La Stampa - 06.03.2020

(Marcin) #1
.

Non soltanto la mimosa

Tutti i fiori sono “donna”

GIULIA ZONCA

D


entro le folle foto-
grafate da Massimo
Vitali non ci si è mai
sentiti stretti. Le
spiagge affollate, i concerti
oceanici, le piazze strapiene
di turisti, le eclissi a naso in su,
tutti nello stesso posto allo
stesso momento. E tutti con
una propria identità pure nel-
la massa.
«Costellazioni umane», in
mostra al museo Fico ci sbatte
in faccia quello che oggi non
possiamo fare ma nei giorni
della distanza sicurezza in
realtà fa bene guardare assem-
bramenti leciti, felici, rilassa-
ti. Estati colorate di corpi in va-
canza e serate dense di musi-
ca. Viste così fanno sembrare
pure il sovraffollamento pia-
cevole, ma quello non dipen-
de dalla nostalgia da incontri
ravvicinati, piuttosto dal ta-
lento dell’artista. È bello vede-
re il singolo in mezzo ai tanti e
negli scatti di Vitali le persone
si riconoscono anche se nessu-
no è protagonista. Il diverti-
mento esce dalla collettività
riunita eppure ognuno conser-
va il proprio stile, le persone
non si confondono, si aggiun-
gono e restano uniche persi-
no se appiccicate.

Brivido del proibito
Adesso dare un’occhiata a
questa carrellata di raduni è
poacevole. L’ora di punta al
mare o l’air show visto dalla
sdraio di Viareggio, il Kappa
Future Festival al Parco Dora

di Torino e l’ultimo dei lavori
firmati dal fotografo: il Jova
Beach Party, una adunata.
In migliaia insieme mentre
oggi gli stadi sono a porte chiu-
se e la gente non sa nemmeno
come riuscire a prendere un
tram perché lì è difficile rispet-
tare le regole di ingaggio. Non
c’è spazio.
Le immagini al museo Fico
hanno quasi il brivido del proi-
bito, sanno di incontri segreti
anche se sono alla luce del so-
le: il piacere del luogo, del cal-
do, avvolge il gruppo e ognu-
no si sente così felice per con-
to proprio da apprezzare il
momento decisamente non
esclusivo. In questi giorni il fa-
scino dell’isola deserta lonta-
no da qualsiasi simile ha per-
so attrattiva. Oggi bisogna
contarsi prima di andare ace-
na, va capito se il numero è sot-
to la soglia della mancata re-
sponsabilità.

Le «Costellazioni umane»
tolgono ogni ansia. Al centro
del corridoio c’è la famiglia
che occupa ogni centimetro
del telo mare, sei persone sul-
la sabbia con il gioco da tavola
parcheggiato tra i sassi e le car-
te in mano. Non sembra man-
care spazio in quell’assenza di
distanza. Poi, le magliette
bianche che si fanno notare in
mezzo a centinaia di schiene
nude, i ragazzi che occupano
il proprio metro quadro di feli-
cità mentre il gruppo di appog-
gio alla grande star fa scattare
la massa in piedi. Si passa dal
bivacco allo spettacolo in un
solo movimento, ma anche in
questo caso i dettagli defini-
scono le differenze.

Il gusto del divertimento
Il gruppo non nasconde gesti
di complicità o di romantici-
smo, c’è un benessere così
semplice che sembra di poter-
lo toccare. E ci sono quelli in
cravatta vicino a quelli in bra-
ghette, tutto un mondo di pos-
sibilità, gusti inconciliabili cat-
turati in un bizzarro e casuale
attimo di condivisione. È sano
che in questa folla nessuno si
somigli eppure non ci sia al-
cun bisogno di prendere le di-
stanze. Agli uomini e alle don-
ne dentro le foto di Vitali non
piacerebbe certo stare sem-
pre tra la gente, ma sono con-
tenti di essere lì, in mezzo agli
altri. È la beatitudine della
normalità che ora ci manca.
Vederla da vicino, ricorda che
vale la pena fare qualche sfor-
zo per tornare al più presto lì.
Alla leggerezza. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’

8 marzo è la
giornata inter-
nazionale della
donna. Ma cosa
significa e perché poi una
giornata soltanto e non
ogni singolo giorno
dell’anno?
Un sorriso, un bisbiglio,
la voce delicata e suaden-
te che ti coccola l’anima e
ti accarezza il cuore; e an-
cora, l’affidabilità, il co-
raggio, la capacità decisio-
nale, l’intraprendenza e
la responsabilità, il ma-
gnetismo, la seduzione.

Potrei davvero non fer-
marmi più nel lungo elen-
co di aspetti e caratteristi-
che che ogni giorno abbia-
mo modo di riscontrare
nelle donne che incontria-
mo, che frequentiamo,
che amiamo.
Persino la natura è don-
na e, secondo la concezio-
ne antica di molti popoli,
già la stessa Terra, madre
di tutte le formi viventi,
veniva rappresentata con
il corpo di una dea, di-
spensatrice di prosperità,
di energia e di vita.

E allora parliamo dell’u-
niverso femminile e della
natura, quest’oggi, più
che mai, parliamo di don-
ne e di fiori.
La Mimosa, si sa, è l’em-
blema floreale della don-
na, simbolo di forza, auto-
nomia e femminilità, ma
esistono anche altre pian-
te che vengono dedicate
alla donna, per non parla-
re, poi, dei fiori. L’Azalea
e la Camellia, ad esem-
pio, hanno fiori forti e de-
licati che immediatamen-
te ci riconducono alla
donna.
La Melissa ha profumi
dolci e agrumati partico-
larmente femminili, l’A-
chillea e la Lavanda, mol-
to semplicemente, sono
donna; Margherita e Ca-

momilla sono rasserenan-
ti come solo la donna sa
essere; la passiflora è se-
ducente come la donna, e
anche la Peonia, la Calla,
e la Rosa, madre di tutti i
fiori, raggruppano e inter-
pretano, con forme, colo-
ri e profumi, la bellezza
perfetta della donna. La
primordiale Felce è don-
na e anche le Orchidee tut-
te, lo sono eccome.
Fu una donna per prima
ad essere attratta dal frut-
to di un albero, nel Paradi-
so terrestre, si chiamava
Eva e fu l’inizio di tutto. E
a volervi parlare di alberi,
come non ricordare la Be-
tulla, albero dall’aspetto
apparentemente fragile,
con fronde sinuose e sotti-
li e foglie capaci di suona-

re al vento e della quale sa-
rebbe impossibile immagi-
narne l’assenza in un bo-
sco che si rispetti.
È difficile anche per il
bosco rinunciare alla bel-
lezza incantata e femmini-
le di una corteccia bianca
di Betulla, magari riunita
in gruppo, simpaticamen-
te ciarliero e ridanciano.
In conclusione, cari uo-
mini, ricordiamoci tutto
questo ogni giorno, e ogni
giorno festeggiamo la
donna con la gentilezza e
la cortesia, e con tutti i fio-
ri che conosciamo, riuniti
tutti assieme, in un gran-
de e colorato mazzo, co-
me si conviene ad una Re-
gina, o meglio ancora, a
una Dea. —
Il cantautore Fractae © RIPRODUZIONE RISERVATA

PAOLO FERRARI
Da qualche ora il nuovo sin-
golo del cantautore torinese
Fractae, intitolato «Wasa-
bi», è stato inserito da Spoti-
fy nella playlist «scuola in-
die», con cui la piattaforma
musicale più frequentata
del mondo propone quelli
che reputa i nuovi talenti ita-
liani più interessanti. Una
buona notizia per Paolo Ca-
ruccio, 28 anni, autore per
adesso soltanto di singoli:
«A un album penserò quan-

do mi sembrerà di avere rag-
giunto la necessaria maturi-
tà artistica, di sicuro non sa-
rà un problema di costi, fac-
cio tutto da solo con il mio
computer», spiega con reali-
smo il giovane artista ibrido,
sospeso tra analogico e digi-
tale, vintage e futurismo.
Un ragazzo molto legato al-
la città, cui ha dedicato il sin-
golo «Torino è una droga»,
con videoclip ambientato tra
i Murazzi e Vanchiglia: «Vole-
vamo realizzare un video

street, a costo zero, e la scelta
dei luoghi ci è venuta natura-
le, è uno spaccato dei club e
della movida che frequento
abitualmente». Fractae si sve-
la anche così, con uno scor-
cio di piazza Vittorio o con
una citazione. Come quella
in cui l’ascoltatore inciampa
nel brano «Autovelox», quan-
do la foto per la relativa mul-
ta scatta mentre la coppia in
auto sta ascoltando una can-
zone dei Prodigy: «Sì, è un
modo per rendere omaggio

alla musica con cui sono cre-
sciuto, quella alternativa de-
gli Anni ’90. Rock e grunge,
con i Nirvana in testa, ma pu-
re le botte elettro funk di gen-
te come i Prodigy. Anche il
mio nome d’arte arriva da lì,
erano i tempi in cui si affer-
mava il procedimento di co-
struzione di musica originale
partendo dai frammenti di
quella che già esisteva. “Frac-
ta” in latino vuol dire per
l’appunto frammenti, la “e”
finale l’ho aggiunta io perso-
nalizzare la parola». Destina-
ta a diffondersi, anche gra-
zie a «Wasabi»: «Ho spento
qualche synth, massacrato
le parti di chitarra e ho cerca-
to un suono di batteria piut-
tosto tamarro».
In tempi difficili per la mu-
sica dal vivo Paolo guarda co-

munque avanti, dopo aver
già ben figurato su palchi di
prestigio come quelli dell’A-
polide Festival, del Rock In
Roma e dell’Alcatraz di Mila-
no: «Nel formato live sono
passato attraverso diverse fa-
si e ora sto tornando all’essen-
ziale, cerco di mettere le can-
zoni a nudo eseguendole da
solo con piano o chitarra. Ma
non immaginatevi un mene-
strello, la chitarra è elettrica
e rumorosa, proprio non mi
ci vedrei a fare il cantastorie
classico, e infatti mi cimento
anche con i dj set. Se potessi
scegliere un festival torine-
se? Beh, tanto vale spararla
grossa, concerto al TOdays e
after party a Club To Club».
Per ora c’è il Jazz Club, con li-
ve il 21 aprile. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

ADRIANA RICCOMAGNO

U

n andirivieni di gen-
te di tutti i tipi, di ori-
gini e lingue diver-
se: come un porto,
però senza il mare. È Porta Pa-
lazzo, col mercato all’aperto
più grande d’Europa, con la
Scuola Holden e il Sermig; ba-
sta cambiare una lettera ed ec-
co il titolo di un libro, appun-
to, «Porto Palazzo», pubblica-
to dalla torinese SuiGeneris
Edizioni. Prima uscita pubbli-
ca stasera, alle 21, nel rispetto
delle indicazioni contro la dif-
fusione del virus: ritrovo alla
libreria del Golem e passeggia-
ta verso piazza della Repubbli-
ca e Porta Palazzo, tra parole e
canzoni, con l’autrice, Amaril-
li Varesio, una giovane donna
che ha scelto Torino per viver-
ci. «Sono nata a Moncalieri,
poi la mia famiglia si è trasferi-
ta in campagna, nel Monferra-
to, e, quando avevo 8 anni, in
Sicilia: una migrazione al con-
trario. A 17 anni ho fatto un’e-
sperienza di scambio all’este-
ro, prima di venire qui per stu-
diare: Scienze dell’educazio-
ne, due anni alla Holden e ora
la laurea magistrale in Antro-
pologia».
L’amore per Porta Palazzo è
nato nel periodo della Hol-
den: «Ci passavo sempre per
andare a lezione, ma soprat-
tutto ogni sabato andavo a
suonare al Balon». La musica
è l’altra passione di Varesio,
che a ogni racconto ha affian-
cato una canzone. «Suono la
chitarra e canto da quando
avevo 12 anni: è nella veste di
artista di strada che mi sono
immersa in Porta Palazzo. È
stato un modo per entrare in
contatto con persone con cui
magari non avrei mai avuto oc-
casione di parlare: si fermava-
no, rimanevano, a volte nasce-
va un rapporto».
Uno, tra gli altri: «Non di-
mentico il bambino che inizial-
mente si avvicinava e guarda-

va con curiosità la custodia del-
la chitarra con le monete che
avevo raccolto suonando. Ho
iniziato a dargli piccole percus-
sioni da suonare o un foglio su
cui disegnare, così a volte pas-
savamo tutto il pomeriggio in-
sieme. Abbiamo interagito in
maniera semplice e sponta-
nea, e alla fine non chiedeva
più i soldi, perché sapeva che
non glieli avrei dati, ma veniva
lo stesso».
Sguardi, voci, frammenti
del «golfo» di Torino che han-
no ispirato i racconti. «Porta
Palazzo è un caleidoscopio di
facce, modi di fare, lingue.
Questa realtà mi si è presenta-
ta sin da subito come il mondo
dell’integrazione che una per-
sona potrebbe sognare: i miei
personaggi vengono da Cina,
Marocco, Siria, Portogallo, So-
malia, Bosnia, Turchia, Burki-

na Faso, Egitto e Italia». Due
gli elementi che accompagna-
no le storie: l’acqua, simbolo
della voglia di viaggiare e rom-
pere i legami, e la terra, che
rappresenta la necessità di
mettere radici. I protagonisti
dei racconti e dei brani del di-
sco allegato si muovono tra fe-
licità e disagi del contempora-
neo: gli unici punti i comune,
le piazze, le strade, il quartie-
re, e il desiderio di seguire il
proprio percorso di vita.
Come fa Amarilli, che già
pensa ad altri paesaggi: «Vor-
rei diventare una scrittrice. A
gennaio dovrebbe uscire un li-
bro sul mio viaggio in Amazzo-
nia. Continuo a cercare storie,
soprattutto di migrazione, per-
ché le sento giuste da racconta-
re per invitare le persone ad
aprire la mente e il cuore». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il libro e il disco di Amarilli Varesio sono dedicate a Porta Palazzo

Storie del porto senza mare


“Racconto le migrazioni”


STROPICCIATO
COME UN
PAPAVERO

AMARILLI VARESIO
ARTISTA

DAVID
ZONTA

LA STORIA

45.000
Le persone al Jova
Beach Party di Lignano
ultimo lavoro di Vitali
presente in mostra

LA STORIA

Al Museo Fico la mostra di Massimo Vitali, fino al 5 luglio

Musei aperti. Lì si possono rispettare le regole anti assembramento

“Costellazioni umane”


A un cm di distanza:


tutti insieme


almeno in fotografia


paolo caruccio nella playlist di spotify

Fractae, il cantautore torinese

conquista la “scuola indie” con Wasabi

REPORTERS

Vorrei diventare
una vera scrittrice.
In programma
ho un libro sul mio
viaggio in Amazzonia

1
Un metro di distanza
dagli altri va tenuto
durante l’emergenza
coronavirus

Un’immagine dall’alto di Porta Palazzo

48 LASTAMPA VENERDÌ 6MARZO 2020

SOCIETÀ, CULTURA& SPETTACOLI

T1 PR
Free download pdf