La Stampa - 11.03.2020

(Ben Green) #1

CLAIRE BAL


S


ono passati dieci
giorni, ma sembra
un’era geologica.
Dall’annuncio
dell’annullamento
del Salone di Gine-
vra, l’ultimo venerdì di febbra-
io, le restrizioni adottate dal go-
verno per contenere l’epide-
mia di coronavirus hanno cam-
biato la nostra percezione del
mondo. Nel clima del decreto
«Io resto a casa», con le scuole
chiuse e il divieto di muoversi
dal proprio comune di residen-
za, sembra meno surreale an-
che lo stop a un evento che si è

svolto ininterrottamente dal
1947 al 2019, radunando ogni
anno centinaia di migliaia di vi-
sitatori dal mondo.
Il 28 febbraio scorso, però, vi-
vevamo in un’Europa diversa.
La decisione del consiglio fede-
rale svizzero di vietare ogni ma-
nifestazione che radunasse più
di mille persone aveva sorpre-
so molti. Se non il pubblico ita-
liano, che già fiutava l’aria, cer-
tamente le Case automobilisti-
che straniere, soprattutto quel-
le basate in aree ancora immu-
ni dal contagio.
Così negli uffici di Monaco,
Stoccarda, Parigi e Torino è ini-

ziato un weekend bollente per
trasformare le presentazioni
delle anteprime di Ginevra in
dirette streaming dalle sedi
aziendali. Bmw, per esempio,
ha battezzato il collegamento
dal suo centro stile bavarese
«Geneva @home», Ginevra a
casa. L’impressione di essere in
un salotto domestico l’ha tra-
smessa anche Mercedes, con
tanto di divano e caraffa di suc-
co d’arancia inquadrata in pri-
mo piano. Audi, invece, ha scel-
to di condurre i giornalisti colle-
gati in video in giro per la sua se-
de di Ingolstand. E se qualcuno
ha preferito ripiegare su una so-

luzione semplice, cioè pubbli-
care on line comunicati stampa
e fotografie, altri sono riusciti a
organizzare interviste e tavole
rotonde telefoniche. E persino
un evento “vero”, anche se de-
stinato a un ristretto numero di
giornalisti italiani: è il caso di
Fiat, che per il lancio della 500
ha scelto una «zona rossa», il
centro di Milano, simbolo
dell’emergenza e della voglia
di uscirne.

L’emozione del contatto
Le Case e gli addetti ai lavori si
chiedono da tempo, invogliati
dal risparmio di tempo e di de-

naro, se una serie di teleconfe-
renze possa sostituire il circo
dei viaggi, degli accrediti, delle
interviste, delle camminate fra
gli stand. Ora che l’abbiamo te-
stato in prima persone, possia-
mo rispondere: solo parzial-
mente, secondo noi. Le novità
di Ginevra erano tante e di pe-
so, e ve le raccontiamo in que-
ste pagine. Ma la presentazio-
ne in streaming non vale un Sa-
lone fisico: meno informazio-
ni, meno emozioni. L’automo-
bile si vede solo dall’inquadra-
tura scelta dal regista, non si
percepiscono dimensioni, qua-
lità dei materiali, ergonomia

dei comandi. È tutto asettico.
Mancano il confronto, le indi-
screzioni, le chiacchiere. La no-
stra non è una bocciatura, sia
chiaro: il Salone virtuale è un’e-
sperienza che si può replicare.
Può affiancare, ma non sostitui-
re, il contatto con il prodotto
reale. Vale per la stampa e vale
per il pubblico. L’automobile è
un oggetto complesso che va vi-
sto, provato e interpretato. An-
che perché non finisce nelle ma-
ni del cliente in formato digita-
le. Se il primo Salone virtuale ci
ha insegnato qualcosa, è che i
Saloni hanno ancora senso. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

GRANDI EVENTI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS


Il Salone virtuale

Le novità di Ginevra

sbarcano on line

AFP


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