le donne,
insomma, muoiono nell’ambiente do-
mestico, in famiglia.
Oltre l’80% delle 133 uccise in Ita-
lia nel 2018 è caduta sotto i colpi di
una persona ben conosciuta: ovvero

8 su dieci conoscevano il loro assassi-
no. A pochi giorni dalla Giornata In-
ternazionale della Donna dell’8 mar-
zo, ad accendere i riflettori sul piane-
ta della violenza di genere è l’ultima
analisi Istat riferita all'anno 2018 nel
corso del quale sono stati totalizzati
nel nostro Paese 345 omicidi, 12 in
meno dell'anno precedente.
Di questi, 212 hanno interessato
gli uomini, che continuano a regi-
strare un’incidenza di omicidi netta-
mente maggiore rispetto alle femmi-
ne pur avendo registrato nell’arco di
25 anni una importante diminuzio-
ne. Viceversa le donne, che rappre-
sentavano l’11% delle vittime totali
di omicidio nel 1990 sono state il
38,6% nel 2018.
A differenziare i due sessi è soprat-
tutto la tipologia dell’autore del delit-
to: il 37,7% degli uomini assassinati
è stato vittima di sconosciuti; nel
33% l’autore non è stato identificato.
Tutta un’altra storia per i delitti che
coinvolgono le donne. Delle 133 vitti-
me registrate nel 2018 - riferisce l’I-
stat - 63 sono state uccise dal proprio
partner (47,4%) mentre per altre die-
ci (7,5%) l'autore del delitto è stato il

partner di una precedente relazione.
Altre 33 (24,8%) sono state vittima
di un parente e solo nel 12,5% l’auto-
re del delitto è rimasto sconosciuto.
Infine, nel 6,8% dei casi si tratta di un
omicidio con autore non identificato.

Mariti e partner
Tra i partner, nel 2018, i mariti e gli
ex mariti sono stati gli autori del
71,2% degli omicidi, con una percen-
tuale purtroppo in crescita rispetto
al 2017. E i numeri dicono che le don-
ne rischiano di essere uccise da un
partner o un ex partner soprattutto
al Nord, mentre il rischio è minimo
al Centro. E per le straniere va anche
peggio: il 90% delle vittime ha fino a
54 anni (37% tra le italiane) e la quo-
ta di quelle uccise da partner attuali
o ex tocca il 60%. Un bilancio maca-
bro che l’Istat bilancia con le compa-
razioni internazionali, da considera-
re comunque con cautela. Tra i 22
Paesi dell’UE l’Italia sembrerebbe es-
sere uno dei posti meno «pericolosi»
per il sesso femminile: tassi inferiori
di femminicidi si registrano solo in
Grecia e a Cipro. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

VATICANO

SANTA SEDE

Il Papa ai giovani

“Non cedete

al narcisismo

digitale”

FORLÌ

ITALIA

Truffe e violenze

Sequestrata

casa-santuario

a un “guaritore”

LONDRA

REGNO UNITO

“L’emiro di Dubai

ha rapito le figlie

e minacciato

la ex moglie”

M


ette in guardia i giova-
ni dal «narcisismo di-
gitale», sempre più in-
fluente a colpi di sel-
fie e post sui social. In-
vita i ragazzi ad «alzarsi», uscire dal
mondo virtuale e non tralasciare l’at-
tenzione per l’altro. E ricorda loro:
la risposta a insuccessi e depressioni
non possono essere le happy hour
vissute nell’indifferenza, a distanza
dal mondo. Papa Francesco lancia

questi appelli nel messaggio per la
Giornata mondiale della Gioventù,
che si celebrerà a livello diocesano il
5 aprile, Domenica delle Palme.

Connessione ma non comunicazione
«Oggi spesso c'è “connessione” ma
non comunicazione - denuncia Ber-
goglio - L'uso dei dispositivi elettro-
nici, se non è equilibrato, può farci
restare sempre incollati a uno scher-
mo». E cadere nel «diffuso narcisi-
smo digitale». Le cause? Una su tut-
te: «Alcuni hanno respirato il mate-
rialismo di chi pensa solo a fare soldi
e sistemarsi, quasi fossero gli unici
scopi dell’esistenza». Se non si cam-
bia presto stile di vita, «comparirà
un sordo malessere, una noia di vive-
re, sempre più angosciante».
Secondo Bergoglio, in una cultu-
ra che vuole «i giovani isolati e ripie-
gati su mondi virtuali», la via da per-
correre è «far circolare una parola di
Gesù: “Alzati!”». È un’esortazione
ad aprirsi a una realtà «che va ben ol-
tre il virtuale». Attenzione però:
«Ciò non significa disprezzare la tec-
nologia», precisa il Pontefice, che in
passato ha definito internet un «do-

no di Dio»; ma usarla «come un mez-
zo e non come un fine».
Francesco si sofferma sull’intensi-
tà dello «sguardo» dei ragazzi verso
le vicende della vita: «Quante volte
oggi ci capita di essere testimoni ocu-
lari di tanti eventi, senza però mai vi-
verli in presa diretta!». Spesso la pri-
ma reazione è «riprendere la scena
col telefonino, magari senza guarda-
re negli occhi le persone coinvolte».
Purtroppo intorno «a noi, ma a volte
anche dentro di noi, incontriamo
realtà di morte: fisica, spirituale,
emotiva, sociale». Il rischio è non ac-
corgersene, subirne le conseguen-
ze. Anche tra i giovani «si diffonde la
depressione - rileva il Papa - che in al-
cuni casi può portare persino alla
tentazione di togliersi la vita». Una
delle tante, troppe situazioni «in cui
regna l'apatia, ci si perde nell'abisso
delle angosce e dei rimorsi! Quanti
giovani piangono senza che nessu-
no ascolti il grido della loro anima!».
Intorno a loro «sguardi distratti, in-
differenti, di chi magari si gode le
proprie happy hour tenendosi a di-
stanza». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

A

sentir lui, un pensionato
78enne di Forlì, nella
sua casa-santuario appe-
na messa sotto seque-
stro dal giudice delle in-
dagini preliminari si facevano sedu-
te di pranoterapia e, la domenica, si
pregava per la pace nel mondo. Le ac-
cuse che gli vengono contestate dal-
la procura della città romagnola per
quei comportamenti, invece, sono
ben più pesanti: truffa aggravata,

violenza sessuale ed esercizio abusi-
vo della professione medica ai danni
delle persone che lo seguivano, il tut-
to ricompensato con incassi in nero
di qualche migliaio di euro ogni me-
se. Tutti i giorni, come hanno spiega-
to gli inquirenti, l’appartamento di
Mario Guerrini era frequentato da al-
meno una ventina di seguaci: perso-
ne accomunate per un motivo o per
l’altro da fragilità psicologiche che
potrebbero aver facilitato gli abusi
compiuti dal 78enne.

Le «benedizioni»
Il santone era solito impartire «bene-
dizioni» e praticare violente manipo-
lazioni sui corpi dei pazienti. I dolori,
gli spasmi e le crisi di vomito che ne
derivavano venivano poi spiegati co-
me segni della presenza di spiriti ma-
ligni. Ed era proprio in occasioni co-
me queste che, sempre secondo gli in-
vestigatori, l’uomo avrebbe molesta-
to sessualmente alcuni adepti.
Il procuratore di Forlì Maria Tere-
sa Cameli ha anche messo in eviden-
za la condizione particolare dei fre-
quentatori della casa: persone emoti-
vamente indebolite da lutti, malattie

o disagi psicologici, che in alcuni casi
hanno subito anche per diversi anni il
potere esercitato dal guaritore. All’a-
spetto «terapeutico» se ne univa un
altro pseudo-religioso, con sorte di
cerimonie che andavano in scena la
domenica, quando il pensionato ca-
deva in trance sostenendo di essere
in contatto con la Madonna e Padre
Pio. Infine, le raccomandazioni rivol-
te ai suoi seguaci di non sottoporsi a
cure o interventi chirurgici prescritti
dai medici, per osservare invece i
consigli e i rimedi consigliati da lui,
con tanto di diagnosi sulla presunta
natura dei malanni. Il caso era scop-
piato un anno fa con l’ammonizione
canonica del tribunale ecclesiastico
contro i «misteriosi riti esoterici»
compiuti nella casa di Guerrini. È
partita l’indagine condotta dalla po-
lizia e sono arrivate testimonianze
avvalorate poi da intercettazioni te-
lefoniche e ambientali, compresi al-
cuni video, fino alla decisione del
gip di procedere al sequestro della
casa di via Bacilina richiesto dal pm
Lucia Spirito ed eseguito dalla squa-
dra mobile di Forlì. —
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7N

LA GIORNATA

IN SETTE NOTIZIE

S

equestro, ritorno forzato,
torture e intimidazioni.
Sono le accuse che arriva-
no dall’Alta corte britan-
nica nei confronti dell’e-
miro Mohammed bin Rashid
al-Maktoum, il sovrano di Dubai.
Fatti denunciati dall’ex moglie, la
principessa Haya bint al-Hussein,
ma che adesso il tribunale di Lon-
dra ha trasformato in una serie di
giudizi ufficiali. Il caso è comincia-
to otto mesi fa nella capitale britan-
nica, in difesa della 45ernne princi-
pessa, figlia del defunto re Hus-
sein, fuggita dall’emirato l’anno
scorso assieme ai figli e che ha di-
chiarato di sentirsi «in pericolo di
vita».
Al-Maktoum, 70 anni, ha cerca-
to di fermare il processo, o quanto
meno di non renderlo pubblico,
ma i suoi appelli sono stati rigettati
dalla corte che lo ha giudicato
«non aperto né onesto». Il sovrano
ha reagito alla pubblicazioni dei
giudizi con una dichiarazione: «Co-
me capo del governo – ha spiegato


  • non sono stato in grado di parteci-
    pare al processo. Il che ha compor-
    tato un giudizio che inevitabilmen-
    te racconta soltanto una parte del-
    la storia».
    I magistrati londinesi hanno de-
    ciso alla fine di rendere noto il pare-
    re per ragioni «d’interesse pubbli-
    co». I giudizi non possono avere
    conseguenze penali per l’emiro, da-
    ta la sua immunità, ma intacca l’au-
    torità assoluta sui familiari (alme-
    no all'estero) e mette in forse i lega-
    mi con la Gran Bretagna, dove il so-
    vrano ha legami consolidati, risor-
    se e proprietà. Inclusa una scude-
    ria di cavalli da mille e una notte.


I giudici londinesi
Le testimonianze e i documenti
raccolti dal tribunale provano co-
me il signore di Dubai abbia dap-
prima imprigionato in una gabbia
dorata Haya, sua sesta moglie.
Quando la principesse è fuggita,
assieme ai figli minori, con la com-
plicità di un diplomatico tedesco e
di una guardia del corpo britanni-
ca, l’ha intimidita e minacciata,
con agenti incaricati di assediarla
nella lussuosa residenza blindata
londinese in cui si era asserraglia-
ta da aprile.
Il verdetto addebita ad Al-Makh-
toum, padre in totale di una venti-
na tra principi e principesse, an-
che di aver fatto rapire negli anni
passati due figlie maggiori avute
da un’altra moglie: Shamsa, che
nel 2000 aveva provato a sua vol-
ta a scappare in Inghilterra; Lati-
fa, fuggita in ben due occasioni, la
seconda grazie all’aiuto d’uno
skipper francese, e ricatturata
nell’Oceano Indiano per essere ri-
condotta a viva forza in patria e
rinchiusa in uno stato di detenzio-
ne, equiparato dall’Alta Corte a
un regime di tortura. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

GIORDANO STABILE

IL CAIRO

EGITTO

Il ricercatore Zaky


trasferito


in un carcere


per “politici”


ASUNCIÓN

PARARAGUAY

Passaporto falso

Ronaldinho

fermato

alla frontiera

I


suoi famigliari sono andati ieri
mattina a trovarlo nel carcere
di Mansura, dov’era detenuto,
è hanno scoperto che Patrik Za-
ky, il ricercatore dell’universi-
tà di Bologna arrestato l’8 febbraio,
era stato «trasferito». Una brutta no-
tizia che è diventata pessima quan-
do uno dei suo avvocati, Hoda Na-
srallah, ha confermato che il 28en-
ne era stato portato al carcere di To-
ra al Cairo, la famigerata prigione
politica egiziana, al centro della re-
pressione ai tempi di Mubarak e for-

se ancor più sotto il governo del ge-
nerale Abdel Fatah al-Sisi. Questo
potrebbe voler dire che il suo caso è
diventato «politico» e potrebbe esse-
re trattato dai servizi di sicurezza,
con il rischio di torture.
Una circostanza confermata
dall’avvocato Nasrallah: «Non sap-
piamo perché è stato spostato ma è
chiaro che adesso è sotto la sicurez-
za dello Stato e che non dipende più
dalla procura di Mansura». Zaky, at-
tivista per i diritti umani e ricercato-
re in Studi di genere, è accusato di
aver diffuso informazioni dannose
per lo Stato egiziano attraverso la
sua pagina Facebook. Domani si do-
veva tenere l’udienza di conferma
della sua carcerazione, con cadenza
quindicinale, ma sarà con tutta pro-
babilità spostata a domenica. I giudi-
ci potrebbero anche dare chiarimen-
ti sulla sua posizione e il perché del
trasferimento.
Sarà anche importante capire in
quale sezione del carcere di Tora si
trova, per capire la natura del proce-
dimento che lo aspetta. Tutto fa pre-
sagire un irrigidimento degli appara-
ti di sicurezza nonostante la campa-

gna di solidarietà condotta in Italia
in suo favore. Il suo caso è stato acco-
stato a quello del ricercatore italiano
Giulio Regeni, sequestrato, tortura-
to e ucciso nelle prigioni egiziane nel
gennaio del 2016. La famiglia di Pa-
trik sostiene che il ragazzo è già stato
torturato per estorcergli «informazio-
ni su genitori di Regeni». Anche in
questo senso il trasferimento a Tora
non promette nulla di buono.

Massima sicurezza
Il complesso carcerario di Tora com-
prende quattro prigioni, un ospeda-
le militare e un carcere di massima
sicurezza noto come Scorpion. «L’a-
la Scorpion» è stata definita dagli at-
tivisti dell’opposizione «una tom-
ba». È lì che vengono imprigionati
attivisti, giornalisti, intellettuali, op-
positori di ogni tipo. E «l’ala Scor-
pion» è stata al centro di sistema di
repressione nei confronti dei Fratel-
li musulmani dopo la deposizione
del presidente Mohammed Morsi,
che però si è allargata anche ai dissi-
denti laici e ai movimenti di difesa
dei lavoratori. GIO. STA. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’

ex campione del mondo
Ronaldinho è stato fer-
mato ad Asuncion accu-
sato di portare con sé
una carta d’identità e un
passaporto paraguaiano falsificati.
Bloccato con documenti falsi anche
suo fratello e manager Assis Mourei-
ra. Ronaldinho era arrivato mercole-
dì mattina in Paraguay per partecipa-
re a attività benefiche e iniziative
commerciale. Accolto come un eroe

all’aeroporto è riuscito inspiegabil-
mente a passare i controlli con il pas-
saporto falso e solo dieci ore dopo la
polizia ha fatto irruzione nella suite
dell’albergo dove era alloggiato per
requisire i documenti.

La giustificazione
Agli inquirenti avrebbe spiegato di
aver ricevuto il passaporto paraguaia-
no «a mo’ di regalo» appena sbarcato
dall’aereo proveniente dal Brasile da
Wilson Sousa Lima, un faccendiere
brasiliano che è stato arrestato ieri. Il
numero sui documenti è valido, ma
gli stessi appartengono a due donne
pare estranee ai fatti. Ronaldinho
non ha mai iniziato l’iter per chiedere
la residenza né tantomeno la cittadi-
nanza paraguaiana; gli inquirenti so-
no sorpresi dalla grossolanità della
truffa commessa visto la notorietà
del personaggio. Il direttore della po-
lizia migratoria ha detto di aver avvi-
sato il ministro dell’interno della si-
tuazione non appena Ronaldinho ha
lasciato l’aeroporto. Si tratta dell’en-
nesimo guaio giudiziario per l’ex at-
taccante di Barcellona e Milan, che in
patria è stato condannato a pagare

una multa di due milioni di euro per
danni ambientali a causa di una co-
struzione abusiva sul lago che circon-
da la sua mansione a Porto Alegre. A
causa di questa condanna gli era sta-
to ritirato il passaporto nel 2015.
Ai brasiliani, però, basta la carta d’i-
dentità per andare in Paraguay e an-
che per questo non si capisce la ragio-
ne del documento falso. Un ruolo im-
portante in questa vicenda potrebbe
averlo Dalia Lopez, una politica loca-
le che ha organizzato il viaggio ad
Asuncion e che presiede una fonda-
zione di beneficenza che avrebbe
ospitato la comparsata del calciato-
re. L’episodio mette in imbarazzo an-
che il governo brasiliano: cinque me-
si fa il presidente Bolsonaro ha nomi-
nato «Dinho» ambasciatore del turi-
smo in Brasile nel mondo. «Non c’è bi-
sogno che viaggi – aveva detto Bolso-
naro riferendosi al passaporto brasi-
liano confiscato – basta che ci aiuti
con i suoi follower sui social media».
Ronaldinho adesso dovrà restare in
Paraguay per rispondere all’accusa
di falsificazione di documento e in-
gresso irregolare. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Opec nella sua storia ha avuto delle violente
oscillazioni di potere: in certi momenti (come
le due crisi energetiche del 1973 e 1979) è
sembrato che i destini del mondo fossero or-
mai in mano agli esportatori di petrolio federa-
ti da questa organizzazione; in altri, la sensa-

zione è stata di quasi irrilevanza. L’Opec rap-
presenta una quindicina di Paesi, soprattutto
mediorientali, guidati dall’Arabia Saudita, e la
sua attività istituzionale consiste nel regolare
la produzione per garantire prezzi del barile
medio-alti, che soddisfino gli esportatori ma
siano sostenibili dai consumatori, senza gran-

di strappi in alto o in basso. Questo però ha
funzionato di rado. Ora l’Opec cerca di aumen-
tare la sua efficacia con la formula «Opec+»
che ingloba (informalmente) altri Paesi espor-
tatori, a partire dalla Russia; ma trovare accor-
di per tagliare la produzione, e farli rispettare,
si rivela difficile. —

La parola del giorno

Opec

L’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio

LUIGI GRASSIA

EMILIANO GUANELLA

Ventidue feriti, uno grave, il macchinista:
un TGV, il gioiello dell'alta velocità francese,
ha deragliato ieri mattina all'altezza di Inge-
nheim, una trentina di chilometri da Stra-
sburgo. Era diretto a Parigi e aveva a bordo
348 passeggeri. Responsabile dell’inciden-
te - con la motrice sbalzata fuori dai binari -
è stato quasi certamente uno smottamen-
to del terreno. A cavarsela peggio di tutti è
stato il macchinista, che ha riportato gravi
lesioni al torace ed è ricoverato in gravi con-
dizioni, ma senza prognosi riservata, secon-
do quanto riferito da Dominique Schuffe-
necker, la prefetto del Basso Reno. Fra i pas-
seggeri, 22 feriti, tutti medicati e tornati a
casa tranne 4, per i quali si è reso necessa-
rio il ricovero. Al momento del deragliamen-
to, il treno correva a 270 chilometri orari.
"Lo scontro è stato violentissimo, ci siamo
aggrappati ai tavolini per non essere cata-
pultati in avanti" ha raccontato una passeg-
gera intervistata dai media francesi. —

REUTERS/PASCAL ROSSIGNOL

EDOARDO IZZO

DOMENICO AGASSO JR

PARIGI

FRANCIA

Deraglia un Tgv

vicino Strasburgo:

venti feriti, grave

il macchinista

FRANCO GIUBILEI

16 LASTAMPAVENERDÌ^6 MARZO 2020

7N
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